All’ATP 500 di Pechino Jannik Sinner gioca uno dei migliori tornei in carriera, batte Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev ed eguaglia la miglior classifica mai raggiunta da un tennista italiano. I maggiori miglioramenti si sono visti contro il russo, battuto per la prima volta al settimo tentativo.
VERSO LA FINALE
Per analizzare il cammino di Sinner verso la dodicesima finale da professionista è necessario scindere l’aspetto tecnico da quello fisico.
L’azzurro si presenta a Pechino pochi giorni prima dell’inizio del torneo con una forte influenza, aggravata dai crampi e da un problema alla coscia destra accusati al primo turno contro Daniel Evans. Preoccupa, però, il fatto che Sinner, anche dopo una netta vittoria 6-2 6-0 ottenuta contro il giapponese Nishioka, confessi in conferenza stampa di non sentirsi al meglio della condizione. Il giorno seguente, infatti, arriva addirittura a rigurgitare in campo nel corso del terzo set dei quarti di finale. Tuttavia, seppur soffrendo, raggiunge la semifinale, dove lo attende l’amico e rivale Carlos Alcaraz. Già sicuro di eguagliare il suo best ranking da n.6 al mondo, si appresta alla settima sfida contro il classe 2003 per approdare alla quinta finale stagionale. Nelle sei sfide precedenti si sono equamenti divisi tre vittorie tra Parigi, Wimbledon, Umago, New York, Indian Wells e Miami. In Cina Alcaraz parte bene e conduce 0-2 30-40, ma la reazione di Sinner non si fa attendere. Il nativo di San Candido annulla due palle del doppio break, recupera due volte il turno di servizio perso e vince il primo set grazie ad un tiebreak di ottimo livello. Jannik sfrutta l’onda dell’entusiasmo ottenendo, alla terza opportunità, un break in apertura di secondo parziale, che riesce a proteggere salvando cinque break point nei successivi due turni di battuta. In particolar modo la rimonta da 0-40 sul punteggio di 7-6 2-1 rappresenta lo spartiacque del match: da quel momento Sinner conquista 18 punti su 24 e vince quattro game consecutivi. Grazie al definitivo 7-6 6-1 elimina il n.2 al mondo e prenota un posto per la finale contro Daniil Medvedev.

COSÌ SINNER HA BATTUTO MEDVEDEV
Se gli H2H contro Carlos Alcaraz, in equilibrio sul 3-3, lasciavano ottimisti, lo stesso non si può dire dei precedenti confronti contro Medvedev. Nelle sei sfide giocate il russo aveva sempre battuto Sinner: a Marsiglia nel 2020 e 2021, alle Finals nel 2021, a Vienna nel 2022, e, nel 2023, in finale a Rotterdam e a Miami. Se è vero che in alcune occasioni Jannik non ha potuto affidarsi ad un grande stato di forma fisica – vedasi il match in Florida, dove ha dovuto chiamare medical timeout dopo mezz’ora di gioco – è altrettanto corretto sottolineare che Medvedev ha vinto 12 set su 15, di cui ben sette senza concedere più di due game. L’attuale n.3 al mondo si presenta dunque in finale in piena fiducia dopo lo splendido US Open e il successo in semifinale contro Alexander Zverev.
Una vittoria di Sinner sembra solo remota speranza, soprattutto considerando il pesante match-up tennistico a favore del moscovita. In queste ultime stagioni l’altoatesino sta cercando di evolvere il suo bagaglio tecnico, aggiungendo variazioni e cambi di ritmo all’eccellente gioco da fondo campo. Non c’è quindi da stupirsi se Medvedev, grazie alle sua innate abilità difensive, è in grado di ribattere colpo su colpo alle accelerazioni dell’azzurro, spesso costretto a dover sfondare un muro a tratti invalicabile. Proprio per questo motivo, come fatto più volte vedere da diversi giocatori quali Alcaraz, Djokovic e Tsitsipas, per poter sperare di intrappolare il russo è necessario accorciare gli scambi. Medvedev soffre il serve&volley a causa di una posizione estremamente arretrata in risposta, la quale lo costringe a colpire almeno cinque metri fuori dalla linea di fondo. Questo tallone d’Achille del campione dello US Open 2021 viene ulteriormente amplificato se il servizio (soprattutto da destra per un destrimano) presenta una traiettoria esterna, la quale mette Daniil nella condizione di doversi allontanare ulteriormente dal campo e lasciare completamente scoperto l’angolo opposto. Così facendo il battitore, dopo aver servito, non solo ha tempo per avvicinarsi notevolmente a rete, ma ha anche un’alta probabilità di giocare una voleé agevole sfruttando lo spazio libero dalla parte opposta. Lo stesso Medvedev, dopo aver perso la finale a Flushing Meadows di inizio settembre contro Djokovic, ha dichiarato:
“Mi ha battuto grazie al serve&volley”
Medvedev confessa di soffrire il serve&volley dopo la finale dello US Open 2023.
Un’altra soluzione indispensabile per disinnescare il russo sono gli attacchi a rete. Il piano di gioco di Medvedev si basa su scambi lunghi, intensi e fisici. Il suo avversario è costretto a correre diversi – e ripetuti – rischi per ottenere un solo “15”, poichè (come scritto in precedenza) le eccellenti qualità difensive di Daniil gli consentono di rimettere in equilibrio punti che sembravano prossimi al termine. Accade spesso che il suo coach, Gilles Cervara, si sfreghi le mani perchè il suo allievo non solo ha vinto il punto, ma il giocatore dall’altra parte della rete potrebbe aver accusato anche un contraccolpo psicologico. Non sono rari i casi di tennisti che contro Medvedev perdono lucidità e faticano ad accettare l’esito di questi scambi. Uno degli esempi più recenti è quello di Lorenzo Musetti, che pochi mesi fa si è arreso al russo due volte in due settimane ai Masters 1000 di Toronto e Cincinnati. Soprattutto in Ohio ha ben presto iniziato ad innervosirsi, imprecare e colpire di pura frustrazione, cedendo il passo con uno schiacciante 6-3 6-2. Giocando contro “Octopus”, il quale non vanta una grande potenza nei colpi a rimbalzo, è indispensabile trasformare l’azione da difensiva ad offensiva quanto prima, prendendo in mano il gioco e dirigendosi al più presto nei pressi della rete, anche a costo di subire un non improbabile passante.
Nel corso della finale Sinner è riuscito a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle e consequenzialmente a sconfiggere per la prima volta in carriera il russo. Il punteggio conclusivo 7-6 7-6 riassume gli schemi tecnico-tattici descritti in precedenza. A tal proposito Jannik è sceso a rete 33 volte in 2h3’, statistica assolutamente impressionante se paragonata alle 20 discese in 2h50’ di gioco contro Evans o alle 24 in 2h31’ contro Dimitrov. Sinner ha giocato tutti i punti nel modo corretto, accettando l’errore e rimanendo sempre fedele al suo piano tennistico. Anche nei momenti complicati, come il grave smash sbagliato sul 4-3 30-40 del primo set, non si è disunito ed ha azzerato quanto successo. Oltre a ciò ha espresso un incredibile livello sia con il dritto sia con il rovescio, tanto da mettere a segno ben 29 vincenti a fronte di 13 gratuiti. L’azzurro si è anche aiutato con delle ottime percentuali al servizio, che contro i grandi ribattitori sono di vitale importanza: 68% di prime palle in campo, 82% di punti vinti con la prima e 71% (!) con la seconda. Non è assolutamente un caso che nel secondo set abbia perso appena tre punti alla battuta, terminando con 20/21 con la prima e 8/10 con la seconda.

