Tennis – Buon compleanno al guerriero Andy Murray! Storia e successi del britannico.

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La storia di Andy Murray, iniziata a Glasgow il 15 maggio 1987, è una delle più commoventi ed emozionanti del tennis. Lo scozzese è riuscito a vincere i tornei più prestigiosi al mondo ed arrivare ai massimi livelli prima di valutare il ritiro a causa del dolore all’anca. Nonostante diverse operazioni e numeroso pause dall’attività agonistica l’ex n.1 del mondo non si è ancora arreso.

RISULTATI E RIVALITÀ

Dal 1991 Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic hanno conquistato 64 Major, mentre tutti gli altri giocatori degli ultimi 30 anni si sono fermati a 63. È solo uno dei tanti dati che rappresentano la grandezza dei Big 3, capaci di occupare la prima posizione mondiale ininterrottamente dal 2 febbraio 2004 al 7 novembre 2016. Molti tennisti hanno provato ad inserirsi tra loro, su tutti Stan Wawrinka, Juan Martin del Potro, Marin Cilic, Dominic Thiem, Alexander Zverev e Daniil Medvedev. Nessuno di loro è realmente riuscito a competere con continuità contro i tre mostri sacri del tennis, la cui supremazia negli anni 2000 è stata interrotta soltanto da Andy Murray. Lo scozzese è stato in grado di giocare 11 finali Slam vincendone 3, a conquistare 14 Masters 1000, un’edizione delle Finals e della Coppa Davis, a raggiungere il n.1 ATP per 41 settimane ed è l’unico giocatore dal 2004 al 2021 ad aver concluso una stagione in vetta al ranking. È inoltre il solo tennista nella storia ad aver vinto due ori olimpici consecutivi su due superfici diverse (erba a Londra 2012 e cemento a Rio 2016).

Al di là dell’accesa competitività e delle battaglie sul campo, il rapporto con i rivali storici è sereno e rilassato. Contro Nadal ha giocato 24 volte, contro Federer 25 e ben 36 contro Djokovic. In particolar modo ha affrontato lo svizzero ed il serbo 10 volte in finali Slam, battendo Nole agli US Open 2012 e a Wimbledon 2013. Grazie alla vittoria londinese un giocatore britannico è tornato a vincere i Championships per la prima volta da Fred Perry nel lontano 1936. Nel prato della regina ha trionfato anche nel 2016, quando in finale si è liberato in tre set del canadese Milos Raonic.

Nel 2013 Andy Murray vince il secondo titolo Slam in carriera, il primo a Wimbledon. Vittoria 6-4, 7-5, 6-4 contro Djokovic.

GLI INFORTUNI

La carriera di Murray è tutt’oggi segnata da gravi infortuni. Già al termine della stagione 2013 – dopo aver vinto il primo titolo Slam pochi mesi prima – si deve fermare a causa di un problema alla schiena che l’ha costretto a rinunciare a Shanghai, Bercy e Londra. Il dolore fisico e la separazione dallo storico coach Ivan Lendl rallentano l’ascesa di Murray, che a metà stagione esce dalla top 10 dopo oltre cinque anni. Lo scozzese però non si arrende e torna a competere ad alti livelli. Nelle stagioni successive raggiunge altre cinque finali Slam, grazie alle quali (ri)vince Wimbledon nel 2016 ma non riesce ad alzare il trofeo nè in Australia nè a Parigi. A fine novembre trionfa alle Finals alla O2 di Londra e chiude l’anno al n.1 con un record di 78 vittorie e 9 sconfitte. L’ATP gli assegna anche il premio di miglior giocatore della stagione.

I veri problemi iniziano a partire dal 2017. Nel corso della stagione Murray è uscito prematuramente in diverse occasioni, tra cui gli ottavi di finale dell’Australian Open, il terzo turno a Madrid, il secondo a Roma ed il primo  del Queen’s. Le ragioni delle numerose sconfitte sono da ricercarsi in un problema fisico che lo costringe a chiudere l’annata a luglio, dopo l’eliminazione al quinto set ai quarti di Wimbledon contro lo statunitense Sam Querrey. L’infortunio in questione è un problema all’anca, che al termine dell’anno lo fa scivolare fino al 16^ posto in classifica. Le proiezioni e le ambizioni dello scozzese sono già rivolte al 2018, ma a pochi giorni dall’inizio dei tornei australiani decide di operarsi. Rientra nel circuito soltanto a luglio da n.156 del ranking, perdendo al Queen’s contro Nick Kyrgios. La stagione di Murray è caratterizzata da comprensibili alti e bassi che lo portano al n.839 del mondo, anche a causa della rinuncia ai Championships. Migliora pian piano la classifica, soprattutto grazie ai quarti di finale raggiunti a Washington (miglior risultato dell’anno) che lo riportano nei primi 400.

Andy Murray dolorante a Wimbledon.

La strada sembra essere quella giusta per tornare a buoni livelli, ma lo stesso Murray sconvolge tifosi e giornalisti ad inizio 2019. L’11 gennaio, in una storica conferenza stampa agli Australian Open, afferma di trovarsi in una miglior forma fisica rispetto a pochi mesi prima, non riesce ancora a giocare senza delire dolore. Lo scozzese confessa in lacrime di contemplare il ritiro.

“Sto soffrendo da circa 20 mesi. Ho provato a fare il possibile per aiutare il mio fisico, ma tutto ciò non ha aiutato. Non so se sono in grado di giocare sopra il dolore per 4 o 5 ore, quindi questo potrebbe essere l’ultimo torneo della mia carriera. Le ragioni di un’operazione come questa non sono legate alla carriera sportiva, ma alla vita quotidiana.”

Murray scende comunque in campo a Melbourne ed esce di scena al primo turno per mano di Bautista Agut. A pochi giorni di distanza dalla sconfitta a Londra si affida al dottor Dereck McMinn per una nuova operazione all’anca, la quale viene rivestita con due lamine di acciaio emisferiche a coprire l’articolazione. Dopo diversi mesi di assenza si ripresenta durante i tornei su erba, giocando in doppio al Queen’s (vinto in coppia con Feliciano Lopez), ad Eastbourn e a Wimbledon. Soltanto ad ottobre torna a giocare in singolare nel circuito maggiore e, dopo un normale periodo di adattamento, vince il primo titolo all’ATP250 di Anversa da Dubai 2017. Tra vittorie, sconfitte ed altri lievi dolori all’anca, Murray oggi occupa la posizione n.42 della classifica ATP. Nel 2022 è tornato a giocare 45 partite, massimo in stagione dalle 87 del 2016.

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