Correva il giorno 6 settembre 1960: Nino Benvenuti vince l’oro alle Olimpiadi di Roma

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La 27°edizione delle Olimpiadi avviene proprio a casa del nostro protagonista, infatti è Roma ad ospitare l’evento. Questo è un anno di profondi cambiamenti con l’uscita dalle difficoltà del dopoguerra e il conseguente boom economico.

L’IMPORTANZA DELLE OLIMPIADI

In Italia si punta a sviluppare nel settore della comunicazione, in particolare quello televisivo e quello radiofonico. Questa non è la prima edizione assegnata a Roma, infatti già nel 1908 le Olimpiadi dovevano essere svolte a Roma, ma, con l’eruzione del Vesuvio nel 1906 Roma diede l’onore a Londra. Le Olimpiadi sono talmente fondamentali che si costruiscono nuove strutture sportive e la RAI dedica 106 ore di programmazione all’evento, oltre che il film “La Grande Olimpiade” per sponsorizzare il tutto.

LA BOXE NELL’OLIMPIADE

L’Italia conquista 36 medaglie e ben 7 di queste ( 3 ori, 3 argenti e un bronzo) arrivano dalla boxe ( questo rimane ancora oggi il record assoluto per la nazionale azzurra) e nella categoria del pugilato gli azzurri si piazzano davanti a tutti. Il premio più prestigioso è la Coppa Val Barker, che viene assegnata al miglior pugile dell’Olimpiade e, nonostante la presenza di Muhammad Ali, a vincerlo è Nino Benvenuti.

NINO BENVENUTI: LA STORIA.

Nino ha 22 anni e si allena per ottenere vittoria del genere da quando aveva 9 anni, iniziando in una cantina con un sacco riempito di granturco, visto che a Istria la situazione non era delle migliori. Successivamente arrivò l’accademia pugilistica triestina, per cui Nino faceva ogni giorno 60 chilometri in bicicletta per cercare di migliorare. Alle Olimpiadi arriva dopo aver vinto tutti i suoi incontri, tranne uno, e dopo aver vinto un bronzo negli europei di Praga nel 1957 e un oro in quelli di Lucerna. Dopo tanti anni di lavoro è finalmente arrivato al suo momento, davanti a una città che è tutta per lui e che vuole, anzi pretende la sua vittoria.

IL PERCORSO E LA VITTORIA ALLE OLIMPIADI

Il sorteggio lo pone davanti al francese Jean Josselin, Il giorno del match Nino è leggermente teso, ma riesce a dissociarsi dalla pressione del pubblico romano, dato che sa che la calma è sempre fondamentale. Nino ha sempre lavorato anche sulla preparazione psicologica, e i suoi punti fermi sono Dio, il padre ed Ernest Hemingway, delle cui opere è un avido lettore. Benvenuti studia bene l’avversario e si dimostra superiore già nel primo round, in cui vince con un forte destro al mento che fa barcollare Josselin. Benvenuti domina anche la seconda ripresa, ma nella terza va in difficoltà. Il verdetto tuttavia è positivo, e il Palaeur può esultare, nonostante si aspettasse una vittoria più convincente. Benvenuti si rifà nel 2° turno distruggendo il nordcoreano Ki-Soo Kim con il punteggio netto di 5-0, dopo un match in cui riesce a neutralizzare gli attacchi dell’avversario e a mandarlo al tappeto. Il match successivo vede uscire dal torneo il turco Omrane Sadok, considerato da tutti l’avversario più temibile, sconfitto dal bulgaro Chichman Mitzev, che diventa il successivo avversario di Benvenuti. Benvenuti batte il bulgaro con un altro 5-0 secco evitando il destro letale del suo avversario e mandandolo al tappeto con il suo sinistro. In semifinale arriva il giovane inglese Jimmy Lloyd, molto temibile grazie alla sua velocità e grazie al suo essere ambidestro. A differenza degli altri match l’italiano non va a risparmio, anzi inizia subito a boxare in maniera aggressiva, e attacca la fronte, che Lloyd ogni tanto lascia scoperta, e vince il match convincendo i giudici con la sua precisione. In finale si scontra con il russo Yuri Radionyak, ma il suo vero avversario risulta se stesso, infatti nel suo libro racconta di come ha sognato costantemente di fallire nel match e deludere tutti. Arriva al palazzetto 3 ore prima del match accompagnato dal suo maestro Natalino Rea e da suo fratello maggiore, incaricato di non fargli accumulare tensione. La finale inizia con una fase di studio e, su consiglio di Natalino, riesce a entrare nella guardia dell’avversario e a buttarlo a terra con un poderoso gancio sinistro e gestisce il match vincendo la medaglia e coronando il suo sogno davanti alla sua famiglia. Sul podio accarezza la medaglia e dedica la vittoria al padre Fernando con un semplice sguardo.

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