Era tutto troppo tranquillo per essere una delle Trade Deadline più attese degli ultimi anni, poi all’improvviso il mercato si è acceso e sono arrivati i botti, quelli veri, quelli che spostano gli equilibri da una costa all’altra.
Ma partiamo dal principio, dove tutto ebbe inizio, ovvero Brooklyn, New York.
SCOSSONE NETS
La situazione in quel di Brooklyn era più che tranquilla, nonostante KD fosse ai box per infortunio da inizio Gennaio, la squadra stava rimanendo a galla.
Kyrie Irving si era caricato i compagni sulle spalle permettendo ai Nets di non replicare la stagione passata, quando senza Easy Money Sniper persero 15 partite su 21 di cui 11 consecutive.
Premessa la situazione dei Nets, c’è da fare un’altra precisazione: Kyrie è in scadenza a giugno e vuole il max contract, quello delle Superstar, ovvero una cosa come 200 milioni in 4 anni.
Il giocatore e la dirigenza si erano ripromessi di parlarne a fine anno, a bocce ferme e in serenità, ma nei primi giorni di Febbraio, l’entourage dell’ex Cavs aveva riaperto le conversazione con Sean Marks, attuale GM dei Nets. Entrambe le parti, però, erano ferme sulle loro richieste, diametralmente opposte l’una dall’altra. Risultato? Irving, nel primo pomeriggio di Venerdì 3 Febbraio, chiede di essere scambiato.
LeBron fiuta l’affare e spinge la dirigenza gialloviola a fare un tentativo con gli unici asset a loro disposizione: Russell Westbrook + le due prime scelte del 2027 e del 2029. Pelinka ci prova, ma dai Nets arriva un secco NO.
Ci provano anche i Phoenix Suns, che sono disposti ad inserire nel pacchetto addirittura Chris Paul, ma Sean Marks declina.
Irving lascerà Brooklyn soltanto due giorni dopo, quando alla porta del Barclays Center bussano i Dallas Mavericks. L’offerta comprende Spencer Dinwiddie, Dorian Finney-Smith, la prima scelta del 2029 e le seconde del 2027 e 2029.

Affare fatto, Kyrie Irving raggiunge Luka Doncic, per creare un tandem offensivo di incredibile qualità.
Passa giusto qualche giorno prima che un altro terremoto sconvolga i Nets: Kevin Durant chiede alla dirigenza, per la seconda volta in meno di un anno, di essere scambiato, ma stavolta indica una sola destinazione: Phoenix.
Le conversazioni fra le parti in causa vanno avanti per un giorno e poco più, quando alle prime ore di Giovedì 9 Febbraio arriva il fatidico tweet di Wojnarowski. Durant in Arizona insieme a TJ Warren, in cambio di Mikal Bridges, Cam Johnson e Jae Crowder più 4 prime scelte e lo swap del 2028.

Jae Crowder a Brooklyn resta solo di passaggio: 4 seconde scelte e Crowder va a Milwuakee.
I Big Three che dovevano dominare la lega si sono sciolti come neve al sole. Di quella squadra baciata dalla sfortuna ma anche dall’incompatibiltà mentale dei protagonisti non resta nient’altro.
COSA CAMBIA?
I Brooklyn Nets, che per un mese hanno fatto credere di essere praticamente imbattibili, sono stati smantellati. Adesso addio sogni di gloria, l’anello è diventato di colpo irraggiungibile, d’ora in poi ci sarà spazio ai giovani e ai nuovi arrivati, con un occhio al futuro. Si è chiusa una porta e chissà che non si apra un portone.
Lato Dallas, invece, resta più che mai l’incognita difesa, ma finalmente aggiungono la tanto bramata seconda opzione offensiva. Perdono il loro miglior difensore, Dorian Finney-Smith, ma aggiungono uno dei migliori secondi violini della lega. Resta da vedere se, a fine anno, Irving rifirmerà oppure sarà soltanto un noleggio a breve termine.

