Correva il giorno 14 settembre 1989: Nasce Jimmy Butler.

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Nel basket, e nello sport in generale, ci sono varie tipi di storie: ragazzi con una vita normale e con un grandissimo talento, figli di ex giocatori che provano e si ostinano a superare l’ombra familiare, a volte venendo mangiati nell’animo da ciò, e poi quei ragazzi che partono senza nulla, senza soldi e senza famiglia e che usano il basket per sopravvivere e per entrare per poco in un mondo in cui sono uguali a gli altri e non sono svantaggiati e spesso sono proprio loro ad avere più successo, perché per gli altri è passione e divertimento, ma per loro è vita o morte. Uno di questi è un ragazzo con un’infanzia molto complicata, ma ora è uno dei migliori giocatori ed uno dei più pagati al mondo. Il suo nome è Jimmy Butler.

INFANZIA

Jimmy nasce a Houston ed è il figlio di Londa Butler, mentre non si sa l’identità del padre, che abbandona la madre prima della nascita di Butler. Jimmy cresce con la madre per 13 anni, sino a quando sua madre pronuncia la frase “Non mi piace la tua faccia, te ne devi andare”. Nonostante si puó pensare che quella sia una frase scherzosa o semplicemente dettata dal nervosismo, sua madre era dannatamente seria. Jimmy si trova a Tomball, uno dei sobborghi più malfamati di Houston, senza casa e senza nulla. La madre definisce Jimmy un teppista, sebbene lui riesce ad evitare i tantissimi guai del suo quartiere. Probabilmente la vera motivazione è che Lorda è stanca di privarsi di diverse cose per aiutare suo figlio e quindi lo abbandona e lo lascia in cerca di un posto dove dormire, come un moderno Oliver Twist. Nei successivi 4 anni passa la notte in diversi posti: a casa di amici, in un centro di accoglienza e, nelle notti più tragiche, sotto un ponte all’interno di un cartone. Nonostante ciò lui continua ad allenarsi a basket, considerato l’unica alternativa ai giri criminali, ed è proprio il basket a fargli trovare una casa. Infatti tra i suoi compagni c’è Jordan Leslie, il quale sfida Butler in una gara di tiro da tre, dove Jimmy lo distrugge. Jordan inizia a rispettare il suo compagno, con cui si allena tutti i giorni e, un giorno, decide di invitarlo a cena. Michelle Lambert, la mamma di Jordan, dopo aver saputo la storia di Jimmy, decide di accoglierlo in casa, nonostante abbia già 7 figli e non abbia troppi soldi. Jimmy decide di ripagarla puntando tutto sul basket e, nonostante viene scelto soltanto da una piccola università, dà il massimo e l’anno successivo arriva a Marquette, uno dei college più importanti. Nei suoi 4 anni tira fuori buone prestazioni e nel 2011 si candida al draft, dove viene scelto alla 30°scelta dai Chicago Bulls.

PRIMO TRIENNIO E ALL-DEFENSIVE

Nella sua prima stagione, quella del lockout, non trova grande spazio, infatti gioca solo 8 minuti a partita segnando soltanto due punti a match. Nell’annata successiva ha avuto un importantissimo incremento del minutaggio, arrivando addirittura a partire in quintetto in tutte le partite di playoff dei Chicago che, dopo aver battuto i Lakers, vengono fermati dagli Heat in 5 partite, nonostante Jimmy mantenga una media di circa 17 punti per tutta la serie. Nella terza stagione è il primo giocatore NBA per minuti giocati e, nonostante un infortunio che gli fa saltare 15 partite, riesce ad entrare nel secondo quintetto difensivo, oltre a superare il record di minuti giocati in una partita contro Orlando, dove, grazie ai 3 supplementari, gioca 60 minuti.

MOST IMPROVED E ALL STAR

Jimmy inizia l’annata del contratto molto bene, aumentando la sua vena realizzativa e venendo eletto il miglior giocatore del primo mese di partite, oltre a segnare il suo Carrer High segnando 35 punti contro i Knicks. Viene convocato per l’All Star e ai playoff trascina i Bulls alla vittoria per 4-2 contro i Bucks, con 32 punti in gara 2 e 33 nella sconfitta di gara 5. Nel turno successivo viene eliminato dai Cavaliers di LeBron per 4-2, ma a fine stagione diventa il primo giocatore della storia di Chicago a ricevere il premio di giocatore più migliorato. Dopo aver firmato in estate un quinquennale con opzione giocatore da 95 milioni, Butler gioca molto bene e batte il record di un certo Michael Jordan di punti segnati in un tempo, con 40 punti nel secondo tempo contro i Raptors, e, il 14 gennaio, sconfina i 50 punti, toccando i 53 contro i 76ers. Salta l’All Star per via di uno stiramento però riesce a chiudere la stagione firmando la sua prima tripla doppia. Nella sua ultima stagione gioca molto bene e riesce ad entrare nelle selezioni All Nba,ma dato il non raggiungimento dei playoff, critica il resto della squadra e per questo a fine stagione viene mandato a Minnesota.

MINNESOTA E PHILADELPHIA

A Minnesota inizia subito a prendersi la scena superando diverse volte i 30 punti e riuscendo a trasformare la squadra in una contender, ma ai playoff non viene aiutato dai compagni e perde al primo turno. In seguito alla sua richiesta di scambio, viene mandato a Philadelphia, in una squadra favorita al titolo. Nonostante una grandissima concorrenza e il passaggio a playmaker, Jimmy prende il ruolo di stella nei playoff, dove Philadelphia batte i Nets, mentre al secondo trascinano i Raptors a gara 7, dove però subiscono una tragica sconfitta con il tiro finale di Leonard che rimbalza più volte sul ferro prima di entrare.

MIAMI

Nell’estate firma con i Miami, i quali si preparavano a ritornare competitivi dopo diverso anni di nulla, e riesce ad essere convocato all’All Star. Successivamente la stagione viene fermata per via del covid, però al ritorno al basket giocato nella bolla, Butler è indiavolato e porta i suoi Miami a battere Indiana, Milwaukee e Boston ed arrivare in finale. Nonostante un team nettamente inferiore e tanti infortuni, Jimmy si carica la squadra e mette segno 40 punti, 11 rimbalzi e 13 assist in un eroica gara 3, arrendendosi però in gara 6 ai Lakers. L’anno successivo gli Heat fanno un’ ottima regular season, ma, complice qualche problema per Butler, vengono distrutti 4-0 al primo turno dai futuri campioni dei Milwaukee Bucks. Nella stagione 2021-2022 hanno una grande voglia di riscatto e arrivano ai playoff come prima forza ad est. Al primo turno umiliano Atlanta grazie alla grande difesa e poi al secondo turno batteranno i Philadelphia in 6, con Butler che urlerà nel tunnel “Toby Harris over me? Fuck It” (riferendosi al fatto che nel 2019 i Sixers preferirono Harris a lui). Nella conference finals trova i Boston Celtics in una sfida tra due grandissime difese. Dopo una serie equilibratissima i Celtics hanno il match point in gara 6, ma Butler segna 47 punti e forza gara 7, dove però a vincere sarà Boston con Jimmy che, stremato dopo aver segnato 35 punti, sbaglia il tiro decisivo. Jimmy è ancora a caccia del suo primo titolo e chissà se il prossimo sarà l’anno buono.

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