Originariamente noto come Amare senza l’apostrofo (ha deciso di cambiare il nome per adattarlo alla pronuncia americana) Stoudemire è stata un’ottima ala grande in NBA e può anche vantare una medaglia di bronzo alle Olimpiadi.
INFANZIA E COLLEGE
Stoudemire nasce a Lake Wales in Florida. Non ha un’infanzia felice, infatti i genitori divorziano presto e lui e suo fratello vanno a casa della madre, la quale però era spesso in prigione per piccoli furti. Nel 1994 decide di andare da solo nello stato di New York e ad aiutarlo e fargli da padre è il poliziotto Burney Hayes. Lo statunitense gioca a basket per strada sino ai suoi 14 anni, quando si iscrive alla squadra di basket della scuola, in cui non gioca neanche una partita per gli scarsi risultati ottenuti tra i banchi. Stoudemire cambia High school e dimostra di essere un buon giocatore di basket nel successivo anno per poi esplodere nel suo ultimo anno di liceo con 29,1 punti, 15 rimbalzi, 6,1 stoppate e 2,1 palle rubate a partita. Questa stagione porta le quotazioni dell’ala grande alle stelle, infatti finisce nel quintetto All American High School e viene eletto miglior liceale della Florida. Stoudemire decide perciò di candidarsi al draft e viene preso dai Phoenix Suns con la 9° scelta assoluta.

ENTRATA NELLA LEGA E ALL STAR
In Arizona Amar’e gioca bene e riesce a contraddistinguersi nonostante l’altissimi livello dei compagni, tanto da essere eletto Rookie of The Year con quasi 14 punti e 9 rimbalzi di media. La squadra riesce ad arrivare ai playoff ma perde in 6 partite contro San Antonio. Nella seconda stagione la squadra, complice la cessione del play Marbury, cala parecchio e vince solo 29 partite. Nonostante ciò Stoudemire migliore ancora le sue statistiche e, in una partita contro Utah, raggiunge le 10 stoppate in un solo match. La stagione successiva è quella della rinascita per i Suns, che riescono a ottenere il playmaker Steve Nash, il quale riesce ad elevare anche il gioco di Stoudemire, che guadagna la sua prima presenza in un All Star Game grazie ai suoi 26 punti ad allacciata di scarpe. Ai play l’ala grande si prende la squadra sulle spalle e segna 37 punti di media nelle finali di Conference contro gli Spurs, ma non bastano a salvare i suoi, che perdono in 5 partite.

INFORTUNIO, RITORNO E PROGETTO FALLITO
Stoudemire vede il campo pochissime volte nella stagione successiva, in quanto un infortunio alle ginocchia lo costringe a saltare praticamente tutta la stagione. Dopo un lungo percorso di riabilitazione Stoudemire riesce a tornare in campo in ottima forma e a venire convocato al suo secondo All Star Game, in cui segna 29 punti. Nonostante il suo ottimo ritorno la stagione finisce nuovamente con una sconfitta ai playoff contro San Antonio. La stagione successiva finisce in maniera analoga alle precendenti, con l’ennesima serie persa a San Antonio, che porta all’esonero di Coach D’Antoni.

ULTIMI ANNI AI SUNS
Nella stagione successiva Stoudemire riesce a giocare bene sino al 19 febbraio, quando, in una partita contro i Clippers, subisce uninfortunio alla retina che lo costringe a saltare il resto della stagione e a indossare gli occhiali protettivi. La stagione successiva è il canto del cigno di Stoudemire in Arizona, infatti porta i suoi a delle insperate finali di Conference prima di capitolare contro i Lakers di Kobe per 4-2.
ARRIVO A NEW YORK
Nell’estate 2010 Stoudemire firma a New York, dove continua a confermare il suo grande talento. Diventa il primo giocatore della squadre dai tempi di Ewing a partire da titolare in un All-Star game e riesce a riportare New York ai playoff dopo 7 anni.
EPILOGO
La stagione successiva è quella del lockout per i problemi tra i giocatori e la NBA. Stoudemire viene continuamente colpito da diversi infortunio e vede le sue statistiche calare drasticamente. La stagione successiva Stoudemire viene ancora limitato da altri due problemi fisici, che segnano un fisico che cala inesorabilmente. L’ultima stagione di rilievo è quella 2013-2014 in cui senza infortuni, si costruisce un solido ruolo dalla panchina. Successivamente viene nuovamente ricolpito da infortuni che lo costringeranno ad abbandonare New York e, due anni dopo a ritirarsi dalla NBA, prima di andare a vincere diversi trofei in Israele sino al 2020, anno in cui si ritira.


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