Dalla Tyrrell alla Mercedes: una storia infinita e vincente

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La Mercedes, nell’ultima decade capace di dominare sotto ogni aspetto la formula uno, ha alle spalle un’evoluzione decennale, che parte già dagli anni ’50 con i due titoli piloti conquistati da Juan Manuel Fangio. Oggi ripercorreremo alcune delle tappe fondamentali della storia della scuderia anglo-tedesca, a partire dal 1970, anno che vide l’esordio su quattro ruote della mitica Tyrrell.

1970-1998: L’ERA TYRELL

Riavvolgiamo dunque il nastro per ricordare quel piccolo team britannico, con sede a Ockham, dalle gigantesche ambizioni, che non ci metterà tanto a mettere in pratica. Una prima prova dei desideri di vittoria della Tyrrell è l’ingaggio, subito dopo la fondazione, del pilota campione in carica Jackie Stewart, che l’anno seguente sarà in grado di vincere il mondiale (con Tyrrell che conquisterà anche il titolo costruttori), per poi ripetersi nel 1973: gli unici sigilli in 28 anni di Formula Uno. In questo arco di tempo, contrassegnato da una costante permanenza ai vertici e poi di un lento e inevitabile calo negli ultimi tempi, siederanno sul sedile britannico anche Jody Sheckter, Pironi, Ronnie Peterson e Michele Alboreto: sarà proprio quest’ultimo a consegnare al mito l’ultima vittoria del team, datata 1983, in America.

La storica e innovativa p34 della Tyrrell, con le ruotine anteriori

1999-2005: ARRIVA LA BAR

Nel 1998 la British American Tobacco rileva la Tyrrell, che cambierà il nome in BAR. Dopo aver spostato la sede a Brackley, il presidente della società David Richards punta subito a costruire un team competitivo. Per il primo anno viene ingaggiato il campione del mondo ’97 Jacques Villeneuve, ma la vettura si rivela poco performante e non andrà mai a punti. Dopo qualche stagione in crescendo ma pressoché anonima, con soli due podi, nel 2004 arriva la svolta: con Jenson Button e Takuma Sato al volante il team conquista 11 podi, 1 pole e 119 punti che valgono il secondo posto nel campionato costruttori, dietro al capolavoro di perfezione F2004. La stagione seguente, conclusa con un sesto posto nei costruttori, segna la fine della breve storia della BAR in F1: la squadra infatti verrà ceduta nel 2006 alla Honda, già motorista del team dal 2000 al 2005.

2006-2008: IL BIENNIO HONDA

Il colosso nipponico torna in formula uno e la prima cosa che fa è ingaggiare Rubens Barrichello per affiancare Jenson Button. La stagione d’esordio si rivelerà molto positiva: Button vince in Ungheria, la macchina è competitiva e va costantemente a punti, conquistando il quarto posto nei costruttori. Ma il biennio successivo sarà un disastro: doppio nono posto in campionato e progetto accartocciato.

2009: BRAWN GP, UN ANNO DA DIO

La squadra giapponese lascia subito il paddock, e l’ex team principal Ferrari Ross Brawn fiuta l’occasione, rilevando il team. Che, sotto la sua supervisione sempre attenta e all’avanguardia, riuscirà subito a imporsi, vincendo il mondiale piloti con Button e quello costruttori con ben otto vittorie. Poi arriva Mercedes, che fa sua la scuderia per farne il suo impero.

2010-OGGI: IL DOMINIO MERCEDES

La Brawn GP dura un anno, prima che la casa di Stoccarda si prenda, letteralmente, tutto. L’inizio però è complicato, nonostante l’ingaggio ambizioso di Michael Schumacher, al fianco del giovane Nico Rosberg, e il team ci metterà un po’ per stabilirsi nell’elite.

Una prima e definitiva svolta arriva nel 2013, con la firma di Lewis Hamilton, seguita, l’anno successivo, dall’inizio dell’era ibrida, che Mercedes adatterà alla perfezione sulle sue vetture, creando dei veri e propri carrarmati. Grande macchina, grandissima squadra: sotto la leadership e il carisma del team principal Toto Wolf, in questi nove anni, le frecce d’argento hanno dominato e colonizzato la formula uno, vincendo otto titoli costruttori e sette mondiali piloti (6 portano la firma di Hamilton, uno di Rosberg). Ma a Brackley non sembrano mai sazi…

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