
Il Natale del 1914 è stato il primo contrassegnato da una guerra mondiale. La Grande guerra era infatti scoppiata era scoppiata il 28 luglio, 5 mesi prima. L’Europa è disseminata di trincee ma il Natale regala almeno per una notte di pace. Specialmente a Ypres, nelle Fiandre, dove inglesi e tedeschi si trovano a combattere, l’atmosfera natalizia inizia ad occupare il campo di battaglia già nella sera della vigilia. Ernie Williams, soldato scozzese vede accendersi una luce, delle candele e poi una canzone nella trincea nemica. I tedeschi stanno ascoltando e cantano “Stille Nacht”, tipica canzone di Natale. Williams la riconosce, chiama dei suoi compagni e decidono di rispondere con “Silent Night” canzone natalizia inglese a sua volta riconosciuta dai tedeschi, le trincee iniziano ad applaudire e a familiarizzare parlando in inglese, che i tedeschi sapevano. “Buon Natale! Se voi non sparate, non spariamo neanche noi“, i soldati iniziano a scambiarsi gli auguri di Natale, qualcuno si spinge fino a raggiungere la trincea avversaria per interrompere le ostilità almeno in un giorno di festa per tutti e scambiarsi biglietti di auguri e regali tra cui stivali, giacche, sigarette, elmetti e dolci.
La notte di Ypres fu però solo un’anticipazione di quello che poi sarebbe successo al mattino. In mezzo al campo di battaglia infatti spuntò un pallone, non si sa da quale parte, ma entrambi gli schieramenti scesero in campo, composero le porte utilizzando delle pietre per i pali e iniziarono una partita. Inglesi e tedeschi erano avversari, ma giocando a calcio, divertendosi, la vittoria di una o dell’altra parte sarebbe dipesa da un pallone che passava tra due pietre, proprio in un campo dove invece le stesse compagini erano avversarie con i fucili in mano fino al giorno prima e lo saranno nuovamente dal giorno dopo. A rivendicare la vittoria di quella partita furono entrambe, gli inglesi dicevano di aver dato una lezione di calcio ai tedeschi che a loro volta parlano di una vittoria raggiunta grazie allo strapotere fisico. Ad aver ragione potrebbero essere i tedeschi, dato che la versione più probabile è quella di un 3-2 tedesco come raccontato da Bruce Bairnsfather, vignettisa britannico che all’epoca era capitano di un reggimento di mitragliatrici.
A concludere la sfida fu però un filo spinato, come succede a migliaia di ragazzini in campi improvvisati infatti il pallone si bucò e costrinse i soldati a concludere la partita e tornare nel proprio accampamento ricevendo anche rimproveri e punizioni dai comandanti che non gradirono quella mezz’ora di gioco con gli avversari tanto da occultare la notizia, fatta trapelare poi dal New York Times il 31 dicembre pubblicando le lettere che i militari mandavano a parenti e amici.
Per qualcuno continuerà ad essere solo uno sport, ma il calcio forse, essendo solo uno sport, ha questa grande capacità di mettere tutti d’accordo, di isolare dal mondo circostante, di mettere in secondo piano quello che sta succedendo e concentrarsi su quel pallone che rotola. Un pallone che rotolando è stato in grado di fermare, anche se per un breve momento, una guerra in un Natale che per molti sarebbe stato l’ultimo, ma in quel momento l’avversario era da battere facendo un gol in più. Tiri, passaggi, gol, assist, falli, contrasti e parate hanno per un momento interrotto la tragedia della guerra. Sarà solo uno sport, ma un momento felice, l’ultimo momento felice per alcuni, è stato passato così perchè forse è solo uno sport ma quello che ci regala può essere molto di più.
Buon Natale!

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