Il 2 ottobre 1935 a San Nicolas de los Arroyos in provincia di Buenos Aires nasce Omar Sivori da genitori italo-argentini (nonno paterno ligure e madre con origini abruzzesi). Nella sua carriera da giocatore è rimasto sempre ancorato tra Argentina e Italia esordendo nel River Plate, distinguendosi nella Juventus e ritirandosi con la maglia del Napoli dopo aver giocato con entrambe le nazionali e vincendo un pallone d’oro (il primo sia per quanto riguarda l’Italia che l’Argentina).
Il fantasista scomparso nel 2005 era dotato di un gran talento che lo rendeva abile nei dribbling e nel palleggio. Era dotato anche di una grande forza fisica, ma contraddistinto da un carattere inquieto (basti pensare alle 33 giornate di squalifica rimediate nel corso dei 12 anni trascorsi tra Juventus e Napoli)
L’ESORDIO CON IL RIVER PLATE: I PRIMI TROFEI

Omar Sivori esordisce con il River Plate nel 1955 quando “Los Millionarios” vinsero il loro undicesimo titolo nazionale trionfando alla ‘Bombonera’ nel Superclassico contro il Boca Juniors in una partita conclusa 2-1 rimontando il vantaggio iniziale dei padroni di casa. Anche le due stagioni successive videro il River campione d’Argentina. Nel 1956 fu decisivo il 4-0 all’ultima giornata rifilato al Rosario Central con Sivori che siglò l’ultimo rete e nel 1957 ‘Los Millionarios’ vinsero in scioltezza con 8 lunghezze di vantaggio sul San Lorenzo secondo.
In questi 3 anni al comando del campionato argentino il giovane signori si guadagnò il soprannome di “El Cabezon” per via della sua folta capigliatura, ma soprattutto i top club europei misero gli occhi su di lui. A spuntarla fu la Juventus che sborsò nelle casse del club argentino 10 milioni di Pesos, ovvero 190 milioni di lire. Una cifra record per il tempo che consentì al club sudamericano di completare ‘El Monumental’ attuale stadio del River che iniziò i suoi lavori nel 1935, ma dopo l’addio del talento classe 1935 ‘Los Millionarios’ impiegheranno 18 anni per tornare a vincere in patria.
L’ARRIVO IN ITALIA CON LA JUVENTUS: L’INTESA CON BONIPERTI E CHARLES, IL PALLONE D’ORO E I DISSAPORI CON HERRERA

La Juventus vinse la concorrenza dell’Inter aggiudicandosi le prestazioni del ventiduenne Sivori nel 1957 che appena arrivato in bianconero compose il reparto offensivo con lo storico capitano juventino Giampiero Boniperti e l’attaccante gallese John Charles. I tre furono battezzati come il ‘Trio magico’ e nel 1957/58 trascinarono la Juventus allenata da Ljubisa Brocic al decimo scudetto (accompagnato anche dalla Coppa Italia)che valse la prima stella per i bianconeri con 28 reti del gallese capocannoniere del campionato e 22 dell’italio-argentino.
La stagione successiva vide il Milan trionfare, ma le annate 1959/60 e 1960/61 rividero trionfare i bianconeri. Nell’undicesimo scudetto in una Juventus prima dalla terza alla settima giornata e poi ininterrottamente dalla nona fino all’ultima, i due attaccanti si scambiarono i ruoli: Sivori miglior marcatore con 28 reti e Charles alle sue spalle con 23.
Il 1960/61 fu invece l’ultimo anno del ‘trio magico’ che si concluse nuovamente con la vittoria dello scudetto, ma mentre Sivori alzava al cielo il Pallone d’oro, Boniperti si ritirò dopo 15 anni di sola Juventus e Charles avrebbe fatto ancora un anno in bianconero prima di tornare in Gran Bretagna al Leeds United.
Nei successivi 3 anni i risultati faticarono ad arrivare con i bianconeri che conquistarono solo una Coppa Italia e Sivori che non gradendo i metodi di Heriberto Herrera arrivò alla rottura definitiva con il club bianconero dove chiuse con 215 presenze condite da 135 marcature e un Pallone d’Oro nel 1961 di cui fu il primo italiano, il primo giocatore della Juventus e il primo giocatore militante in Serie A a vincerlo.
GLI ANNI A NAPOLI: TANDEM CON ALTAFINI, PESAOLA DA MEDIATORE E IL BURRASCOSO RITIRO

