Team storici F1 – Lotus: il sogno di Colin Chapman

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I PRIMI ANNI E I GRANDI SUCCESSI

Era il Gp di Monaco del 1958 quando la Lotus fece il suo esordio in F1 con due piloti d’eccezione come Graham Hill e Cliff Allison pronto a mostrare anche alla massima categoria, così come aveva già fatto in precedenza nelle categorie minori, la bravura di Colin Chapman nel produrre monoposto.

I primi due anni sono di assestamento e non sembrano essere particolarmente brillanti, ma nel 1960 vi è il punto di svolta con la duplice vittoria di Stirling Moss a Montecarlo e a Riverside.

L’ERA D’ORO CON JIM CLARK

In quella stagione negli anni seguenti a portare la Lotus all’età dell’oro in F1 non è Moss ma il suo compagno di squadra: il giovane Jim Clark. Un’era, quella di Clark, in cui la Lotus scrisse la storia un Gp dopo l’altro, aggiudicandosi non solo il campionato del 1963 ma anche quello del 1965. Il cambio di regolamento del 1966 comportò però una stagione davvero dura per la Lotus che con Clark riuscì a conquistare una sola vittoria, quella del Gp degli Stati Uniti. Nel 1967 lo schieramento in pista della Lotus si potenziava sempre di più, ad affiancare Clark, dopo otto anni, venne richiamato Graham Hill, fresco vincitore del campionato del ‘62 con BRM. Ma, nonostante la forza del team e la velocità della Lotus 49, quel campionato non verrà conquistato dalla squadra inglese a causa dei frequenti problemi di natura meccanica che si presentavano spesso durante le gare.

LA SCOMPARSA DI CLARK E IL TITOLO CON GRAHAM HILL

L’anno successivo, quello del 1968, è tristemente ricordato nel mondo della Formula Uno per la scomparsa di Jim Clark, avvenuta il 7 Aprile durante una lunga pausa della F1 per cui il pilota scozzese decise di prendere parte al campionato di Formula Due, perdendo la vita nel corso del Gp di Hockenheim. La Lotus è costretta quindi a far correre al posto dell’insostituibile Clark, lo svizzero Jo Siffert. Quell’anno Hill porta avanti una stagione davvero meravigliosa per quanto riguarda i risultati ottenuti in pista e conquista non solo il titolo piloti ma anche il titolo costruttori, mentre il suo compagno di squadra, Siffert, riesce a trionfare in Gran Bretagna.

L’ERA RINDT E UN MONDIALE NELLA TRAGEDIA

Nella stagione successiva approda nel team inglese il giovane e promettente Jochen Rindt e le premesse erano buone per quanto riguardava la Lotus, che però non aveva considerato il potenziale della Tyrell di Jackie Stewart, che si dimostra molto più veloce della Lotus lasciando ai suoi avversari poco spazio per trionfare. Hill riesce comunque a vincere il Gp di Montecarlo e Rindt quello degli Stati Uniti. Il campionato si conclude quindi con la vittoria di Jackie Stewart e con una Lotus posizionata settima in classifica con Hill e quarta con Rindt.

L’anno seguente Hill, considerato al termine della sua lunga carriera viene sostituito da Miles, che non riuscendo a collezionare degli ottimi risultati dovrà nel corso del campionato cedere il proprio posto a Wisell. La stagione della Lotus inizia con la potente ma inizialmente inaffidabile Lotus 72, che dopo le problematiche tecniche accusate durante il Gp di Spagna sarà sostituita in pista dalla vecchia Lotus 49 per poter essere perfezionata in officina dallo stesso Chapman. Quando la monoposto 72 C torna in F1, Rindt ha già conquistato una vittoria con la 49 e si appresta a vincerne altre quattro di fila con la nuova potente vettura. L’austriaco giunge così a quattro gare dal termine come primo in campionato, distaccato di 20 punti da Brabham. La prossima gara in calendario sarebbe stata il Gp d’Italia ma Rindt quella gara non la disputerà mai, poiché durante le prove del sabato ebbe un terribile incidente e morì nel trasporto in ospedale. La tragedia colpì duramente tutto il mondo della F1 e soprattutto Colin Chapman che solamente due anni prima aveva perso anche Clark. Nonostante la sua scomparsa Rindt divenne comunque campione del mondo nel 1970, primo e unico postumo.

