We are all witnesses

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38 390… and counting.

Era nell’aria da mesi, forse anni.

Finalmente l’ultimo record è caduto, quello insuperabile che resisteva dal 5 Aprile 1984.

All’epoca il fu Lew Alcindor, ormai da più di dieci anni Kareem Abdul Jabbar, a siglare i due punti necessari per superare i 31 419 punti di Wilt Chamberlain. Lo aveva fatto alla sua maniera, col suo tiro indifendibile, quel gancio cielo che tanto celebre lo aveva reso.

Las Vegas, 1984.

A fine carriera i punti segnati da Mr Sky Hook saranno 38 387, un numero enorme, destinato a rimanere in vetta chissà per quanto.

Nemmeno Karl Malone, ad oggi terzo scorer di tutti i tempi, è riuscito a scollinare i trentottomila punti, fermandosi a quota 36 928.

A distanza di quasi 40 anni da quel magico 5 Aprile, stanotte la storia si è ripetuta.

LeBron Raymone James è il nuovo scoring leader della NBA.

Sono stati giorni selvaggi, caratterizzati da una corsa folle per accaparrarsi sia la diretta nazionale che un biglietto per la Crypto.Com Arena. La data cerchiata sul calendario è quella del 7 Febbraio 2023, quando i Lakers tornano a Los Angeles dopo cinque partite giocate sulla costa Est.

Quando all’ormai ex Staples Center arrivano i giovani Oklahoma City Thunder, a LeBron mancano 36 punti per superare The Cap.

Ci sono tutti a L.A, da Denzel Washington a Kareem Abdul Jabbar, da Phil Knight (il signor Nike, per chi non lo conoscesse) a John McEnroe, passando ovviamente per la famiglia: Mamma Gloria, colei che lo ha tenuto lontano dalla strada, la moglie, Savannah, conosciuta fra i banchi del liceo e divenuta compagna di una vita, i figli, Bronny e Bryce, già stelle della pallacanestro liceale.

Il momento tanto atteso è sull’ultimo possesso dei gialloviola nel terzo quarto. Il Re riceve palla da Westbrook all’altezza della lunetta, spalle a canestro, attacca Kenrich Williams, prima finta con un paio di Jab Step, poi un palleggio, due, tre. Al terzo la raccoglie, fade away.

Quando parte il tiro, sanno tutti dove andrà a finire.

Non c’é un solo bipede senziente (per citare l’avvocato Buffa) presente allo Staples Center che non sappia dove andrà a finire quel pallone. Solo rete. 38388 punti. Braccia al cielo.

Kareem, schivo e silenzioso come sempre, si alza per consegnare il testimone al Re, accompagnato dagli applausi di un palazzo più pieno che mai.

L’abbraccio che segna il pasaggio di consegne.

Il gioco si ferma per celebrare il momento irripetibile e LeBron, visibilmente emozionato, scoppia in un pianto spontaneo.

Non dimentica le sue origini, lui che è partito da zero, da far canestro in una tanica di latte appesa ad un palo del telefono a diventare il miglior marcatore della NBA. Lui che da quando aveva diciassette anni è The Chosen One, il Prescelto, ma che da sempre è Just a kid from Akron.

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