Un viaggio lungo 19 anni. Thank you Melo.

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Carmelo Anthony nella sua esultanza-simbolo

Melo, al secolo Carmelo Kyam Anthony, ha segnato un’epoca. Nella sua bacheca manca solo l’anello, che, purtroppo, non arriverà mai. Il palmares recita: 1 titolo NCAA con la Syracuse University, 4 medaglie olimpiche (3 ori e 1 bronzo), un terzo posto al mondiale 2006 e la vittoria dei giochi americani, un anno più tardi. Ieri, 22 maggio 2023, si è conclusa ufficialmente la carriera del nono marcatore all-time NBA, con l’annuncio arrivato via social, tramite un video che ripercorre tutta la sua lunga vita cestistica. Ora è il momento di fare un viaggio nel passato. Immergiamoci nel suo mondo!

GLI INIZI

“Melo”, com’è soprannominato da tutti, inizia a giocare a basket fin da bambino. Quando i suoi allenatori si accorgono del suo talento, lui si trasferisce alla Oak Hill Academy, sbocco per la high school di Syracuse. Qui resta un solo anno, perché è davvero troppo forte. Difatti, al primo tentativo, vince il campionato NCAA e si rende eleggibile per il draft NBA 2003. Passa in secondo piano, perché alla n.1 viene scelto un ragazzino che arriva da Akron e dominerà i successivi venti anni. Ma questa è un’altra storia. I Denver Nuggets selezionano Carmelo Anthony alla terza scelta.

Un giovane Carmelo Anthony in azione con la maglia della Syracuse University

LE STAGIONI A DENVER

La prima stagione da giocatore NBA è sopra le aspettative: in Colorado è nata una stella. I suoi numeri a fine anno parlano da soli: 21 punti, 6,1 rimbalzi e 2,8 assist di media. Nel 90% dei casi, queste statistiche comportano la vittoria del premio “Rookie Of The Year”, ma ciò non accade, perché, come accennato in precedenza, LeBron James fa 20,9 punti, 5,5 rimbalzi e 5,9 assist a partita. In seguito viene inserito nell’All-Rookie NBA Team del 2004. Inoltre, Melo, dopo otto anni, riporta i Nuggets ai playoff, dove però arriva la sconfitta per 4-2 al primo turno contro la testa di serie n.1, i Minnesota Timberwolves. Pure nelle quattro stagioni successive, l’epilogo della stagione di Denver è sempre lo stesso: eliminazione per 4-1 al primo turno (nel 2008 subiscono addirittura il white wash, per mano dei Los Angeles Lakers di Kobe Bryant).

Melo, intanto, migliora anno dopo anno. Le sue statistiche sono sempre in crescendo, fino a toccare l’apice nel 2006-2007, quando conclude la stagione con 28,9 punti di media.

Melo durante i primissimi anni ai Nuggets

I PRIMI RECORD IN NBA

È appena iniziata la stagione 2008-2009. Precisamente il 10/12/2008, una data indimenticabile per Carmelo. Quel giorno, oltre alla vittoria (Denver batte Minnesota 116-105), arriva la prestazione migliore della storia da parte di un singolo giocatore in un quarto di gioco. Ne mette 33 nel solo terzo quarto (a fine partita sono 45 e 11 rimbalzi). Con questo match, la sua carriera inizia a entrare nel vivo. Quella stagione la conclude al secondo turno dei playoff (battuti ancora una volta dai Lakers, futuri campioni NBA). Le prime due partite del 2009-2010, Carmelo Anthony realizza 71 punti (30 alla prima contro gli Utah Jazz, 41 alla seconda contro i Portland Trail Blazers), diventando così il quinto giocatore in assoluto a mettere a segno 60 o più punti nelle prime due di inizio stagione.

Carmelo Anthony nelle ultime stagioni a Denver

VIA DAL COLORADO, APPRODA A NEW YORK

Nei due anni seguenti, i Denver Nuggets riescono ad arrivare ai playoff, ma la fiamma di Melo si affievolisce, per la sua volontà di lasciare la franchigia, per migrare a Est, più precisamente nella “Grande Mela”. Lo scambio, nell’estate del 2011, tra gli altri, vede coinvolto anche l’italiano Danilo Galinari, che compie percorso inverso rispetto al nativo di New York. La prima stagione ai piedi della Statua della Libertà è positiva, ma termina al primo turno dei playoff, per mano dei Boston Celtics. Tra l’altro, viene selezionato nel quintetto All-star a Est. Dopo un anno “sabbatico”, costellato da incomprensioni con coach Mike D’Antoni, nel ’12-’13 si riscatta e, a fine stagione, risulta il miglior marcatore della NBA (28,7 punti di media). Nella post-season, i Knicks riescono a raggiungere le semifinali di conference, ma perdono contro gli Indiana Pacers.