Colin Chapman

ANNI DIFFICILI

Gli anni 70 per la Lotus non si dimostrano essere particolarmente brillanti, nonostante infatti la vincita del campionato nel 1972 con Fittipaldi, per quanto riguarda gli altri anni il pilota brasiliano e il suo compagno di squadra Peterson cercarono di conquistare più vittorie possibili ma con una macchina come la 72 sempre più obsoleta per il tempo.

Nel corso degli anni Fittipaldi abbandonò addirittura furiosamente la squadra accusandola di privilegiare nelle scelte Peterson non permettendo al brasiliano di poter vincere altri campionati. Al suo posto arrivò il pilota belga Jacky Ickx, nel corso degli anni sostituito poi da Andretti.

L’ARRIVO DI ANDRETTI, L’ULTIMO MONDIALE E LA TRAGEDIA PETERSON

Nel 76 Chapman presentò un nuovo modello della Lotus 77 che oltre che leggero e veloce si dimostrò essere fin troppo fragile e ciò portò dopo una sola gara dall’inizio della stagione entrambi i piloti ad abbandonare il team, sostituiti da Evans e da Nilsson, ma Peterson e Andretti torneranno poi in Lotus nel 1978. I due da subito si mostrano agguerriti l’uno verso l’altro, Andretti vince la prima gara in campionato, in Argentina,e Peterson la terza, in Sudafrica. Un mondiale molto combattuto e nella cui sfida si aggiunge anche la Tyrell di Depailler. Andretti vince le gare ma Peterson si dimostra essere molto più veloce di lui soprattutto sul giro lanciato, per la proclamazione si aspetterà però il Gp di Monza, dove avviene la sfida decisiva. Andretti conquista la pole position e Peterson soltanto la quinta posizione, dovendo peraltro partire al via con la vecchia Lotus 78, essendo stata danneggiata la sua Lotus 79 durante il warm up. Si parte, ma accade qualcosa di drammatico: il motore di Peterson non va e viene preso a piena velocità dalle vetture di Hunt e di Patrese, la sua monoposto si incendia velocemente e il personale di pista con gli altri piloti cercano di tirarlo fuori il più presto possibile, ci riescono ma lo svedese presenta molte fratture e nonostante i medici tentino per tutta la notte di potergli salvare la vita, Peterson muore il giorno seguente.

IL LUNGO E SOFFERENTE DECLINO

Dopo il 1978 per la Lotus la strada in F1 diventa sempre più complicata, riuscendo ad aggiudicarsi solamente qualche vittoria ma nessun campionato e subendo anche la morte del proprio fondatore, avvenuta nel dicembre del 1982.

Un breve rinascita avverrà a metà degli anni ’80 grazie all’ingaggio di un talentuoso Ayrton Senna, che riporta alla vittoria la storica scuderia inglese e anche in lotta per il titolo mondiale.

Gli anni di successivi saranno molto critici e privi di soddisfazione e a fine 1994 la Lotus, oramai anche in crisi finanziaria, dopo 37 anni, si ritirerà definitivamente dalla Formula Uno.

LA BREVE SPERANZA DI UN RITORNO

Il 15 Settembre 2009 avvenne però la svolta, la FIA annunciò il ritorno in F1 del team Lotus F1 Racing, sostenuto dal governo malese. Il nuovo team venne prima motorizzato da Renault fino al 2015, poi da Mercedes per un solo anno e poi definitivamente acquistato da Renault, che si apprestava a tornare in F1 sostituendo completamente la Lotus, che durante questo suo ritorno non aveva ottenuto gran risultati.

Lotus del 2010

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