È il 1985 e Claudio Baglioni sforna, alla sua maniera, un pezzo non conosciuto come “Strada Facendo” ma comunque incisivo: “Tutto il calcio minuto per minuto”.
La canzone narra una tipica domenica pomeriggio invernale, con il protagonista che si mette a guardare fuori, raccontando ciò che accade. Prima passa una bambina, poi una coppia ed infine la canzone si conclude con:” e alla radio, Tutto il calcio minuto per minuto”.
Nell’anno dell’uscita del pezzo, di cose importanti ne accadono nel calcio italiano. Innanzitutto l’Hellas Verona vince il suo unico scudetto della sua storia e l’ultimo di una squadra provinciale (ricordando che Verona non è il capoluogo del Veneto, bensì Venezia) mentre poche settimane dopo si consuma la tragedia dell’Heysel quando, a poche ore dall’inizio della finale della Coppa dei Campioni, ci sono degli incidenti tra i tifosi del Liverpool e quelli della Juventus che, scappando, fanno crollare una parte del muro fatiscente dello stadio belga. I morti saranno 39 ma, nonostante tutto, la partita si giocherà e verrà vinta dai bianconeri.
Ritornando alla canzone, la tradizione per i calcistici degli anni ’60/’70 o ’80 era il mercoledì coppe e la domenica la Serie A. Nel fine settimana non si lavorava, si stava in famiglia e poi, alle 15, tutti a sentire la radiocronaca di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Questa è la storia di un pezzo di infanzia o di vita di amici, parenti o, se siete più in lá con l’etá, anche voi stessi.

LA NASCITA DI NOVANTESIMO MINUTO E I PROBLEMI CON LA FEDERCALCIO
Nel 1959, in vista delle Olimpiadi di Roma dell’anno successivo, a Guglielmo Moretti (giornalista che si occupava di Rugby) venne un’idea: seguendo la scia della trasmissione radiofonica francese “Sports et Musique”, dove diversi cronisti, alternandosi dai campi, commentavano le partite di rugby a 15, questa volta però dedicato al calcio: il 10 gennaio 1960 venne mandato in onda la prima puntata di “Tutto il calcio minuto per minuto” e, ad affiancare Moretti nella gestione del programma, ci sono Roberto Bortoluzzi e Sergio Zavoli.
Nella giornata d’esordio sono cinque i campi collegati: Milan-Juventus (Niccolò Carosio), Bologna-Napoli (Piero Pasini), Fiorentina-Sampdoria (Amerigo Gomez), Roma-Vicenza (Enrico Ameri) e Genoa-Spal (Nico Sapio).
Agli inizi però sorge un problema: la Federcalcio vede la trasmissione come un possibile allontanamento da parte dei tifosi degli stadi così la RAI ha il permesso di trasmettere solo i secondi tempi e, fino alla stagione 1969/70, non trasmette le ultime quattro giornate.
ANNI ’70/’80/’90: CAMBIA TUTTO
Passano diversi anni fino a quando, nel 1977, la RAI decide di versare una quota annuale alla Federcalcio cosicchè potesse trasmettere anche i primi tempi.
La programmazione quindi cambia: le prime frazioni di gioco venivano mandate in onda durante il programma “Domenica Sport” su Rai Radio 2, poi il racconto dei secondi tempi veniva affidata al programma “Tutto il calcio” e, sempre dalla stessa stagione, al termine della Serie A, vengono trasmesse le ultime giornate di Serie B.
Il programma riscuote tanto successo tra gli appassionati e, negli anni, non viene raccontato solo il calcio ma, quando c’è la contemporaneità, anche diversi sport come ad esempio la pallanuoto (di cui si occupava Provenzali, ad esempio). Il picco di ascoltatori viene raggiunto però nel maggio 1973: il Milan è in procinto di diventare campione d’Italia ma l’Hellas Verona, clamorosamente, vince 5-3. La Lazio (in corsa per vincere lo Scudetto) viene sconfitta dal Napoli per 1-0 e, a laurearsi campione, è la Juventus grazie ad una vittoria per 2-1 sulla Roma.

