Queens, New York, nasce Lamar Joseph Odom, uno dei giocatori NBA più amati ma allo stesso tempo con una delle storie più travagliate. Fin da quando Lamar era piccolo, il padre Joe, un veterano del Vietnam, faceva uso di eroina e picchiava la madre, entrando e uscendo spesso di galera.
Nel 1991, quando Odom aveva solo dodici anni, la madre Cathy morì per via di un cancro al colon. Fu così che Lamar si concentrò sempre di più sulla pallacanestro, solo sul campo e con una palla a spicchi in mano, infatti, poteva sfogarsi e provare a dimenticare tutte le difficoltà della sua infanzia.
Iniziò a farsi conoscere sempre di più, fino al liceo dove, con la maglia dei Riverside Church Hawks, venne riconosciuto come uno dei giovani migliori di New York. Questo grazie al suo gioco, caratterizzato da grande tecnica e buona visione di gioco al quale si aggiungeva la sua altezza di oltre 2 metri.
Odom fu convinto, anche dalla nonna materna Mildred, a cambiare squadra ed approdare ai Long Island Panthers, dove però non gli fu permesso giocare per via del suo andamento scolastico. Così, iniziò a cambiare più volte liceo, fino ad arrivare alla scelta del college, che fu quella di UNLV, dove però non giocò mai poiché non gli fu concessa la borsa di studio a seguito della scoperta della falsificazione del SAT, il test che bisognava eseguire per accedere al college, dove Odom fu sostituito da un altro ragazzo.
Per Lamar iniziò un periodo di depressione, e la situazione peggiorò quando fu arrestato per sfruttamento di prostituzione. Uscì dopo che David, suo amico di UNLV che lo ospitava, pagò la cauzione.
Tornò a giocare all’università di Rhode Island dove, dopo ottime stagioni, si dichiarò eleggibile per il Draft NBA del 1999, dove alla quarta scelta fu chiamato dai Los Angeles Clippers. Dopo buone stagioni in California, approdò ai Miami Heat, ma fu nell’altra squadra di Los Angeles che Odom trovò i primi successi. Infatti, nella trade che portò Shaq a Miami, Lamar arrivò ai Lakers di Kobe Bryant dove, anche grazie all’arrivo di Pau Gasol e il ritorno di Phil Jackson in panchina, vinse da terzo violino i titoli del 2009 e del 2010.
Proprio quando si sentiva all’apice della propria carriera e della propria vita, per Odom iniziò il declino: fu scambiato dai Lakers e finì ai Dallas Mavericks, dove giocò al di sotto delle sue potenzialità e iniziò ad avere anche brutti rapporti con il proprietario Mark Cuban, al quale stava per mettere le mani addosso durante una partita se solo il compagno e amico Vince Carter non lo avesse fermato.
Giocò un’altra stagione in NBA, nuovamente in maglia Clippers, prima del suo addio al basket nel 2013, all’età di 34 anni.
Odom verrà ricordato sempre come un giocatore con un potenziale enorme, potenziale che purtroppo non è mai riuscito ad esprimere al massimo nella massima lega americana. Tutto ciò soprattutto per via dei problemi fuori dal campo: il nativo di New York infatti aveva una grossa dipendenza per gli stupefacenti. Nel suo periodo a Miami conobbe la cocaina e iniziò a non poterne fare a meno. Fu stesso la droga a causare il divorzio fra il cestista e la moglie Khloé Kardashian, che già una volta lo aveva cacciato di casa per via del suo rifiuto di curare la dipendenza da crack. A questo si aggiunge anche un altro trauma nella vita di Odom: nel 2006 perse il suo terzogenito, Jayden, avuto dalla sua prima compagna, che all’età di soli sei mesi morì di SIDS.
La vita di Lamar Odom è l’esempio di come le difficoltà d’infanzia di una persona influiscano per tutta la vita. Se Odom fosse nato in un contesto migliore e fosse stato anche più fortunato per quanto riguarda la famiglia, visti tutti i lutti vissuti dall’ex Lakers, Odom sarebbe stato uno dei giocatori più forti della sua epoca.
Tuttavia, a noi piace guardare la storia di Lamar Joseph Odom da un punto di vista positivo, come quel bambino che, dopo la morte della madre, passava intere giornate in un campo da basket cercando di dimenticare ciò che lo circondava e ciò che aveva passato, e possiamo dire che ce l’ha fatta, diventando un giocatore NBA e vincendo due anelli.


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