“Ah, da quando Baggio non gioca più” canta Cremonini nella sua canzone “Marmellata #25”. Una canzone uscita nel 2005, precisamente il 16 maggio, un anno dopo il ritiro del calciatore vicentinino e parla del come si sfoga a seguito della separazione con la sua fidanzata, mangiando quindi marmellata. Ma nell’articolo non si parlerà dell’artista bolognese, piuttosto di un giocatore che, proprio a Bologna, oltre ad altre piazze italiane, mostrerá il suo astro all’Italia intera. Ecco la storia di Roberto Baggio, un campione e con una carriera piena zeppa di “e se”.
I CAMPETTI DI CALDOGNO E IL VICENZA
Roberto Baggio nasce il 18 febbraio 1967 da mamma Matilde e padre Florindo, in una famiglia di classe media in cui il calcio viene molto seguito. I nomi dei tre maschi (su sei figli in totale) sono dedicati a tre calciatori: il nome di Baggio è dedicato a Boninsegna e Bettega, attaccanti di Inter e Juventus, Walter deriva invece da Walter Speggiorin, attaccante che vestirá le casacche di Fiorentina, Vicenza, Lazio e Napoli, ed infine Giorgio, derivato da Giorgio Chinaglia, bomber della Lazio. Il quarto figlio invece ha il nome di un ciclista, Eddy Merckx, altra passione del padre Florindo. Il piccolo Roberto ha un carattere sensibile e, come tantissimi altri bambini in quegli anni, passa le giornate a giocare per strada o nel campetto del paese. Quel bambino di corporatura esile dá spettacolo, tantoché arrivano gli osservatori del Vicenza che lo prendono all’istante.
Nelle giovanili vicentine conferma il suo talento e, a 16 anni, debutta in prima squadra, in un Vicenza-Piacenza di Serie C1. Entra nel giro della prima squadra e, nel giro di un anno, diventa titolare fisso.

LA FIORENTINA E GLI INFORTUNI
Il nome di Baggio ormai tiene banco nei tavoli di calciomercato e ci sono tre squadre interessate: la Sampdoria di Mantovani, un presidente che sta cercando di costruire un ciclo vincente (e ci riuscirá), la Juventus e la Fiorentina. Sembra fatta per il suo trasferimento ai bianconeri ma, un blitz di Pontello, porta Baggio a Firenze, tutto questo prima della fine della stagione 1984/85. Qualche giorno dopo il suo Vicenza deve affrontare il Rimini: Baggio segna ma, nella stessa azione, si fa male. I risultati della analisi sono crudeli: rottura del crociato e del menisco destro, prima della stagione successiva non può rientrare. Intanto arriva a Firenze e fa molte nuove conoscenze, come Antognoni ed Oriali. Debutta finalmente il 21 settembre 1986 contro la Sampdoria e sembra finalmente che possa tornare e far vedere le sue capacità.
La beffa però è sempre dietro l’angolo e, la settimana dopo, si rompe di nuovo il ginocchio in allenamento, sempre quello destro. Tre mesi, torna in campo e si reinfortuna. Baggio pensa anche al ritiro ma la madre, che crede molto in lui, lo distoglie da quel pensiero e qualche mese dopo torna in campo.
LA SVOLTA E LA NAZIONALE
Dal terzo infortunio in due anni Baggio si riprende solo a fine stagione, collezionando diverse presenze. La svolta alla sua carriera, questa volta in positivo, arriva nel maggio del 1987: i Viola affrontano al San Paolo il Napoli campione d’Italia. All’andata i gigliati si erano imposti per 3-1 e volevano fare lo scherzetto a Maradona e compagni. Al 29′ Carnevale porta in vantaggio i partenopei ma, al 36′, c’è un calcio di punizione per la Fiorentina dal limite dell’area di rigore: l’incaricato è il 21enne vicentino che batte Garella sul primo palo, segnando il primo gol in Serie A ma soprattutto una rete che sá di liberazione.