I NUOVI RECORD DEL TENNIS ITALIANO
Il successo di Pechino rappresenta il nono torneo vinto in carriera da Sinner, il terzo nel 2023 dopo l’ATP 250 di Montpellier e il Masters 1000 di Toronto. Con questo risultato Jannik diventa il secondo giocatore italiano col maggior numero di titoli conquistati a pari merito con Fabio Fognini, appena dietro i 10 di Adriano Panatta. È inoltre il secondo tennista tricolore a vincere tre tornei nella stessa stagione, precedendo il suo stesso primato risalente al 2021 grazie ai trionfi a Melbourne 1, Washington, Sofia e Anversa. Battendo Alcaraz e Medvedev, Sinner sale anche a 15 vittorie contro top 10 in carriera e sei in stagione, eliminando per la prima volta due giocatori tra i primi cinque del ranking nello stesso torneo. Conquista invece il quarto successo ai danni di un top 3 e il quinto verso un top 5, contro i quali ha elevato il suo rendimento passando dall’1-15 fino a fine 2022 al 4-3 del 2023. Nel corso del torneo ha superato le 45 vittorie stagionali, affermandosi come unico tennista azzurro della storia in grado di raggiungere questo traguardo in tre annate diverse (2021, 2022, 2023).
Per quanto riguarda la Race, Sinner conferma e protegge la quarta posizione. I 500 punti ottenuti in Cina gli consentono di allungare su Rublev, Tsitsipas e Zverev, lontani rispettivamente 1180, 1285 e 1450 punti. La qualificazione aritmetica alle ATP Finals potrebbe arrivare già a Shanghai, dove Jannik dovrà passare dai 4865 punti attuali ai 5090 che oggi rappresentano la soglia minima.
Le novità più importanti, però, si vedono nella classifica ufficiale. Il titolo consente a Sinner di migliorare il suo best ranking e di salire al quarto posto, miglior posizione mai raggiunta da un tennista del Bel Paese da quando esiste il ranking computerizzato (1973), in condivisione con Adriano Panatta il 24 agosto 1976. Oltre a Nicola Pietrangeli – salito fino al terzo posto nel 1959, ma non considerato perchè facente parte di una classifica stilata soltanto da un gruppo di giornalisti, tra cui Lance Tingay – mai nessun’altro azzurro è riuscito ad entrare in top 5, fermandosi alla sesta posizione di Matteo Berrettini del 31 gennaio 2022. Analizzando dettagliatamente la longevità di Panatta si può notare come quest’ultimo sia rimasto tra i primi cinque al mondo per undici settimane complessive, motivo per cui Sinner ha tutte le carte in regola per battere il record del vincitore del Roland Garros ‘76. Inoltre se dovesse terminare il 2023 da n.4 al mondo diventerebbe il tennista italiano con la posizione più alta di sempre a fine stagione.



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