2 Aprile 2013 – A lezione di tiro con Melo

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Miami, 2 Aprile 2013.

A South Beach, nella tana dei Miami Heat, arrivano i New York Knicks guidati da Carmelo Anthony.

Siamo nel rush finale di una stagione dominata in lungo e in largo da LeBron e i suoi Heat, già campio in carica. È uno scontro al vertice fra le prime due della classe, tanto vicine in classifica quanto distanti nel record. Miami guida la Eastern Conference con 58 vittorie e 15 sconfitte, inseguono i Knicks con 46 vinte e 26 perse.

Ai Knicks manca solo Amar’e Stoudemire, alle prese con grossi problemi al ginocchio, mentre fra le fila Heat LeBron e DWade siedono comodamente in panchina in abiti borghesi.

Carmelo e Amar’e, che rimpianto per i Knicks.

Alle 8 ora di Miami, la palla a due.

Fin dal primo possesso si capisce che è una di quelle serate in cui Carmelo Anthony fa letteralmente quel che vuole.

Al primo pallone toccato mette un jump, uno dei suoi, in faccia a Udonis Haslem. Nei successivi dodici minuti, piovono canestri.

Udonis Haslem, uno dei migliori difensori a roster, non può nulla contro il magico jumper di Melo.

Un minuto dopo aver rotto il ghiaccio, Melo riceve da Raymond Felton, tripla in spot up, solo rete.

Dopo due canestri assistiti, decide di mettersi in proprio. Lui che in carriera è sempre stato un grande solista, da quel momento in poi si carica la squadra sulle spalle.

Attacca Bosh dal palleggio, il lungo degli Heat non gli lascia più di un metro e prova a contestare il tiro ma Melo lo folgora con una tripla.

Possesso successivo, di nuovo contro Bosh, spalla contro petto, si separa, splash.

Prima serio parziale: 13-4 per i Knicks. Gli Heat però tornano subito in partita con Mike Miller, Chris Bosh, Udonis Haslem e Norris Cole che confezionano un controparziale di 13-2.

Melo, che si era preso qualche possesso di riposo, risponde subito presente. Riceve in angolo, finta di tiro, Haslem abbocca, due punti comodi.

Azione successiva: ferma il palleggio, jab step, tripla.

Il primo quarto è semplicemente magico: 12 minuti, 8 tiri di cui 7 a bersaglio.

Mai come in quell’anno, Melo è l’idolo del Madison Square Garden.

Nel secondo quarto rimane a riposo per i primi 5 e gli Heat prima recuperano, poi mettono la freccia grazie ai canestri di Ray Allen e ai centimetri di Chris Bosh. Quando il gatto non c’è, i topi ballano.

A 7 dall’intervallo, Melo rientra. Shane Battier sbaglia la tripla del +8 e Hoodie risponde con un canestro da fantascienza: attacca Battier spalle a canestro, aspetta il raddoppio di Mike Miller quindi scarica per Jason Kidd, che gliela rende in ala. A quel punto tutti sanno la sua prossima mossa ma nessuno sa come difenderla: jab step, partenza a sinistra, fade away. Solo rete.

I Knicks continuano a martellare col proprio numero 7, ma Miami risponde con quattro triple su sette possessi. Nonostante l’assenza dei due leader, che se la spassano allegramente in panchina, gli Heat sono più vivi che mai e all’intervallo chiudono avanti di 8. Carmelo Anthony, intanto, arriva a quota 27 su 50 punti totali.

Quando le squadre rientrano in campo, l’inerzia del match vira tremendamente verso la Grande Mela.

Quella partita, Melo, proprio non vuole perderla.

È il momento di spingere sull’acceleratore, come Lewis Hamilton, è hammer time.

Quattro dei primi canestri dei newyorkesi portano la sua firma: prima due classici pull-up alla sua maniera, poi due triple in catch and shoot. I Knicks prima accorciano, poi si riportano nuovamente avanti.

Nel solo terzo quarto Hoodie segna 6 canestri e un tiro libero, per un totale di 15 punti dal coefficiente di bellezza straordinario.

Shane Battier non lo molla un attimo, ma Hoodie è letteralmente infermabile

Siamo già oltre quota 40, ma gli Heat sono lì, attaccati, due sole lunghezze indietro.

L’ultimo quarto, quello decisivo, inizia con un mini parziale in favore degli ospiti, prontamente ribaltato da un super Chris Bosh. Carmelo mette piede in campo a 9 minuti dal termine, ma per cinque lunghi minuti non tira nemmeno una volta.

Poi, all’improvviso, si accende e spara un jump in faccia ad un attonito Bosh. Possesso successivo: stavolta si mette in angolo, aspetta lo scarico di Jason Kidd, che arriva, così come arriva la tripla.

Mentre Spike Lee, come al solito presente in prima fila, incita i ragazzi, i Knicks allungano.

Spoelstra chiama due time out ravvicinati nella speranza di rianimare la squadra ma JR Smith punisce con la tripla. Accorcia Ray Allen, ma nell’ultimo minuto Melo mette il punto esclamativo, prima dalla lunetta e poi col suo classico palleggio, arresto e tiro. New York batte Miami 102-90, per Carmelo Anthony sono 50 punti senza mai attaccare il ferro.

Una serata destinata a rimanere negli annali per molto, molto tempo.

Nessuno, in quasi 70 anni di NBA, aveva mai segnato così tanti punti senza mai far canestro nel pitturato. Non un layup, neanche una schiacciata, soltanto una serie infinita di tiri da ogni posizione convertiti in canestri dall’efficienza clamorosa, che solo uno scorer purissimo poteva fare, che corrisponde al nome di Carmelo Kyam Anthony da West Baltimore.

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