Dalla stagione successiva, 1987/88, Baggio diventa un giocatore cardine della formazione di Eriksson e fa 9 gol in tutta la stagione, conquistandosi la Nazionale. Tra tutti i gol segnati da “Raffaello” (un altro soprannome attribuito a Baggio), ce n’è uno in particolare che chi seguiva la Serie A del tempo non si scorderà mai. Settembre 1987, nella seconda giornata di campionato si affrontano Milan e Fiorentina. Il Milan ha molte occasioni da reti ma il portiere viola Landucci (attuale vice di Allegri alla Juventus) nega alla squadra di Sacchi il vantaggio. Diaz sblocca invece per i fiorentini e, verso il finale di gara, Baggio riceve palla a centrocampo. Il fantasista della Viola supera in slalom Baresi e, davanti a Galli, supera quest’ultimo prima di depositare il pallone in rete. La Fiorentina compie un’impresa e vince la prima partita senza Antognoni (appena ritiratosi).
Nell’annata antecedente arriva la svolta: segna 15 gol in campionato e forma un tandem d’attacco formidabile con Stefano Borgonovo, trascinando la squadra in Coppa UEFA mentre, l’anno dopo, segna 16 gol ma trascina la Viola in finale contro la Juventus. L’atto finale però non va a buon fine: 0-0 all’andata mentre al ritorno i bianconeri si impongono per 1-3. Nella stessa stagione, “dipinge” il suo più bel gol in carriera, sempre a Napoli, dove tre anni prima aveva segnato il suo primo gol nel massimo campionato: parte dalla sua metá campo e “trasforma” in conetti i difensori partenopei: troppo facili da superare. Così si ritrova davanti a Garella, lo stesso a cui aveva segnato tre anni prima, e lo supera, come fece due anni prima con Galli, prima di depositare il pallone in rete. Un gol simile a quello contro il Milan, ma più complicato, visto il numero di avversari contro. Ah, un’altra cosa in comune a quel gol di San Siro è che l’altra squadra diventerà campione d’Italia a fine stagione, conquistando il suo secondo scudetto.

IL TRASFERIMENTO ALLA JUVENTUS
La settimana dopo della già citata finale di Coppa UEFA persa contro la Juventus, il club toscano cede il “Divin Codino” al club bianconero per 25 miliardi di lire, più il cartellino di Buso, per un totale di 27 miliardi l di lire. I tifosi della Fiorentina sono infuriati, soprattutto con il presidente Pontello, arrivando persino a cedere la società. Le proteste portano anche a feriti e crea disordini anche nel ritiro di Coverciano dove l’Italia si prepara al Mondiale 1990. Baggio è convocato e viene sputato da un tifoso fiorentino. A proposito, tra le proteste, esce anche questo striscione:
“Baggio alla Fiorentina, Pontello alla Juve!”
Nella conferenza stampa di presentazione, propongono a Baggio di indossare la sciarpa della squadra torinese: il vicentino rifiuta, rimanendo fedele alla Fiorentina. Questa scena fece scalpore tra i tifosi e suscitò sorpresa tra i presenti. Nel successivo Fiorentina-Juve di campionato poi, viene assegnato un calcio di rigore alla squadra allenata da Maifredi: l’incaricato è Baggio ma si rifiuta di calciare, usando successivamente la scusa:”il portiere mi conosceva troppo bene”. I fischi si trasformarono in applausi e gli venne lanciata anche una sciarpa della squadra toscana, oggetto che il “Divin Codino” non rifiutò.
