Il 28 maggio 2023 in un Olimpico stracolmo la Lazio batte la Cremonese per 3-2 nell’ultima partita in casa dei biancocelesti, reduci da un grande campionato che li ha portati al secondo posto dietro ad un Napoli imprendibile. Durante la cerimonia di addio al calcio di Radu, Lotito promette grandi investimenti e la riconferma, nella stagione successiva, del posto in Champions. Oggi, alla fine del campionato 23/24, pare essere passati secoli da quella serata. Andiamo ad analizzare tutto ciò che ha portato alle delusioni in campionato, il conseguente addio di Sarri e l’arrivo di Tudor, oltre alle polemiche post campionato.
ADDII E ARRIVI
Per il mercato estivo iniziano già da giugno a circolare tanti, tantissimi nomi e c’è bisogno di fare un’osservazione: Igli Tare, storico direttore sportivo laziale (15 anni nel suo ruolo), lascia la società e il ruolo è affidato ad Angelo Fabiani. Sarri ha precise richieste: Berardi, Zielinski, Ricci e Sanabria. Spoiler, non arriverà nessuno dei quattro anzi, la Lazio inizia le operazioni di mercato in entrata relativamente tardi, con il primo a acquisto Castellanos arrivato a metà luglio. Ma è il mercato in uscita che porta più clamore: dopo otto anni, Milinkovic-Savic lascia la Lazio per approdare in Arabia Saudita, al’Al-Hilal. In entrata arrivano il già citato Castellanos, Kamada, con grande esperienza internazionale all’Eintracht Francoforte, Isaksen, protagonista della debacle biancoceleste contro il suo Midtijland, Rovella, autore di un buon campionato al Monza, Pellegrini, dopo che erano saltati Kerkez e Parisi, e infine quello che si rivelerà il migliore acquisto: Matèo Guendouzi.
FATICA
L’inizio di stagione è a due facce: in campionato fino alla sosta di ottobre la Lazio vince solo tre partite (colpo a Napoli poi Torino e Atalanta in casa) e totalizza 10 punti in sette partite, con le sconfitte clamorose contro Lecce e Genoa, mentre in Champions League sembra avere altre motivazioni e pareggia in casa contro l’Atletico (gol storico di Provedel) e vince, al 94′, in trasferta a Glasgow contro il Celtic su colpo di testa di Pedro. Dopo una piccola ripresa in Serie A tra ottobre e novembre, arriva un altro crollo: in Champions la Lazio conquista la qualificazione grazie alle vittorie all’Olimpico contro Feyenoord e Celtic, tutte e due con i gol di Immobile, che sembra risentire ormai dell’età soprattutto in campionato, ma in Serie A, dal 6 novembre al 22 dicembre, totalizza cinque punti in sette partite e perde punti a Salerno (sconfitta clamorosa per 2-1) e Verona. Poi, sfruttando il calendario favorevole, non perde in campionato per un mese e mezzo e in sei partite totalizza 16 punti.
ILLUSIONE E CROLLO
Il girone di ritorno inizia in ritardo per la Lazio, causa Supercoppa Italiana in Arabia: in semifinale i laziali vengono sbattuti fuori dal secco 3-0 dell’Inter. In Coppa Italia raggiunge la semifinale dopo aver battuto Genoa ma soprattutto la Roma ai quarti. Il mercato di gennaio? Deludente, molto deludente, con nessun acquisto ed un tentativo finale, andato male, per Kent.
La strada sembra tracciata e il mese di febbraio può dare motivazioni e possibilità in una stagione in cui è un miracolo rimanere in corsa per i quattro posti: Atalanta, Cagliari, Bologna, Torino e Fiorentina, squadre con cui servono punti visto che sono concorrenti per un posto in Europa. Risultato? Due vittorie e sconfitte contro Atalanta, Bologna e Fiorentina, che compromettono la corsa alla Champions, competizione dove arriva la massima illusione: nell’andata degli ottavi di finale la Lazio gioca una grande partita contro il Bayern e il rigore del suo capitano permette di ottenere una vittoria storica. Tre settimane dopo, all’Allianz Arena, i biancocelesti iniziano bene e hanno un’occasione clamorosa con colui che aveva sbloccato la gara dell’andata: cross al centro, Immobile sfiora solo il pallone e non riesca ad impattare per lo 0-1. La partita termina male, con un 3-0 secco rifilato da Kane e Müller, portando molti rimpianti in quel di Roma.
Il definitivo crollo però arriva quasi una settimana dopo: in casa contro l’Udinese la Lazio ha bisogno di una vittoria che in casa manca da due mesi e l’occasione sembra giusta. Dopo un primo tempo dominato, alla prima incursione Lucca sblocca il risultato, poi pareggio di Giannetti ma un tiro dal limite dell’area di Zarraga fa calare i fischi sull’Olimpico. Ciò che succederà nelle ore successive è surreale: nello spogliatoio Sarri cerca di dare una scossa ai giocatori, soprattutto ai senatori, ma non ricevendola decide di dimettersi. Termina così l’avventura di Sarri in biancoceleste, dopo tre anni da alti e bassi ma terminati in maniera indecorosa.
TUDOR, LA RISALITA E I MALUMORI
Iniziano i casting per l’allenatore e le opzioni sono due: ingaggiamo un allenatore ad interim fino alla fine della stagione, magari un ex giocatore della Lazio (si parlavano di Klose o Rocchi), oppure anticipare il tecnico per la prossima stagione, cosa che viene fatta prendendo Tudor, ex allenatore di Marsiglia e Verona.
L’esordio è ottimo, grazie alla vittoria al 93′ contro la Juventus con il gol di Marusic, mentre la semifinale di Coppa Italia a Torino contro i bianconeri arriva una sconfitta maturata nel secondo tempo. Arriva la sconfitta nel derby per 1-0, che lascerà strascichi nello spogliatoio, ma da lì i biancocelesti non perdono più e conquistano quattro vittorie e tre pareggi nelle successive sette gare, oltre alla vittoria inutile per 2-1 nel ritorno di Coppa Italia contro la Juventus e garantendosi un posto in Europa League non scontato.
Iniziano però i malumori, con il primo a manifestarli Luis Alberto che, dopo la partita vinta 4-1 contro la Salernitana, annuncia in diretta di volersene andare. Poi è la volta della questione del.rinnovo di Kamada, rigenerato dal nuovo allenatore ma una questione rinnovo che non si risolve e non si risolverà. Guendouzi poi condivide strascichi con Tudor già dai tempi di Marsiglia e c’è la situazione di chi è stato impiegato poco dell’allenatore. Proprio quest’ultimo non ha gradito il mancato rinnovo di Kamada (che andrà al Crystal Palace) e potrebbe dimettersi. Cosa succederà non lo sappiamo, ma la Lazio è una pentola pronta a scoppiare.



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