Cos’ha in serbo il futuro per Novak Djokovic?

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Il 2024 di Novak Djokovic non è iniziato nel migliore dei modi, tant’è vero che afine aprile il n.1 del mondo non ha ancora vinto un titolo e nemmeno giocato una finale. Oltre al 2018, il cui avvio di stagione è stato contrassegnato da un’operazione al gomito destro, il serbo aveva vissuto una situazione simile soltanto nel 2022, quando non poté presentarsi in Australia a causa della tanto discussa esenzione dal vicino Covid-19. Quest’anno, però, Djokovic non è stato vittima di problemi fisici – ad eccezione di un piccolo problema al polso durante la United Cup – o extracampo, ma ha dovuto alzare bandiera bianca contro Alex De Minaur, Jannik Sinner, Luca Nardi e Casper Ruud.

Il 26/01/2024, dopo 2195 giorni, Jannik Sinner ha interrotto l’imbattibilità di Djokovic all’Australian Open.

Una situazione a cui, come detto, il 24 volte campione Slam non è abituato. Nole ad inizio stagione era infatti unanimamente considerato l’uomo da battere, a tal punto da spingere alcuni critici a discutere l’eventuale possibilità del serbo di completare il Grande Slam d’oro. Sembra incredibile, dunque, che dopo pochi mesi la situazione sia drasticamente cambiata e Djokovic, agli occhi dei più, sia tornato umano. Questo fisiologico calo di rendimento, tipico di chi si sta avviando alle fasi finali della carriera, era in realtà impronosticabile soltanto fino alla vittoria alle ATP Finals e alla rocambolesca sconfitta in Coppa Davis a novembre. I 37 anni d’età iniziano inevitabilmente a bussare alla porta, soprattutto in una stagione in cui, tra gli altri impegni, c’è un triplo cambio di superficie per via delle Olimpiadi sulla terra battuta di Parigi.

Riavvolgendo il nastro e confrontando i risultati ottenuti dal serbo nel 2024 con quelli dell’ultimo lustro, però, appare “solo” una differenza sostanziale: il (non) trionfo di Melbourne. Calcolando i punti ottenuti da Djokovic da febbraio ad aprile, quindi dal post-Australia fino a Madrid, si vede ad occhio nudo che la differenza con gli ultimi anni non è per nulla abissale.

  • 2019*: 1315 punti (cinque tornei giocati)
    considerato al posto del 2020 per via delle modifiche al calendario legate alla pandemia Covid-19
  • 2021: 180 punti (due tornei giocati)
  • 2022: 465 punti (quattro tornei giocati)
  • 2023: 315 punti (tre tornei giocati)
  • 2024*: 445 punti (due tornei giocati)
    punteggio adattato al format in vigore fino a dicembre 2023. 

Balza all’occhio che, durante periodo di transizione tra l’Australian Open e il Roland Garros, Djokovic ha accumulato soltanto 20 punti in meno del 2022, la sua seconda miglior stagione tra le ultime cinque, in cui, però, ha giocato due tornei in più. Sul rosso, superficie che a Nole ha spesso riservato qualche grattacapo nelle prime uscite, è addirittura una delle migliori partenze dal 2015. Si tratta sempre di cifre modeste, a testimonianza del fatto che, da qualche anno a questa parte, il periodo tra febbraio ed aprile è avaro di soddisfazioni per Djokovic, la cui programmazione stagionale ruota attorno ai quattro tornei del Grande Slam. Fino a questo momento, quindi, la grande differenza non è rappresentata dalla prematura sconfitta ad Indian Wells o dal doppio fallo su matchpoint in semifinale a Montecarlo, ma dai 1200 punti che il serbo non ha saputo conquistare a Melbourne. Appare così evidente che il trionfo australiano di Sinner ha impattato numericamente e psicologicamente sui primi mesi del 2024.

In un’intervista rilasciata a Sky Sport prima dell’inizio di stagione su terra europea, il serbo non si è nascosto e ha apertamente dichiarato:

“Voglio esprimere il mio miglior tennis nel blocco composto da Parigi, Wimbledon, Olimpiadi e US Open”

Una frase che non lascia spazio all’interpretazione. Qualsiasi altro torneo disputato in questi mesi non è altro che una preparazione ai quattro citati. Novak Djokovic vuole essere al massimo della condizione psico-fisica il 20/05, quando inizierà l’Open di Francia e andrà alla caccia del quarto successo al Roland Garros.

L’ultimo titolo Slam di Djokovic risale allo US Open 2023, ottenuto battendo in finale Daniil Medvedev.

Eppure nemmeno gli Slam sembrano il primo desiderio di Nole. Nel momento in cui dichiara che “la classifica non è più la mia priorità”, sostiene implicitamente di essere disposto a perdere il primo posto del ranking mondiale pur di andare all-in sull’oro olimpico. In quel torneo che gli ha inflitto alcune delle sconfitte più dolorose in carriera, tra tutte quella al primo turno di Rio de Janeiro nel 2016 contro Juan Martin del Porto, all’epoca numero n.141 della classifica ATP, Djokovic cerca l’unico titolo che gli manca nel palmares e che gli consentirebbe di diventare il solo tennista nella storia a vincere ogni singolo “Big Title” (Slam, ATP Finals, Masters 1000 ed Olimpiadi). A tal proposito, in Serbia si vocifera addirittura di un possibile ritiro dai Championships per evitare una doppia transizione tra terra battuta ed erba, che più volte ha riservato qualche grattacapo al tennista di Belgrado. Quest’ultima ipotesi sembra remota, soprattutto perché indirettamente smentita dal diretto interessato. 

Non cambia però che la settimana più importante del 2024 di Djokovic sarà quella dal 27 luglio al 4 agosto. Come confermato da lui stesso a Madrid in occasione della vittoria del quinto “Laureus World Sportsman of the Year” (“migliore atleta dell’anno) in carriera, altro record ottenuto a pari merito con Roger Federer, vuole migliorare il quarto posto ottenuto a Tokyo 2021 ed iscrivere il suo nome alla XXXIII edizione dei Giochi Olimpici:

“Il mio obiettivo più importante quest’anno è la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Parigi. Credo che sia possibile, se non ci credessi non giocherei. […]  Chissà se avrò ancora una possibilità del genere, voglio partecipare ai Giochi di Los Angeles nel 2028, ma non si sa mai cosa succederà”

L’improvvisa sconfitta 7-6 7-6 a Rio 2016 per mano di del Potro rappresenta uno dei momenti più dolorosi della carriera del serbo.

Poste queste premesse, dunque, non sarà possibile trarre un verdetto definitivo sulla stagione di Nole prima di settembre, termine dello US Open. Quando saranno stati archiviati i quattro tornei in cui Djokovic, da diversi anni, ha accumulato la maggior parte dei suoi punti, avremo un quadro più delineato sia nella classifica ufficiale sia nella Race verso Torino. Arrivati a quel punto si potrà dire con maggior certezza se il serbo si troverà di fronte ad un reale calo fisiologico o se potrà regalarsi ancora qualche stagione ad alto livello. 

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