Negli anni ’80 accrescono i numeri del programma, facendoli arrivare a 25 milioni di ascoltatori e anche nel decennio successivo i numeri verranno confermati, fino all’arrivo delle pay-tv.
ANNI 2000: LA DECADENZA
Con la nascita di Sky Sport e Premium, l’usanza della radio ormai diventa passata, non moderna e si comincia a preferire lo schermo. Ne subisce le conseguenze “Tutto il calcio minuto per minuto” e diventa “una scorta” nel caso in cui non dovesse andare la partita in TV.
Un servizio gratuito come quello della radio viene sostituito da abbonamenti su abbonamenti che di romantico, secondo molti, non ha proprio niente. La radio era curiosità, aspettare la sera 90° minuto per rivedere i gol di Maradona, Platini, Gullit, Van Basten, Baggio ed altri campioni passati qui in Italia oppure passare una domenica in compagnia dei tuoi cari o amici, ascoltando le partite.
LA SIGLA
Un altro aspetto che caratterizza il programma è la sua sigla, mandata prima dell’inizio della trasmissione. Si tratta di “A Taste of Honey” di Herp Albert ma non è stata usata fin dagli esordi: all’inizio veniva introdotto da una sigla pubblicitaria mentre, per un periodo, è stata usata “Caravan” di Eumir Deodato. Dal 1997 però c’è solo la sigla che tutti noi conosciamo e che, anche se non si segue il programma, si conosce.
RADIOCRONISTI STORICI
Niccolò Carosio: il mecenate del radiocronismo italiano, fa il suo esordio negli anni ’30 e commenta le due vittorie dell’Italia di Pozzo ai Mondiali del ’34 e del ’38. Inoltre è stato telecronista per le partite della Nazionale fino a quando non venne sostituito da Martellini.

Enrico Ameri: l’erede scelto da Carosio, commenta le partite dal 1960 fino al 1991 anche se, diversi anni prima, commentó un Udinese-Milan e un Germania Ovest-Inghilterra in amichevole. Per 15 volte ha annunciato la vittoria del campionato da parte di una squadra.

Sandro Ciotti: rivale di Ameri, la sua voce rauca (causa un edema alle corde vocali) lo ha contraddistinto nella sua carriera. Suo padrino di battesimo fu Trilussa (storico poeta romano), inizia la carriera da calciatore ma passa la radiocronismo. Commenta sia il calcio (prima voce di “Tutto il calcio minuto per minuto”), sia il ciclismo. Nel 1970 annuncia lo storico scudetto del Cagliari. Due piccole curiosità: a lui viene affibbiata la frase “Clamoroso al Cibali!” (Catania-Inter 1961 in cui i siciliani fecero l’impresa contro i nerazzurri in corsa per lo scudetto) ma è solo una leggenda metropolitana perché al tempo la RAI non trasmetteva l’ultima giornata. La seconda è che durante la radicronaca di Nigeria-Italia (USA ’94), al gol di Baggio, si lascia andare con un:”Era ora, Santo Dio!”. Si ritira nel 1996.

Alfredo Provenzali: entrato in “Tutto il calcio minuto per minuto” nel 1966, si occupava sia di partite nazionali che internazionali. Nel 1992 prende le redini della conduzione del programma e manterrá il ruolo fino alla sua morte nel 2012. Commentava anche la pallanuoto ed è stato inviato dal Tour de France.

Riccardo Cucchi: esordisce nel 1981 commentando esclusivamente il Campobasso, passando poi alle radiocronache in generale. Segue anche il canottaggio, la scherma e l’atletica leggera e, proprio per quest’ultimo sport, è inviato dalle Olimpiadi di Barcellona 1992. Nello stesso anno diventa prima voce (alternandosi con Ciotti fino al 1996, soprattutto quando il campo principale non era Milano) e, nel 1994, diventa cronista via radio della Nazionale. Ha annunciato 19 scudetti in 23 anni, alcuni storici come la frase pronunciata in occasione dello scudetto della (sua, ma lo dirá dopo il suo ritiro) Lazio:
Sono le 18:04 del 14 maggio 2000, la Lazio è Campione d’Italia!
Riccardo Cucchi
È stato radiocronista anche della spedizione in Germania nel 2006 mentre nel 2014 commenta l’ultima partita della Nazionale, lasciando il ruolo poi a Francesco Repice. Si ritira nel 2017.

Francesco Repice: l’unico, tra questi, ad essere ancora in attività. La sua prima radiocronaca la fa nel 2000 e, dal 2010, commenta anticipi e posticipi della Serie A oltre che alle coppe europee, ad esempio commentando la vittoria della Champions League da parte dell’Inter nello stesso anno. Viene aggregato nella spedizione di Euro 2000, ma diventa seconda voce nel 2007 e, sette anni dopo, diventa prima voce della Nazionale, commentando la vittoria dell’Europeo nel 2021. Ha trattato anche il pugilismo e l’equitazione.


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