Internazionali BNL d’Italia – Roma tra tuoni e fulmini: Djokovic cade, Rune spaventa, Medvedev regna.

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Giunge al termine l’edizione 2023 del Masters 1000 di Roma, tra vittorie inaspettate, uscite premature e esperti del cemento che completano la metamorfosi in terraioli. Più avanti andremo a sviscerare per bene i punti salienti di questa piovosa edizione.

ITALIANI, TRA MALORI E VECCHIE CONOSCENZE

Il torneo di Roma è sicuramente quello a cui i tennisti italiani sono più legati e nel quale cercano sempre di dare il meglio e spingersi più avanti possibile. Purtroppo la vigilia del torneo ha portato con sè una nota amara, causata dalla rinuncia di Matteo Berrettini, che successivamente rinuncerà anche al Roland Garros. Nonostante questo le aspettative per i nostri erano piuttosto alte, soprattutto per il beniamino Jannik Sinner, che tanti bei risultati aveva portato a casa fino a poco tempo prima. Invece il numero 1 d’Italia ha dovuto lasciare ben presto il Foro, con non poca amarezza e rammarico: l’altoatesino è stato sconfitto da Cerundolo solo agli ottavi, con quest’ultimo che ha messo in mostra un tennis “Delpotriano” e Jannik che sembrava piuttosto l’ombra di se stesso. Ad addolcire l’amaro boccone ci hanno provato gli altri italiani: un Cecchinato tornato in grande spolvero convince e fa divertire, due vittorie importanti contro Mcdonald e Bautista Agut in due set, prima di arrendersi alla sorpresa Hanfmann. Fognini un po’ di giovinezza l’aveva ritrovata, battendo Murray in un epico scontro, dominando Kecmanovic, per poi alzare bandiera bianca contro lo straripante Rune. Menzione d’onore per il giovane Arnaldi, che appena entrato in top 100 si è fatto valere, battendo una specialista della terra come Schwartzman per poi cedere nel derby contro Musetti, il quale si è spinto poco più avanti battendo Tiafoe e perdendo da Tsitsipas in due set combattuti.

DJOKOVIC ED ALCARAZ, GIUSTIZIATI PRESTO I FAVORITI

C’è chi poteva asserire che Djokovic ed Alcaraz non fossero i favoriti, il primo perché non aveva brillato nelle ultime uscite, l’altro perché calcava il suolo romano per la prima volta in carriera, ma sulla carta loro erano gli uomini da battere. Djokovic è stato protagonista di un buon cammino, battendo nell’ordine Etcheverry, Dimitrov e Norrie. Si è ritrovato a fronteggiare Rune ai quarti di finale, in uno scontro generazionale che prometteva spettacolo. Il danese ha messo in mostra il suo solito tennis spumeggiante ed audace, che ha costretto un Djokovic certamente non brillante ad arrendersi in 3 set. Diversa è la storia per Alcaraz, che dopo aver sbaragliato il connazionale Ramos al primo turno si è arreso all’inatteso Marozsan, autore di una prestazione superlativa e probabilmente irripetibile. Dunque è stato il primo torneo di Roma dal 2004 senza Djokovic o Nadal in finale. La fine di un’era.

RUNE, IL TENNISTA SENZA PAURA

Ormai il nome di Holger Rune non può più essere accostato a termini come “nuova leva” o “futuro campione”. Il tennista danese è entrato di prepotenza nel tennis contemporaneo, dimostrando a tutti che è già pronto per vincere i tornei più importanti del mondo. Il suo cammino a Roma è stato a dir poco dirompente: nel suo percorso verso la finale ha avuto la meglio su giocatori come Djokovic e Ruud, prima di arrendersi al più esperto Medvedev. Ciò che impressiona del ragazzo è il coraggio e la fiducia nei suoi mezzi, che lo portano a tirare accelerazioni fulminanti anche nei momenti più importanti del match.

DANIIL MEDVEDEV, DA PESCE FUOR D’ACQUA A RE DELL’OCEANO

Il rapporto tra Daniil Medvedev e la terra rossa non è mai stato semplice. Sul rosso Daniil sembrava quasi fosse costretto a giocare, come un bambino che non vuole fare i compiti ma deve. Quest’anno però sono cambiate molte cose: migliore capacità di movimento sul rosso, con scivolate annesse, colpi più carichi di topspin e soprattutto un vero e proprio “click” mentale. Tutto questo lo ha portato a sentirsi più a suo agio anche su questi campi e Roma è sicuramente il coronamento del suo lavoro: nel suo cammino verso il titolo ha battuto esperti del rosso come Zverev e Tsitsipas, per poi sconfiggere di astuzia, esperienza e grande tennis l’ispiratissimo Holger Rune. Dunque il tennista russo, con questa vittoria, ha lanciato un messaggio chiarissimo agli altri giocatori in vista del Roland Garros, dimostrando che deve essere considerato anche lui per i titoli più importanti sul rosso.

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