ITALIA ’90: DAL GOL ALLA CECOSLOVACCHIA ALLE RETI ANNULLATE, FINO AL RIMPIANTO CON L’ARGENTINA
Facciamo un piccolo passo indietro e torniamo a quella calda estate del 1990. In Italia vanno in scena i Campionati Mondiali di Calcio, quelle partite che noi ricorderemo sempre come:”Notti Magiche”, dalla canzone di Gianna Nannini ed Enrico Bennato. Il Mondiale di Baggio inizia alla terza giornata quando Vicini lo schiera in un Italia-Cecoslovacchia, partita subito da dentro o fuori per gli Azzurri. Sblocca Totò Schillaci (che diventerà un simbolo di quel Mondiale) e poi, nella seconda frazione, ecco un altro super gol di Baggio, ma questo bisogna farlo lasciar commentare a Pizzul.

Il gol di Baggio contro la Cecoslovacchia con annessa telecronaca di Pizzul
Da quel momento in poi diventa il compagno d’attacco di Schillaci e trascinano l’Italia alla semifinale, battendo Irlanda e Uruguay. In queste due partite vengono annullati due gol al giocatore neo-juventino ma fornisce due assist per il Schillaci. Si arriva così alla semifinale contro l’Argentina di Maradona, al San Paolo, che nella vita di Baggio rientra sempre: il suo primo gol in A lo ha fatto in quello stadio e anche il suo più bel gol lo ha fatto in quello stadio. Il destino però non può farti avere solo cose belle ed alcune volte ti regala brutte sorprese. Innanzitutto, Vicini sceglie la coppia Schillaci-Vialli, con quest’ultimo protagonista di un Mondiale in negativo e al 73′ viene sostituito proprio dal fantasista vicentino. Quest’ultimo poi, pochi minuti dopo, va a battere una punizione dal limite che tira molto bene ma il portiere dell’Argentina, Goicochea, non è dello stesso avviso e fa una parata strepitosa. La partita finisce 1-1 e si va ai rigori: Baggio segna il suo ma l’Italia perde comunque. Quel Mondiale l’Italia lo terminerà al terzo posto.
I PRIMI TROFEI CONQUISTATI ALLA JUVE
Nella stagione 1990/91 Baggio eccelle nella squadra del neoallenatore Gigi Maifredi, in una stagione pessima per i bianconeri. Il vicentino esordisce al San Paolo in Supercoppa ed è il preludio della stagione del “Divin Codino”: segna ma la Juventus perde 5-1 contro il Napoli. Passano le settimane e la Juventus passa dal lottare per lo scudetto a crollare nel girone di ritorno e finire al nono posto, peggior piazzamento della Juventus in Serie A da trent’anni a questa parte. In Coppa delle Coppe Baggio trascina i bianconeri in semifinale ma i torinesi vengono eliminati dal Barcellona di Crujff per un totale di 3-2.
La stagione successiva invece è ben diversa: torna Trapattoni e la squadra riceve una linfa diversa rispetto all’annata catastrofica con Maifredi. Baggio non inizia al meglio la stagione, causa uno stiramento, ma si riprende nella seconda parte di stagione, con la Juventus che terminerá al secondo posto dietro al Milan e che vincerà la Coppa Italia in finale contro il Parma, con gol decisivo proprio di Baggio su rigore. Ma la stagione dopo è ancora più decisivo: nonostante un infortunio rimediato in Nazionale contro la Scozia, il suo rendimento è altissimo. A novembre realizza il suo primo “poker” in carriera, in un 5-1 all’Udinese, e trascina, insieme al neoarrivato Vialli, la Juventus in finale di Coppa UEFA, che verrà poi vinta dai torinesi in finale contro il Borussia Dortmund. Partita simbolo della sua stagione sono le semifinali contro il Paris Saint-Germain, dove fa tutti e tre i gol che permettono alla Juventus di accedere alla finale contro i tedeschi. Nella finale di andata poi sigilla l’1-3 della “Vecchia Signora”, successo poi confermato a Torino per 3-0.
