Il 27 dicembre 2019 il Milan annuncia di aver trovato un accordo con Ibrahimović per un contratto di sei mesi, con opzione di rinnovo per un ulteriore anno. L’ufficialità arriverà solamente il 2 gennaio. Otto anni dopo l’ultima volta il giocatore svedese indosserà nuovamente la maglia rossonera, stavolta però, sceglierà la numero 21. Non mancheranno le polemiche ed i tifosi rossoneri si divideranno in due, chi era contento del suo ritorno e chi avrebbe puntato ad un giovane promettente. Ma, da lì a poco questi due schieramenti ne diventarono solamente uno, Maldini ancora una volta ci aveva visto lungo, perché non solo aveva riportato un grosso nome nel reparto offensivo ma l’acquisto di Zlatan si rivelò determinante per unire e valorizzare tutti quei giovani che facevano parte del Milan. Perché in quel Milan pieno di giovani serviva un mentore, un uomo spogliatoio, e, Ibra si rilevò determinante. Infatti il Milan grazie al contributo di Zlatan riuscì a ritornare a casa sua, in Europa.
Dopo settimane di trattative, il 31 agosto 2020 rinnova ufficialmente il suo contratto con il Milan fino al 30 giugno 2021, lo stesso giorno annuncia anche il cambio di numero della maglia per la stagione 2020-21, tornando ad indossare la numero 11, la stessa da lui avuta nella prima esperienza in maglia rossonera.Ibra sarà ancora più determinante perché il Milan dopo anni di buio, si contenderà lo scudetto poi vinto dall’Inter, ma con 15 reti in 19 presenze di campionato contribuisce significativamente a riportare il Milan in Champions League. Inizia la stagione 2021-2022 siglando, alla prima presenza, la rete del definitivo 2-0 contro la Lazio: con questa marcatura diventa lo straniero più anziano ad aver mai segnato in Serie A (39 anni e 344 giorni), superando il portoghese Bruno Alves. In seguito alla rete realizzata al termine dell’incontro contro il Bologna disputatosi il 23 ottobre 2021, lo svedese raggiunge un ulteriore, significativo traguardo: è diventato il quarto calciatore nella storia della Serie A a realizzare una marcatura dopo aver raggiunto la soglia dei 40 anni (40 anni e 20 giorni), unendosi al ristretto gruppo formato da Costacurta, Piola e Vierchowod. Poco più di una settimana dopo, il 31 ottobre, con il gol siglato contro la Roma su calcio di punizione taglia il traguardo delle 400 segnature nei campionati nazionali, di cui 150 in Serie A. Al rientro dalla sosta della Serie A per consentire le partite delle Nazionali, realizza due reti nella partita del 20 novembre 2021 contro la Fiorentina, divenendo il calciatore più anziano di sempre capace di realizzare una doppietta nel massimo campionato italiano, record precedentemente detenuto da Francesco Totti. L’11 dicembre seguente, in occasione di Udinese-Milan 1-1, raggiunge quota 300 gol nei primi 5 campionati europei, diventando il terzo a riuscirci negli anni 2000. Una stagione fatta da record e traguardi, che non poteva concludersi se non con la conquista del titolo nazionale. Infatti il Milan vincerà il suo diciannovesimo scudetto.
In carriera ha giocato in Olanda, in Spagna, in Italia, negli Usa e in Francia, aggiudicandosi trentadue trofei, che lo rendono uno dei giocatori più vincenti di tutti i tempi. Tra di questi però non è mai riuscito ad aggiungere alla sua bacheca la Champions League, sì perché Ibra come altri grandi della storia non è mai riuscito a vincere questo trofeo. Considerato uno dei calciatori più forti e completi della sua generazione, primatista di reti con la nazionale svedese e uno dei più prolifici marcatori della storia del calcio.
“Che bambino ero?Un bambino che ha sempre sofferto. Appena nato l’infermiera mi ha fatto cadere da un metro di altezza. A scuola ero diverso: gli altri erano biondi con gli occhi chiari e il naso sottile, io bruno, scuro, con il naso grande. Parlavo in modo diverso da loro, mi muovevo in modo diverso da loro. I genitori dei miei compagni fecero una petizione per cacciarmi. All’inizio reagivo male.Poi ho imparato a trasformare la sofferenza, e pure l’odio, in forza. Benzina. Se sono felice, gioco bene. Ma se sono arrabbiato, ferito, sofferente, gioco meglio. Da uno stadio che mi ama, prendo l’energia. Ma da uno che mi odia, ne prendo molta di più.”
Un discorso mai banale dello svedese, sì perché banale in realtà Ibra non lo è mai stato.Irruente, arrogante, presuntuoso, amato e odiato allo stesso tempo.
Oggi le candeline sono 41, e dargli del vecchio sarebbe blasfemo.
Tanti auguri Re Zlatan I da Rosengård.


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