Monza – Il tempio della velocità

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Darren Heath Photographer// Getty Images

Quattordicesimo appuntamento del mondiale 2023 di F1. Si corre questo weekend nell’Autodromo nazionale di Monza, soprannominato “tempio della velocità”.

STORIA DEL CIRCUITO

Nel gennaio del 1922 venne decisa la costruzione dell’autodromo da parte dell’Automobile Club di Milano per commemorare il venticinquesimo anniversario dalla fondazione.

I lavori iniziarono il 15 maggio e in soli 110 giorni fu completato inaugurandolo il 3 settembre del 1922.

Il progetto preliminare prevedeva un tracciato a forma di “otto” della lunghezza di 14 km ma, a causa dell’impatto sul Parco Reale, si decise invece di approvare un progetto che utilizzasse in gran parte le preesistenti strade del parco e limitasse l’abbattimento degli alberi.

L’effettiva realizzazione del nuovo impianto fu coordinata dall’allora direttore dell’Automobile Club di Milano Arturo Mercanti, ed esso fu progettato dall’architetto Alfredo Rosselli e costruito dall’impresa guidata dall’ingegnere Piero Puricelli. Prevedeva un circuito costituito da due anelli che potevano essere utilizzati insieme, alternando un giro dell’uno a un giro dell’altro in cui il rettilineo d’arrivo era in comune e, in questo caso, veniva diviso in due corsie, oppure separatamente: una pista stradale di 5.500 metri con sette curve, e un anello di alta velocità di forma ovale con due curve sopraelevate, lungo 4.500 metri.

A causa di gravissimi incidenti che colpirono l’autodromo nei primi anni dalla sua fondazione si decise di operare modifiche per ridurne la velocità. Nel 1939 l’anello di alta velocità fu demolito, e la pista stradale fu modificata spostando più avanti la curva del Vialone che adesso non immetteva più le auto sul vialone centrale del parco, ma su un nuovo rettilineo più lungo e parallelo a quello di cui sopra. Posto più a ridosso dei box questo nuovo rettilineo conduceva a due nuove curve a gomito che immettevano sul rettilineo d’arrivo, sostituendo l’originaria curva sud, le cosiddette “curve di Vedano” o “curve in porfido” per via del fondo lastricato che le caratterizzava, collocate all’altezza della vecchia “sopraelevata Sud”. La lunghezza del circuito diventò di 6.300 metri.

Nel 1955 il sempre più frequente uso dell’autodromo per i tentativi di record della velocità e il raggiungimento di un superiore grado di sicurezza, resero necessaria la riprogettazione dell’anello di alta velocità da costruirsi sulle ceneri del tracciato abbattuto nel 1938. Il progetto fu curato dagli ingegneri Antonino Berti e Aldo Di Rienzo e seguiva esattamente il vecchio tracciato nella parte Nord, mentre la curva Sud veniva arretrata di circa 300 metri per consentire il passaggio del pubblico sul nuovo Viale Mirabello. Tale scelta impose una nuova modifica alla pista stradale: in particolare le due curve del porfido (che impegnavano il viale Vedano) furono eliminate e sostituite da un’unica curva asfaltata, con sviluppo di 180 gradi, chiamata Parabolica per il suo tracciato a raggio crescente. Il circuito completo ritornava ad avere la lunghezza di 10 km: 5.750 metri per la pista stradale e 4.250 metri per l’anello di alta velocità.

Nel 1961 si svolse l’ultimo Gran Premio d’Italia nella configurazione di 10 km ed a seguito dell’incidente mortale in cui perse la vita il pilota  Wolfgang von Trips insieme a dodici spettatori sul rettilineo prima della Parabolica, il Ministero del Turismo e dello Spettacolo, emanò nuove regole sulla sicurezza dei circuiti a cui il circuito dovette adeguarsi. Dall’anno successivo si è sempre corso sulla sola pista stradale di 5.750 metri circa.

Negli anni settanta a causa dell’aumento della velocità raggiunte dalle vetture furono necessari nuovi interventi di modifica del tracciato. In particolare nel 1976 vennero realizzate tre varianti permanenti sul rettilineo dei box, alla curva della Roggia e alla curva Ascari.

Ulteriori interventi per migliorare la sicurezza furono effettuati nel 1994, 1995, 2000, e 2014: con essi vennero rifatte la variante posta sul rettilineo dei box, quella della Roggia, la curva Grande e le due curve di Lesmo.