Il suo score personale è di 29 gol in stagione e non vince il titolo di capocannoniere in Serie A solo perché davanti a lui aveva un altro mostro sacro: Giuseppe Signori. Ma le due cose più importanti sono che a dicembre viene premiato con il Pallone d’Oro, un riconoscimento che ci porta sempre a quella domanda scritta all’inizio:” E se…?”, la seconda invece è che riceve la fascia da capitano.
1993-1995: I LITIGI CON IL TRAP, LIPPI E LA DIRIGENZA
Nell’estate 1993 arriva alla Continassa una futura leggenda juventina: Alessandro Del Piero. Quest’ultimo si alterna in varie partite con Baggio anche se Trapattoni prova a schierare il “Divin Codino” come trequartista, esperimento decisamente fallito: i bianconeri infatti si esprimono meglio quando il fantasista vicentino viene avanzato a seconda punta. La Juventus arriva per l’ennesima volta seconda e Baggio segna 17 gol e c’è n’è uno da raccontare: il tacco all’Udinese nella prima partita da vincitore del Pallone d’Oro. Baggio sta giocando una partita grandiosa ma manca il gol e per sbloccarsi tira fuori un gol dei suoi dal cilindro: pallone in mezzo sul primo palo che Baggio decide di prendere di tacco, trovando una deviazione che “aiuta” il pallone ad entrare. A questo però si aggiungono i litigi con Trapattoni e i primi con la dirigenza.

In estate la Juve cambia ancora: fuori Trapattoni, dentro Lippi. Il “Divin Codino” sta discutendo del rinnovo con la “Triade” (la dirigenza juventina composta da Moggi-Giraudo-Bettega) ma, a complicare le cose, ci si mette un infortunio rimediato contro il Padova. Lippi decide così di preferirgli Del Piero, facendolo quindi partire spesso dalla panchina. Nonostante questo però, dal suo rientro, dal cento per cento alla causa e giocando le partite più importanti con una dedizione impressionante. Un esempio è la partita decisiva per lo scudetto contro il Parma dove realizza una “tripletta” di assist, oppure la doppia sfida contro il Borussia Dortmund in semifinale di Coppa UEFA dove mette a referto un assist e un gol. Nonostante questo però il contratto non gli viene rinnovato, anche a causa di diversi screzi avvenuti con Lippi.
USA ’94: L’UOMO CHE MORÌ IN PIEDI
Baggio inizia il suo Mondiale e alla prima partita contro la Norvegia c’è subito polemica: Pagliuca fa fallo da ultimo uomo e riceve un rosso diretto e Sacchi, commissario tecnico, decide di far uscire proprio Baggio per Marchegiani, con il vicentino che esce stizzito dal campo e, in tutta la fase a gironi, sembra un pesce fuor d’acqua, con Gianni Agnelli, presidente della Juventus lo ritiene:” un coniglio bagnato”. Il fantasista però non molla e, agli ottavi contro la Nigeria, fa un autentico lavoro di leadership. Gli Azzurri sono in svantaggio per un gol di Amunike al 26′ e la Nigeria sembra in controllo del match. L’Italia inoltre è in 10, causa espulsione di Zola. Il guizzo arriva a 2′ dalla fine grazie a Baggio che si sblocca, facendo uscire dalla bocca di Sandro Ciotti, in radiocronaca, una curiosa esclamazione.
