
Capriolo, Brescia, in quel paese che all’epoca contava poco più di 3000 abitanti nasce Mario Rigamonti, da padre Aurelio e madre Agostina, entrambi gestori di un ristorante albergo a Brescia. Di ruolo difensore, da ragazzo praticò anche la lotta, ottenendo successi a livelli regionali. Suo fratello Luigi, proprio per quel che riguarda la lotta, partecipò ai Giochi Olimpici di Londra 1948. Morì il 4 maggio 1949 nella tragedia di Superga, all’età di 26 anni, assieme ad altre 30 persone.
LA CARRIERA
Mario iniziò a muovere i primi passi nel Brescia, e poi approdò nel 1941 al Torino, ma raggiungerà la prima squadra granata solo nel dopoguerra, infatti durante la guerra giocò in prestito con la maglia del Brescia il torneo bellico del 1944 e con quella del Lecco il Torneo lombardo 1944/45. Poi, col Torino giocò 140 partite di campionato, contribuendo alla vittoria di quattro scudetti consecutivi dal 1945 al 1949, prima della strage di Superga. Si fece riconoscere subito per il suo atteggiamento rabbioso e coraggioso in campo nei confronti degli avversari, le sue caratteristiche infatti possono portare a definire Rigamonti come un Gattuso moderno. Fece anche 3 presenze con la nazionale, della quale all’epoca veniva considerato un futuro titolare fisso, come erede dello juventino Carlo Parola. A lui è dedicato lo stadio della sua città, che gli fu intestato nel 1959 dopo i lavori di ampliamento della struttura, ed inoltre gli è stato anche cointestato lo stadio di Lecco, altra squadra in cui Rigamonti ha militato. Lo stadio porta il suo nome assieme a quello di Mario Ceppi, storico presidente della società lombarda.

Lascia un commento