SCENDIAMO IN PISTA

Il tracciato di Monza è un circuito estremamente tecnico dove è fondamentale un ottimo setup meccanico e in cui l’abilità del pilota in frenata è determinante, dal momento che nei 5 793 metri del tracciato brianzolo si contano ben quattro lunghi rettilinei dove le vetture di Formula 1 superano abbondantemente i 350 km/h.

Pronti, partenza via sali in macchina con noi per un giro nel “tempio della velocità”!

Variante Goodyear in cui le monoposto arrivano lanciate lungo il rettilineo dei box, la frenata è violenta dopo il cartello dei 150 m: si passa da 350–360 km/h a soli 70–80 km/h in due secondi e mezzo, si scalano le marce fino in seconda. Qui è importantissimo non bloccare l’anteriore destra per non compromettere il tempo sul giro. Si affronta uno strettissimo cambio di direzione destra-sinistra passando in modo aggressivo sul cordolo in entrata, si lascia scorrere la vettura nella parte centrale e la si conclude con una dolce progressione verso l’esterno in uscita. Si arriva a Curva Grande, una lunga curva a destra dal raggio molto ampio, cercando di mantenere una traiettoria pulita e precisa nonostante le sconnessioni dell’asfalto presenti a centro curva. Variante della Roggia: si arriva a 325 km/h a questa veloce variante sinistra-destra dopo aver percorso in pieno la curva Biassono. Si frena appena prima del cartello dei 100 m fino in 2-3ª marcia, cercando di rimanere più largo possibile sulla destra per non perdere velocità in entrata e consentire un’ottima ripresa verso le due di Lesmo. Alla prima curva di Lesmo si arriva in accelerazione, una curva a destra da 4ª marcia di media velocità, con uscita cieca. Si cerca di frenare profondo nella curva per mantenere velocità nella parte centrale. La seconda curva di Lesmo è a destra di media velocità. i frena dopo il cartello dei 50m, si lascia scorrere la monoposto toccando l’apice interno verso i 160–175 km/h e si cerca la massima ripresa verso il lungo rettilineo che termina alla variante Ascari. Curva del Serraglio: è una lievissima piega a sinistra dal raggio estremamente ampio, la curva è in discesa e corrisponde con l’inizio della seconda zona DRS. Il rettilineo incrocia nella sua parte finale il sottopassaggio della curva Sopraelevata Nord dell’anello di alta velocità. Si arriva poi alla variante Ascari: vi si arriva a quasi 340 km/h, si frena molto tardi cercando di mantenere velocità nella prima svolta secca a sinistra da 4ª marcia. Dopo la frenata si affrontano in rapida successione tre curve speculari sinistra-destra-sinistra che immettono sul rettilineo opposto ai box. All’uscita dalla variante in 5ª marcia ci si porta al limite del cordolo esterno che delimita il tracciato e ci si lancia sul rettilineo verso la Parabolica. Si arriva infine alla curva Alboreto (già curva Parabolica): nel rettilineo che conduce a questa lunghissima destra a raggio variabile si toccano i 330–340 km/h, quindi si frena dopo l’erba sintetica sulla sinistra al cartello dei 100 metri, si scala fino in 4ª marcia a circa 180–190 km/h, si tocca l’apice in ingresso e si percorre il tratto finale in piena accelerazione scorrendo verso l’esterno e imboccando il rettilineo d’arrivo a grande velocità.

RECORD

Il record del giro veloce è di Rubens Barrichello su Ferrari nel Gran Premio d’Italia del 2004.

Per quanto riguarda i record bisogna ricordare che a detenere il maggior numero di vittorie sono Michael Schumacher e Lewis Hamilton che hanno trionfato ben 5 volte seguiti da Nelson Piquet con 4 mentre i piloti ad aver raggiunto i 3 successi sono Juan Manuel Fangio, Stirling Moss, Ronnie Peterson, Alain Prost, Rubens Barrichello e Sebastian Vettel. I piloti ad aver vinto 2 volte sono: Niki Lauda, Ayrton Senna e Fernando Alonso. Charles Leclerc, Pierre Gasly, Daniel Ricciardo e Max Verstappen sono invece i piloti ad aver conquistato solo una vittoria nel tmpio della velocità.

Invece per quanto riguarda i team la Ferrari è la più vincente con 19 vittorie seguita da Mclaren con 11, Meredes con 7, Williams con 6, Redbull con 3, Alfa Romeo con 1 e Alpha Tauri con 1.

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