Sport e Musica – “Roma Capoccia”

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È il 1972 e Antonello Venditti fa uscire il singolo “Roma Capoccia”, canzone che è ancora molto conosciuta e descrive la Capitale come se fosse una poesia, usando personificazioni ed esempi della vita comune a Roma: le finestre che hanno gli occhi (“e le finestre so’ tanti occhi”), i turisti (“na carrozzella va co du stranieri”) ma anche la parte povera della città, con molti costretti a vivere per strada (il famoso “robivecchi”) oppure gli elogi ai monumenti definendo il Colosseo “maestoso” e la “santità” del Cupolone.

Poi, il ritornello, parte più bella della canzone, dove il “Roma capoccia” viene accompagnato dal “der monno nfame”, facendo una dichiarazione di amore-odio verso la città.

Quali squadre, e quale partita, rappresentano questo amore-odio che c’è a Roma? Ovviamente Lazio e Roma (o Roma e Lazio, come si preferisce). Se si pensa ad oggi in cui queste due squadre si giocano un posto in Champions League, torna alla mente dei tifosi più datati i ricordi di quando queste due. squadre si giocavano lo Scudetto, e l’anno è preciso, contrastante: 2000. Dalla punizione di Veron all’autogol di Negro, tutto in un singolo anno e a distanza di quasi 9 mesi l’uno con l’altro.

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25 MARZO 2000: INIZIA LA RIMONTA SCUDETTO

Il gol di Domenico Morfeo, che decide Hellas Verona-Lazio (1-0), sembra una condanna a morte per la squadra di Eriksson e ad otto giornate alla fine già si pregusta una rivoluzione a fine stagione in casa Lazio.

La settimana dopo c’è il Derby e la situazione in campionato è disastrosa, almeno in proporzione agli obiettivi di inizio stagione: secondo posto a -7 dalla Juventus che sembra volare, ma che ha l’Inter alla successiva. Molti tifosi biancocelesti già sono rassegnati e sperano di passare il quarto di finale di Champions League contro il Valencia (finirà 5-3 complessivo per gli spagnoli). I giallorossi, dal canto loro, ci tengono a far sbandare la Lazio nella corsa allo Scudetto e riprendere la corsa alla massima competizione europea.

Parte benissimo la Roma: da calcio d’angolo cross per Montella che batte, di testa, l’incolpevole Marchegiani. Sembra la fine dei giochi e la partita prosegue nel nervosismo più assoluto, con l’arbitro costretto a richiamare più volte i giocatori delle due squadre. I biancocelesti cominciano a spingere e sfiorano il pareggio con un colpo di testa di Veron, poi arriva la svolta: pallone in mezzo e Nedved, davanti a Lupatelli, infila la sfera in rete, pareggiando i conti. Passano tre minuti e arriva la magia del fantasista Veron: punizione dai trenta metri, in quella Lazio sarebbe affidata a Mihajlovic ma oggi non c’è e quindi è per l’argentino. Calcia con il destro e trova l’incrocio, battendo Lupatelli: tre minuti sono bastati per far riuscire a passare la Lazio dallo scuro alla luce, dall’odio all’amore per quella squadra che, al 25 marzo 2000, è rimasta incompiuta.

Sembrerebbe arrivare la tegola quando il portiere laziale, Marchegiani, si infortuna, lasciando spazio a Ballotta, 39enne ma che giocherà fino al 2008. Invece l’imprecisione fa da leader nel match e, oltre agli sterili tentativi di Totti e Delvecchio, la Roma non ha nitide occasioni.

Finisce così, 2-1, per quello che rischia di essere una vittoria inutile. Invece arriva un colpo di scena: la sera la Juventus rallenta a Milano nel Derby d’Italia e, la settimana dopo, una capocciata di Simeone fa passare la Lazio al “Delle Alpi”, ravvicinandola a -3 dai torinesi. Il resto è storia, la Lazio rimonta sulla Juventus e, all’ultima giornata, strappa lo scudetto a Del Piero e compagni.

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17 DICEMBRE 2000: NEGRO SCUCE LO SCUDETTO

Il salto temporale è di nove mesi e la situazione è molto diversa da quella di marzo: la Lazio campione d’Italia stenta ed è discontinua (quinto posto in classifica) mentre la Roma è prima sulla Juventus. Il derby però è sempre derby e, a preoccupare la squadra di Capello, è la tendenza a vincere della squadra più in difficoltà (nel 1999 i giallorossi vinsero 4-1 nonostante una peggior classifica), poi la Lazio è sempre campione in carica ed è la squadra da battere.

L’Olimpico è pieno, si gioca in una data anomala per il derby capitolino: metà dicembre, a ridosso dello stop natalizio. Il match però è teso e a farne da padrone sono i vari duelli. Nella prima frazione l’unica occasione degna di nota ce l’ha la Lazio con Simeone che va a colpire di testa ma Lupatelli è attento. Una giocata di classe la dà “Il Pendolino” Cafú con tre sombreri di fila su Nedved.

Poche occasioni ma, al 70′, arriva la svolta: cross di Cafú per Cristiano Zanetti, il giocatore della Nazionale colpisce di testa e se lo fa parare da Peruzzi ma la sfera va goffamente sul corpo di Negro che non riesce a respingere: 0-1 per la Roma. Al 35′ del secondo tempo poi, a seguito di uno schema su punizione, Nedved colpisce la traversa e poi la palla rimbalza in campo. Finisce così, con la vittoria della Roma che cambia le gerarchie e, probabilmente, la stagione della Lazio: poche settimane dopo Eriksson verrá esonerato mentre la Roma vincerà lo scudetto precisamente 7 mesi dopo, a seguito del 3-1 al Parma.

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