Nel secondo tempo supplementare Baggio mette la sua doppietta, cosa che si ripete nei quarti contro la Spagna, con l’Italia che viene trascinata dal “Divin Codino” in semifinale. Ed ancora, in semifinale arriva un’altra super prestazione, sia del giocatore della Juventus, che del collettivo, e l’Italia va in in finale contro il Brasile. La partita delude le attese e ci sono pochissime occasioni, Baggio tenta di fare qualcosa ma viene chiuso dalla super difesa brasiliana, con la stessa cosa che si ripete con Romario con la nostra difesa. Si arriva ai rigori e il Brasile li segna tutti, noi ne sbagliamo due: il primo con Baresi, giocatore rimasto fuori quasi tutto il Mondiale causa infortunio e che ha insistito per esserci, giocando una partita sontuosa. Rigore decisivo che spetta a Baggio: se segna si continua, se sbaglia ha vinto il Brasile. Baggio calcia forte, per spiazzare Taffarel. Baggio però tira forte, troppo forte, e la palla finisce dolcemente nel cielo di Pasadena, consegnando la gloria al Brasile. Il “Divin Codino” rimane in piedi, immobile, perché sà che questo momento gli cambierà la carriera, più di quanto non lo avessero fatto gli infortuni, e per questo verrà soprannominato:” l’uomo che è morto in piedi”. Nel corso degli anni parlerà molto di quel rigore e c’è una piccola curiosità, legata anche alla sua vita privata: Baggio da diversi anni ha abbracciato la fede buddhista, ed ha anche un maestro privato, Daisuke Ikeda, gli disse poco prima del Mondiale testuali parole:
Il Mondiale lo vincerai o lo perderai all’ultimo secondo.

GLI ANNI MILANISTI: DALLO SCUDETTO ALLE DIFFICOLTÀ CON SACCHI
A volerlo è il Milan di Berlusconi che lo ingaggia per 18 miliardi di lire dalla Juventus. La sua annata è ottima e viene eletto giocatore dell’anno, nonostante ha diversi screzi anche con Capello, rigido nei suoi modi. Vince il suo secondo scudetto di fila ma in estate Capello fa le valigie ed arrivo al suo posto Tabarez che ad inizio stagione lo fa partire titolare (esordio anche in Champions League per lui) ma che poi viene relegato in panchina. Tabarez si dimette e torna Sacchi, suo allenatore ad Usa ’94, e tornano diversi screzi tra i due: questo perché l’ex C.T gli fece saltare Euro ’96 e, a febbraio del ’97, si arrabbia in conferenza stampa per il poco utilizzo.
GLI ANNI DI BOLOGNA E FRANCIA ’98

In estate torna Capello che però ritiene il giocatore fuori dal progetto: il Milan così lo vede al Parma che, però, Ancelotti non lo considera utile alla causa e fa saltare l’affare. Così si fa avanti il Bologna che lo prende per 5,5 miliardi di lire. La sua annata è strepitosa, con 22 gol in 30 partite e una condizione fisica eccellente, tantoché viene convocato per Francia ’98. Il rapporto con l’allenatore dei felsinei, Ulivieri, è teso: a gennaio protesta contro l’allenatore per non farlo partire titolare contro la Juventus e, i tifosi, stanno daa parte del fantasista, chiedendo l’esonero di Ulivieri. Baggio riterrà Ulivieri invidioso della sua fama.
Ai Mondiali in Francia si prende la scena, segnando due gol e sfornando tre assist in tre partite, facendo capire all’opinione pubblica che è ancora un grande giocatore. Non gioca gli ottavi di finale mentre, ai quarti, entra a quasi ’20 dalla fine contro la Francia, dove sfiora anche il gol: davanti a Barthez calcia sul secondo palo dove però il pallone rasenta quest’ultimo, terminando sul fondo. I rigori saranno ancora fatali, con Baggio che segna il suo ma non basta. Questa sarà l’ultima competizione ufficiale a cui Baggio parteciperà con la Nazionale, nonostante avesse provato a partecipare ai Mondiali del 2002 e agli Europei del 2000 e del 2004.
IL RITORNO A MILANO, QUESTA VOLTA SPONDA NERAZZURRA
In uscita dal Bologna, l’Inter lo compra all’istante, anche per rimpolpare il reparto offensivo già composto da Ronaldo, Zamorano e Djorkaeff. Inizia bene la stagione e mette a segno anche un grande gol contro il Real Madrid (3-1 per l’Inter) ed è determinante nella seconda fase a gironi (la formula della Champions League all’epoca prevedeva due fasi a gironi e poi quarti, semifinali ed etc..) ma, nella seconda fase della stagione, Baggio va in difficoltà insieme alla squadra intera, tantoché i nerazzurri arriveranno ottavi e fuori dalle coppe. Nonostante tutto però Baggio mette 15 reti a segno.
