
Milan-Verona, domenica 4 giugno.
Questa resterà per sempre, nei cuori rossoneri e non, una data storica.
D’improvviso, sugli spalti di San Siro, sono tutti in piedi: non per festeggiare la doppietta di Rafa Leao, non per omaggiare il Milan, la cui stagione è stata molto complicata, ma solo per dire grazie.
Nel battito di mani di quasi 80mila persone risuona questa parola, ed in piedi ci sono davvero tutti, dai più grandi che l’hanno visto giocare, fino a i più piccoli che un giorno, di lui, avranno solo i filmati, e ne saranno tanti, perché è lui stesso che ha dato tanto a questo sport.
Lui, ovviamente, è Zlatan Ibrahimovic, che all’età di 41 anni decide di dire addio al calcio giocato.
DA AMSTERDAM A MILANO, PASSANDO PER GLI USA

Soltanto delle righe non darebbero merito alla carriera dello svedese, iniziata tra i campi svedesi a Malmö, passando per Amsterdam e per l’Italia, poi Spagna, Francia, Inghilterra e Stati Uniti d’America.
È l’Ajax la prima a scovarlo, quando si accorge di un ragazzone di quasi 1.90 fare magie col pallone ed è lì che incontra l’uomo che gli cambierà la vita: Mino Raiola.
I due si piacciono subito, hanno la stessa fame e quel pizzico di supponenza che non guasta mai.
Zlatan è affascinato dall’Italia ed è la Juve, nel 2003, ad approfittarne: lo svedese ne fa 15 la prima stagione, solo 7 nella seconda finita con lo scandalo di calciopoli.
Ad Ibra la B non va giù, Moratti lo sa e lo chiama con lui a Milano, dove per 3 anni vincerà e vincerà, aprendo un ciclo dell’Inter che culminerà con la conquista del Triplete.
Ma non con lui, che nel 2009 sceglie la Spagna, più precisamente Barcellona, per provare l’assalto insieme a Messi all’ambita Coppa dalle grandi orecchie.
Ibra fa 16 gol in blaugrana, ma non bastano: il destino vuole sul tetto d’Europa proprio l’Inter, la squadra che lui ha abbandonato per accasarsi al Barcellona, con Eto’o (pedina di scambio nella trattativa dello svedese) uomo cruciale per la conquista della Champions.
Per Ibra è solo il primo dei fallimenti in Europa, la Champions sarà l’unica macchia per tutta la sua carriera.
Carriera che continua al Milan, dove lui continua a segnare e vincere, ancora un altro scudetto, stavolta con gli odiati cugini. Ibrahimovic, non uno particolarmente legato alla maglia, viene affascinato dal mondo Milan, se ne innamora e vuole rimanere lì.
Le ambizioni del Milan però sono altre e, sia lui che Thiago Silva, si trasferiscono a Parigi, dove lo svedese, in 4 anni, fa più di 100 gol, ma del sogno proibito neanche l’ombra.
Prova in Inghilterra, Manchester, sponda Red Devils, che si trasforma però nella prima tappa del suo lento declino: in una partita Europea, cade e si rompe. A 38 anni il ginocchio ha fatto crack e probabilmente chiunque direbbe addio: non lui, che sbarca negli Stati Uniti, al Los Angeles Galaxy.
È la star naturalmente, in due anni mette a reperto altri 53 gol e lascia un segno indelebile anche dall’altra parte del mondo.
RITORNO A CASA
Dicembre 2019: il Milan, la sua prima vera casa, è messo male. La squadra non gira, né tantomeno le scelte tecniche sono state azzeccate.
Serve un uomo in grado di risollevare la massa, di dare un senso e magari, perché no, di ripartire con lui.
Quell’uomo è Zlatan Ibrahimovic, che non ci pensa due volte e fa ritorno a casa, da chi l’ha sempre stimato, apprezzato e non si è mai dimenticato di lui.
Ibra prende per mano una squadra allo sbando totale, con giocatori non all’altezza e alcune individualità interessanti sì, ma ancora acerbe o non pronte per palcare palcoscenici come quelli di San Siro.
È venuto lì apposta, non ha altri scopi, e come 10 anni prima vuole vincere, e ci riuscirà: dopo aver visto gli odiati rivali neroazzurri alzare lo scudetto al cielo nel 2021, si rifà l’anno dopo: gioca solo 23 partite causa infortunio (siglando 8 gol) ma la sua presenza è fondamentale per un gruppo giovane come quello rossonero.
Ibra mantiene la sua promessa: il Milan con lui è di nuovo campione d’Italia.
TITOLI DI CODA

La stagione 2022/2023 per lui è difficile: gioca poco e quando lo fa è sempre per spezzoni.
Il fisico non regge più e lui lo sa, ma vuole provarci ancora, non sa davvero cosa farsene di stare in panchina.
Il suo Milan, da campione d’Italia, non rispecchia le aspettative in Italia, per tant errori e per un Napoli nettamente superiore da settembre a maggio. In Europa arriva in semifinale, e di nuovo una volta Ibrahimovic (fuori dalla lista UEFA del Milan) viene sbattuto fuori da coloro che son di là, dall’altra sponda del naviglio.
Come detto, il fisico non c’è più, e lui dice basta.
L’ultima sua in campo è datata 18 marzo, ad Udine in una sconfitta per 3-1 del Milan. Il marcatore dei rossoneri? Ovviamente lui, Zlatan Ibrahimovic, che giocherà poi una settimana dopo uno spezzone in un’amichevole contro il Belgio.
È il 4 giugno, a San Siro sono tutti in piedi, la gente applaude e piange. Nessuno sa cosa dire, nessuno sa come descrivere ciò che sente dentro, nessuno riesce a non fare altro che sia battere le mani.
Per un campione così, sempre sotto i riflettori, tra chi lo ho amato e chi l’ha odiato.
Perché lui è stato e sarà sempre così.
Grazie per le emozioni, Zlatan.

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