Phoenix, dal canto suo, nonostante abbia perso la sua ancora difensiva, si candida prepotentemente ad essere la favoritissima ad Ovest. Booker e KD insieme fanno realmente paura, soprattutto se armati da uno dei playmaker più forti di ogni epoca.
All’improvviso, l’Ovest torna selvaggio.
RIVOLUZIONE LAKERS
Dopo mesi di conversazioni, ipotesi di trade più o meno realistiche, alla fine i Los Angeles Lakers riescono a liberarsi di Russell Westbrook.
Russ era arrivato a LA nell’estate 2021 con un unico obiettivo: vincere il tanto agognato anello. Fin dal primo giorno però si è capito che lui e LeBron in campo insieme non possono starci.
La dirigenza gialloviola ha provato a piazzarlo ovunque, ma giorno dopo giorno il valore dell’ex MVP andava calando.
A lungo si è parlato di una trade con gli Indiana Pacers, con Buddy Hield e Myles Turner da tempo sul taccuino di Rob Pelinka, ma la volontà di non rinunciare alle ultime due prime scelte rimaste ha fatto saltare l’affare.
Alla fine, dopo un anno di tira e molla, i Lakers hanno pescato il coniglio dal cilindro.
Westbrook finisce agli Utah Jazz insieme alla prima scelta del 2027, ai Lakers vanno D’Angelo Russell, Malik Beasley e Jarred Vanderbilt, mentre Minnesota riceve Mike Conley.

Ma i botti non sono ancora finiti: Thomas Bryant chiede di essere scambiato e viene spedito a Denver in cambio di Davon Reed e due seconde scelte. Per correre ai ripari, Patrick Beverley viene scambiato per Mo Bamba.
COSA CAMBIA?
Se a queste trade aggiungiamo quella di Hachimura, possiamo realmente parlare di rivoluzione gialloviola.
Nel giro di 10 giorni i Lakers cambiano radicalmente volto, aggiungendo tiro, centimetri e difesa. Restano poco meno di 30 gare da giocare e se si vogliono centrare i playoff il margine di errore è veramente ridotto. Occhio però, a dare per morto un leone ferito, visto che in 20 anni di carriera LeBron ci ha abituato a diverse imprese in situazioni molto peggiori.
Alla fine della fiera, Westbrook e Beverley ottengono il buyout rispettivmente da Utah Jazz e Orlando Magic per approdare uno ai Clippers e l’altro a Chicago.
LE DELUSIONI
Se Nets e Lakers hanno fatto i veri botti di mercato, la vera delusione sono stati i Toronto Raptors.
Dall’unica franchigia non-statunitense ci si aspettava sicuramente qualcosa in più, per dare un serio strappo alla stagione e abbandonare quel bruttissimo limbo di metà classifica.
C’erano diversi nomi in entrata, uno su tutti Kevin Durant, ma anche tanti in uscita, come OG Anunoby, Fred VanVleet e Gary Trent Jr. Tutti immaginavano che prima o poi venisse fuori una blockbuster trade, e invece si sono limitati ad aggiungere Jakob Poeltl in cambio di una futura prima scelta. Uno scambio che aggiunge fisicità, difesa e rimbalzi, che porta qualche miglioramento ma un vero cambio di passo.

L’altra grossa delusione sono i Chicago Bulls, che sembravano vicini alla rivoluzione, ma alla fine sono rimasti immobili.Uno fra DeMar DeRozan e Zach LaVine è destinato a partire in estate e tutto fa presagire che, salvo colpi di scena, a lasciare Chicago sarà l’ex San Antonio, in scadenza a giugno 2024.
Soltanto a stagione finita si capirà la direzione della franchigia dell’Illinois, ma sono alte le probabilità che si decida di ripartire da LaVine, in attesa di sapere se e quando Lonzo Ball potrà tornare sul parquet.

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