La stagione dopo è ancora più sottotono. Con l’arrivo di Lippi sulla panchina dell’Inter, Baggio viene relegato in panchina e quasi mai utilizzato dal tecnico ex Juventus. Segna solo due gol in stagione e se ne andrà al termine del suo contratto, non senza polemiche con l’allenatore. Una nota a merito di Baggio è che, oltre alle due reti in campionato, fa doppietta nello spareggio Champions contro il Parma, due reti decisive per l’Inter.
L’ARRIVO A BRESCIA: “THE LAST DANCE”
Dopo un estate intera da svincolato, Mazzone lo vuole nel suo Brescia e, al momento dell’ingaggio, fa mettere una clausola: se Mazzone venisse esonerato, il contratto di Baggio dovrà essere rescisso. In quella stagione trascina, da vero capitano, il Brescia in Coppa Intertoto, all’ottavo posto (miglior piazzamento della sua storia), segnando 10 gol in campionato. Nella stessa annata segna un altro dei suoi gol più belli. 1 aprile 2001, il Brescia affronta al “Delle Alpi” la Juventus, in piena lotta per il titolo. I padroni di casa vanno in vantaggio ma, verso la fine, si mettono in luce il futuro e il passato della Juventus: Andrea Pirlo fa un lancio precisissimo per Baggio che, a tu per tu, con Van der Sar, lo supera ed insacca, con il suo movimento che somiglia tanto ad una danza, una danza che gli permette di superare un omone di quasi due metri. Nella stagione dopo Baggio punta ai Mondiali di Corea-Giappone e, a poche giornate dall’inizio del campionato, è in testa alla classifica, tra cui una tripletta in una partita leggendaria. 30 settembre 2001, allo stadio Rigamonti di Brescia si affrontano Brescia e Atalanta in una partita sentitissima. Gli orobici però al 45′ sono giá 1-3 perché si, segna Baggio, ma poi i bresciani si fanno rimontare grazie alle reti di Sala,Doni e Comandini. Il secondo tempo scorre e il tempo diminuisce sempre di più, fino al 75′ quando Baggio trova il guizzo per il 2-3. Mazzone, uomo con una passione infinita per il calcio,sente da tutta la partita cori usati per insultare sua madre, la sua cara madre scomparsa. Allora pronuncia queste parole:” se famo er 3-3 vengo sotto a’ curva”. E 3-3 sarà, tripletta di Baggio, con Mazzone che si fará quasi tutto il campo, come se fosse lui Baggio, ma non a raggiungere l’area di rigore e calciare, no, ma ritrovarsi sotto la curva ospite, prima di tornare indietro. La stagione prosegue e Baggio subisce un grave infortunio ma lui vuole esserci per il Mondiale e rientra alla 31a giornata, segna tre gol nelle ultime giornate, ma il treno per la Corea è giá passato.

Gioca altri due anni, non con la costanza di prima, ma comunque gioca e trascina il Brescia ad un’altra salvezza. Nella stagione 2003/04 annuncia il ritiro e fa in tempo a segnare il suo 200esimo gol in A, prima di fare la sua ultima partita il 16 maggio 2004, in un Milan-Brescia, in cui tutte e due le squadre non sono in lotta per niente perché il Milan è giá campione d’Italia, il Brescia è già retrocesso. Nella partita precedente Baggio ha deciso il Brescia-Lazio al 93′. Il risultato è giá 4-2 per il Milan quando Baggio viene sostituito e si prenderà gli applausi di San Siro e, anche, da tutta Italia, quella stessa Italia incantata dalle sue giocate.


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