A suon di serve&volley: buon compleanno Pete Sampras!

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Spegne 52 candeline Pete Sampras, uno dei tennisti più forti ed iconici di tutti i tempi. Con il suo serve and volley lo statunitense è riuscito ad ottenere molteplici primati.

LA FIGURA DI SAMPRAS E L’ULTIMO BALLO DEL 2002

Nato da madre greca e padre statunitense, Sampras si pone da intermediario tra due diverse epoche tennistiche, principalmente grazie all’uso del serve and volley. Si tratta di una strategia molto diffusa negli anni ‘80 e, al tempo, quasi indispensabile per riuscire a vincere Wimbledon. Tra i più grandi interpreti di questa tattica si annoverano Newcombe, McEnroe, Becker ed Edberg, mentre a cavallo tra i due secoli rientra in questa categoria anche il nome di Pete Sampras. L’ultimo successo dello statunitense ai Championships risale al 2000 e corrisponde anche all’ultima edizione in cui il torneo londinese utilizza un’erba composta per il 70% da segale e per il 30% da festuca rossa prima di passare, nel 2001, ad un materiale fatto al 100% del più resistente loglio perenne ed alzare la rasatura dei campi da sei ad otto millimetri. Dunque, al di là di Federer e di qualche rara eccezione, dopo l’addio di Sampras il tennis ha visto allungarsi sempre più gli scambi e ridursi il numero di discese a rete anche sul verde.

Il serve and volley, il servizio, la voleé, gli smash (anche al salto), il gioco offensivo e l’efficacia dei colpi gli hanno conferito il soprannome di “Pistol Pete”. Queste caratteristiche si sposano perfettamente con l’erba di Wimbledon, dove Sampras è riuscito a vincere sette titoli in otto anni tra il 1993 e il 2000. Oltre ai prati di Londra, lo statunitense si è imposto in cinque occasioni agli US Open ed in due casi anche agli Australian Open. Ha sempre sofferto e mal digerito, invece, la lentezza della terra battuta del Roland Garros: non essendo mai riuscito ad adattarsi al rosso parigino, il suo miglior risultato non va oltre la semifinale raggiunta nel ‘96. Tuttavia, nel corso della carriera, ha raggiunto cinque finali su terra battuta vincendone tre, tra cui quella di Roma nel 1994 concedendo appena cinque game al tedesco Boris Becker.

Pete Sampras alle prese con una voleé di rovescio, uno dei suoi marchi di fabbrica.

Tra le note imprese, si ricorda una delle cavalcate più emozionanti degli ultimi decenni agli US Open 2002. Durante la stagione Sampras fatica ad ottenere successi di rilievo e togliersi grandi soddisfazioni. Agli Australian Open ed al Roland Garros viene eliminato al match d’esordio, mentre nei suoi Championships si ferma contro l’allora numero 145 del mondo George Basti al secondo turno. Questi risultati sono – insieme all’accrescere dell’età anagrafica – una delle cause che fa sprofondare lo statunitense fino alla 17° posizione mondiale dopo aver lasciato definitivamente la top 10 ad inizio anno per la prima volta dal 10/09/1990. Accreditato della diciasettesima testa di serie del torneo, Sampras si presenta a Flushing Meadows battendo in tre set Portas e Pless, ma al terzo turno deve rifugiarsi nel quinto e decisivo parziale prima di eliminare il finalista dell’edizione 1997 Rusedski. Agli ottavi di finale si impone in quattro set su Tommy Haas, terza forza del torneo, prima di sconfiggere anche Andy Roddick nel derby statunitense. Conquista l’ottava finale agli US Open e la diciottesima in un torneo dello Slam grazie al successo ai danni di Schalken. Tra Sampras e il quinto successo a New York c’è l’eterno rivale Andre Agassi, contro cui si prepara a giocare per la trentaquattresima volta in tredici anni. Il rematch del quarto di finale del 2001 vede il nativo del Maryland vincere il 14^ Major col punteggio di 6-3, 6-4, 5-7, 6-4. L’ultimo trionfo di Sampras rimane anche l’ultima partita giocata dal tennista a stelle e strisce. Col passare dei mesi non scende più in campo, a tal punto che nella primavera losangelina conferma di valutare attentamente l’ipotesi del ritiro. A poche settimane dagli US Open 2003, annuncia ufficialmente di aver terminato la carriera ed appeso la racchetta al chiodo.

IL CARATTERE

Contrariamente a molti altri tennisti di massimo livello, Sampras è noto per il suo carattere introverso e solitario. Ha sempre preferito giocare in silenzio, senza mai dare nell’occhio o finire al centro di accese polemiche e discussioni. Uno degli sporadici strappi alla regola risale alla finale di Cincinnati persa contro Pat Rafter nel 1998, quando fulminò il giudice di sedia dopo un overrule sul championship point che consegnò il titolo all’australiano.

Lui stesso, in un’intervista a La Nacion, si definisce un “lupo solitario”:

Se adesso guardi Roger (Federer), Rafa (Nadal) e Novak (Djokovic) sono molto più estroversi di me. Forse è dovuto alla società in cui viviamo, magari se giocassi ora sarei più simile a loro. I tennisti della mia generazione erano più separati, mentre ora Federer ha il numero di Nadal e si scambiano messaggi.

Conoscendo un po’ meglio Roger, immagino sia lui ad essere al centro dell’attenzione negli spogliatoi. Io ero più abituato a stare in disparte in un angolo. Amavo l’ultima settimana di Wimbledon perchè non c’era nessuno nello spogliatoi. Sono un lupo solitario, prendo energie dall’essere da solo. Mi piace stare da solo, questo è il mio modo di concentrarmi ed è sempre stato così.

Intervista rilasciata da Pete Sampras a La Nación

Le differenze caratteriali e gli stili di gioco agli antipodi hanno creato un’accesa rivalità con il connazionale Andre Agassi. Mentre Sampras è ricordato come uno degli attaccanti più puri di tutti i tempi, “Il Kid di Las Vegas” ha l’etichetta di uno dei migliori difensori di ogni generazione. In secondo luogo, la timidezza del primo intersecava perfettamente l’aspetto ribelle ed anticonformista del secondo.

A sinistra Pete Sampras, a destra il rivale Andre Agassi.

I RECORD PRE-BIG THREE

Prima dell’arrivo di Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic, Pete Sampras era statisticamente visto come il punto di riferimento da raggiungere per chiunque. Molti record del circuito ATP riportavano il nome del tennista statunitense.

I 14 titoli Slam conquistati tra gli Australian Open, Wimbledon e gli US Open hanno reso per molto tempo “Pistol Pete” il giocatore col maggior numero di Major conquistati, superando i 12 trionfi dell’australiano Roy Emerson. Inoltre, nessuno era mai rimasto tanto a lungo in vetta alla classifica mondiale come Sampras, issatosi al numero 1 per 286 settimane complessive, nè tantomeno aveva terminato sei stagioni (per altro consecutive, dal 1993 al 1998) guardando tutti dall’alto al basso. Da lì a poco meno di vent’anni, i Big Three sono riusciti a raggiungere e toccare almeno 20 successi nelle prove dello Slam. Oltre a ciò, Federer e Djokovic hanno varcato il muro delle 300 settimane passate alla prima posizione del ranking. Come se non bastasse, Nole è diventato l’unico giocatore di sempre a chiudere sette stagioni da numero 1 al mondo.

È dunque significativo come fino ai primi anni del nuovo millennio Pete Sampras fosse probabilmente considerato il tennista più forte di sempre.

Pete Sampras bacia il trofeo degli US Open, lo “US Open Championship Trophy”.

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