L’Olimpia Milano è campione d’Italia per il terzo anno consecutivo: la squadra di coach Ettore Messina si è imposta nelle finals di LBA sulla Virtus Bologna guidata da Luca Banchi, il quale non è riuscito a traghettare la sponda bianconera del capoluogo emiliano al 17° scudetto della sua storia.
Non si può sottostimare il peso specifico del successo della compagine milanese; una squadra non si affermava per tre volte nel giro di altrettanti anni dai tempi della Mens Sana Siena, capace di disputare anche le final four di Eurolega nel suo periodo di gloria. Questo è il trionfo di un campione assoluto come Kyle Hines, probabilmente alla sua ultima stagione, al quale il capitano Nicoló Melli, autore di una gara 4 straordinaria, ha lasciato il privilegio di poter alzare il trofeo. Milano deve questo successo, in parte, alla smisurata classe di Shavon Shields, che è stato in grado di alzare il livello partita dopo partita nel corso di tutti i playoff, fino alla prestazione celestiale di gara 1; non si può trascurate colui che è stato nominato MVP delle finali, Nikola Mirotic, il quale, dopo aver giocato in maniera egregia durante la stagione regolare di Eurolega, ha saputo dare il contributo richiesto a un fuoriclasse di tale caratura anche durante i playoff di campionato. Non ha deluso nelle sue ultime apparizioni in maglia biancorossa il cestista del Virginia Devon Hall, ora sulla strada per Istanbul, sponda asiatica. Bisogna necessariamente rimarcare il fatto che si tratta del quarto campionato consecutivo vinto da Pippo Ricci, dal momento che fino al 2021 portava sul petto la V nera. Milano, dopo aver concluso la regular season al secondo posto della graduatoria, garantendo così il fattore campo a Bologna, ha alzato l’asticella nel corso dei playoff ed è stata in grado di proseguire il proprio percorso verso il titolo senza particolari intoppi, eccezion fatta per la prima preoccupante sconfitta con Trento, in occasione dei quarti di finali.
Nulla ha potuto la Virtus Bologna, che aveva iniziato la stagione in maniera sensazionale, ma anche complici alcune prestazioni sottotono dei propri veterani e del capitano Marco Belinelli, ha dovuto piegarsi per l’ennesima volta negli ultimi anni a Milano.
Il terzo titolo nazionale consecutivo, nonché 14° trofeo dell’era Armani, non può certamente mascherare l’ennesima stagione europea negativa di Milano, che, in virtù del budget e del roster costruito in estate, partiva in prima linea tra le pretendenti a vincere l’Eurolega; per il secondo anno di fila l’Olimpia non è stata mai in corsa per un posto nei playoff e per accedere alla post-season, e ha concluso la stagione regolare fuori dalle prime dieci posizioni. Già da novembre il percorso europeo di Milano sembrava destinato a concludersi fallimentarmente prima di quanto si auspicasse; Milano non è mai stata capace, nel corso di questa stagione, come del resto in quella passata, a esprimere un gioco all’altezza della situazione; ciononostante, a differenza di quanto avvenuto nelle altre società di spicco presenti nella competizione, la guida tecnica è rimasta la medesima e i ruoli immutati. Anche in questa circostanza tutti i fattori portano a pensare che si stia andando incontro a un altro importante potenziamento del roster, che porterebbe la squadra, almeno sulla carta, a un livello comparabile o addirittura maggiore, in alcuni casi, rispetto alle compagini spagnole, turche e greche; Messina, le cui idee non sono state compatibili con i meccanismi cestistici delle ultime annate, rimarrà verosimilmente a capo della panchina biancorossa. La stagione, nonostante lo scudetto, vinto contro una concorrenza tutt’altro che agguerrita caratterizzata dalla sola Virtus, peraltro in un momento calante, non può certo essere valutata positivamente e rappresenta un’altra delusione dell’era messiniana, iniziata nel migliore dei modi e proseguita peggio.
Foto: Olimpia Milano


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