Correva il giorno 23 Ottobre 2011 – da Sepang a Sepang, 11 anni senza Marco Simoncelli.

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Accadde oggi 23 Ottobre 2011, undici anni fa ci lasciava per sempre Marco Simoncelli, per tutti “Sic”. Era una domenica mattina di fine Ottobre, tutti i fan della Motogp si erano svegliati allegri e spensierati per seguire il Gran Premio della Malesia, ignari che di lì a breve avrebbero assistito a uno degli eventi più tragici che il mondo del motorsport italiano, e non solo, ricordi.
Durante il secondo giro ha luogo il tragico incidente che ci ha portato via per sempre Marco Simoncelli, al secondo anno in Motogp, uno che sicuramente sarebbe riuscito a vincere almeno un titolo iridato in top class, ma che purtroppo si è spento a soli 24 anni, mentre faceva ciò che più gli piaceva: “andare forte, sulle moto forti”.

IL RACCONTO DELL’INCIDENTE

Dopo un anno di apprendistato, durante la stagione 2011 Simoncelli alza il livello delle sue prestazioni e riesce a centrare due podi, uno in Repubblica Ceca e uno in Australia, quest’ultimo una settimana prima del decesso.
Ma torniamo al tragico giorno. Marco scatta dalla quinta casella e nel corso del primo giro sale in quarta posizione; inizia così il secondo giro quando, alla curva 11, Marco perde il controllo della sua Honda del team Gresini e, nel tentativo di non cadere, attraversa pericolosamente e inconsciamente il tracciato, incrociando la traiettoria di Colin Edwards e Valentino Rossi.
Si capisce da subito che la situazione è critica, l’impatto è talmente violento che Simoncelli perde il casco, che vola lontano,  e il corpo del Sic rimane freddo e immobile sull’asfalto. La gara, vista la tragica situazione, viene annullata, i centauri rientrano attoniti ai box e, quel giorno più che mai, si interrogano su cosa li spinge a rischiare, giocando con il destino, sfidandolo ogni weekend. Marco viene portato alla clinica del circuito, ma poco dopo la race direction comunica il decesso, sconvolgendo il mondo dello sport.

RICONOSCIMENTI POSTUMI

Dopo la sua morte Marco è entrato nella Hall of Fame della MotoGP e il suo numero, il 58, è stato ritirato.
Dopo la sua morte è stata promossa l’idea di intitolare la pista di Misano Adriatico alla memoria di Marco, che viveva nelle vicinanze. Il 2 novembre 2011 il consiglio di amministrazione di Santamonica S.p.A., proprietaria del tracciato, ha accolto la richiesta, e nel Giugno 2012  il cambio di denominazione è stato ufficializzato.

IL TRISTE PRESAGIO DI PAPÀ PAOLO

È giusto chiudere con l’aneddoto raccontato dal padre di Marco, Paolo, in occasione delle celebrazioni per il decennale della scomparsa del figlio. Il giorno dell’incidente, vide il figlio prepararsi sulla griglia di partenza con il capo coperto da un asciugamano in cui si vedeva distintamente il numero 58 di Marco, rovesciato e afferama: “subito avvertì la sensazione che c’era qualcosa che non andava. È l’unico rimpianto della mia vita, non avergli fatto girare quell’asciugamano”. “Ogni volta che guardo quell’immagine, mi fa male. Quello stesso giorno, sono arrivato nel box con quell’asciugamano e l’ho posato dove facevo di solito, ma mi è caduto tutto per terra. Allora ho preso il motorino per andare lungo la pista per vedere la gara: appena ho varcato il cancello, mi è arrivato addosso un vento gelato che sapeva di morte, lo giuro. Una sensazione proprio di morte, al punto che mi sono detto: ‘Devo andare a fermare Marco’. Mancava un minuto all’inizio della gara, ormai non c’era più tempo, il mio motorino non andava bene. Quei cinque minuti lì sono stati terribili”.
“Non ho mai pensato che Marco potesse morire. Ho sempre pensato magari a un incidente, a un’invalidità, ho pensato che sarebbe potuto rimanere sulla sedia a rotelle, ma mai che potesse morire. Quella sensazione di morte l’ho avuta soltanto quando sono entrato in pista il giorno della sua scomparsa. È stato veramente terribile. Quell’asciugamano alla rovescia sulla testa di Marco è l’unico rimpianto della nostra vita, della mia vita. Non ho rimpianti, io e mia moglie rifaremmo tutto, ma quell’asciugamano che non ho voluto girare per non disturbarlo ce l’ho nella mente. Rifaremmo comunque tutto perché Marco era felice, era un ragazzo veramente felice”.

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