L’addio alla Juventus lo portò a scegliere il Napoli con il presidente campano Achille Lauro che per assicurarsi le prestazioni del giocatore sborsò 70 milioni di lire e acquistò due motori navali per la flotta personale dell’attaccante. Nello stesso anno arrivò all’ombra del Vesuvio anche Josè Altafini, italo-brasiliano con il quale Sivori non trovò subito intesa nè nel modo di stare in campo nè fuori dal rettangolo verde. A far andare d’accordo i due iniziò a pensarci allora un altro oriundo: Bruno Pesaola. Allenatore del Napoli italo-argentino che mediando tra i due riuscì a farli convivere trovando una dimensione ideale per entrambi.
Tra le file del Napoli Sivori vinse solo una Coppa delle Alpi senza riuscire a portare lo Scudetto al popolo partenopeo. Il primo anno i campani si fermarono infatti al terzo posto a 5 punti dall’Inter, l’anno seguente con lo stesso distacco dalla Juventus chiusero quarti mentre l’ultima stagione vide gli azzurri chiudere secondi a 7 lunghezze dal Milan. Il terzo anno però vide Sivori protagonista in negativo. La nona giornata di campionato metteva di fronte Juventus e Napoli in un match delicato e coi nervi a mille. Sivori subendo una marcatura stretta e non educata da parte di Favalli, nel secondo tempo reagisce e tira un calcio al difensore in una delle tante reazione eccessive dell’italo-argentino. L’arbitro Pieroni non può far altro che espellere l’attaccante del Napoli mentre si scatena una rissa in cui raggiungono gli spogliatoi anche l’allenatore partenopeo Chiappella, Panzanato (del Napoli) e Salvadore (della Juventus).
Omar Sivori subirà dal giudice sportivo 5 giornate di squalifica che non placheranno l’animo del giocatore. Sulla panchina bianconero era ancora seduto Heriberto Herrera e i dissapori erano ancora evidenti, tanto organizza una conferenza stampa negli spogliatoi dell’attuale Diego Armando Maradona rivolgendo parole amare verso il tecnico paraguayano. La Federazione deferisce Catella e Fiore (presidenti dei due club) e lo stesso Sivori che annuncia l’addio al calcio a 33 anni per tornare in Argentina.
LE DUE NAZIONALI: A META’ TRA ARGENTINA E ITALIA

Nel suo viaggio a metà tra Argentina e Italia, Sivori ha avuto l’opportunità di giocare per entrambe le nazionali cominciando con la ‘camiseta albiceleste’ e finendo con la maglia azzurra.
Con la selezione sudamericana giocò 19 gare segnando 9 reti e vincendo la Copa America nel 1957 dove vinse il titolo di capocannoniere e gli venne anche assegnato il premio di miglior giocatore del torneo. In nazionale insieme ad un gruppo formato da Omar Corbatta, Osvaldo Hector Cruz, Humberto Maschio e Antonio Angelillo (gli ultimi due protagonisti anche con la maglia dell’Inter) presero il nome de “Gli angeli dalla faccia sporca” ricordando un film di Michael Curtiz uscito nel 1938 per i loro atteggiamenti irriverenti sia dentro che fuori dal campo.
Con la maglia azzurra invece si fermò a 9 presenze condite da 8 marcature. Con la partecipazione ai mondiali cileni del 1962 non riuscì a lasciare il segno nonostante furono giocati un anno dopo la sua vittoria del pallone d’oro.


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