Carmelo Anthony in casacca Knicks

GLI ULTIMI ANNI A NEW YORK

Il 14/01/2014, Carmelo Anthony infrange un altro record: batte il primato di franchigia, segnandone 62 al Madison Square Garden, riscrivendo una pagina di storia. Questo resta il suo career-high, perché, già da questa stagione, inizia il suo declino. Per la prima volta in carriera, non si qualifica ai playoff. Stesso epilogo pure l’anno seguente, con Melo che deve far fronte a un grave infortunio al ginocchio e, praticamente, salta la seconda metà di stagione. Il rapporto con la dirigenza è ormai ai ferri corti e Melo fa di tutto per andare via da New York. L’unica nota lieta di queste ultime stagioni è il raggiungimento dei 10.000 punti in maglia Knicks. Così diventa il terzo giocatore di sempre a siglare almeno 10.000 segnature con due casacche diverse (prima Denver, poi New York).

Carmelo Anthony durante la partita dei 62 punti contro gli Charlotte Bobcats

IL VALZER FINALE

Tra 2017 e 2021 cambia ben sette squadre. Prima da New York a Oklahoma City, dove lancia segni di vita, chiudendo l’anno a 16,2 di media. Poteva essere la stagione della rinascita, ma così non è, perché nel 2018-2019, prima firma con gli Atlanta Hawks, poi viene tagliato dal roster e si accasa agli Houston Rockets. Non passa neanche un mese di partite ufficiali (ne gioca dieci fino a quel momento), viene messo fuori rosa e, successivamente, scambiato con i Chicago Bulls. Anche in questo caso, come Atlanta, i Bulls tagliano dopo soli undici giorni l’ormai ex-promessa del basket americano. In seguito a questa batosta, Melo si prende dieci mesi di pausa per riflettere sul suo futuro. A novembre dello stesso anno, firma un contratto con i Portland Trail Blazers, con i quali sfonda i 27.000 punti che gli valgono l’accesso alla top-ten dei migliori marcatori della NBA. Arriva ai definitivi 28.289, quando passa ai Los Angeles Lakers, nell’estate del 2021, giocando quella che, di fatto, è la sua ultima stagione a livello NBA.

Melo in gialloviola durante l’ultimo anno della sua straordinaria carriera

IL RITIRO

Ieri, Carmelo Anthony ha posto fine alla sua carriera. Una scelta sofferta che arriva dopo un anno di pausa, con la speranza di essere chiamato da qualche franchigia NBA. Perché lui ha dimostrato di poter ancora dare qualcosa al basket. L’ultima stagione ai Lakers l’ha chiusa a 16,2 di media in 69 partite. Numeri da secondo o terzo violino in una squadra da playoff. Quel team, però, non ha raggiunto la post-season. Un fallimento epocale per un roster composto da giocatori del calibro di LeBron James, Anthony Davis, Russell Westbrook e, appunto, Carmelo Anthony.

Il 6 aprile 2022, a Phoenix, ha giocato la sua ultima partita NBA. Un match pieno di emozioni per “The King of New York”. Gli ultimi dodici mesi non sono stati facili per lui, in attesa di uno squillo al telefono, che, purtroppo, non è mai arrivato. Questo ha segnato la fine di una carriera stupenda a cui è mancato solo l’anello. Quel tanto agognato titolo NBA che non arriverà mai, almeno da giocatore. Perché, si sa, i campioni non demordono mai e, magari, un giorno, rivedremo Carmelo, sotto altre vesti, conquistare il trofeo più prestigioso, quello tanto sognato.

Un destino amaro per uno dei giocatori con il rilascio più bello della storia. Un misto tra Kevin Durant e LeBron James. Leggero ma pesante al tempo stesso. Un cestista che ha riscritto la storia del Gioco, segnando un’epoca. Elegante nei movimenti, un signore dentro e fuori dal campo. È partito dalla strada, dal nulla, ed è arrivato all’NBA, grazie al suo talento sopraffino. È finita la sua carriera da giocatore, ma, chissà se vestirà altri panni nel mondo del basket in futuro. Sta di fatto che è riuscito nel suo intento: emozionare la gente. Ieri, oggi, domani, per sempre.

Carmelo Anthony, con il suo caratteristico “7” che lo ha accompagnato dal 2011 in poi

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