Gli ultimi anni del Manchester United rappresentano uno dei periodi più della storia dei Red Devils. Tra problemi organizzativi, decisioni discutibili sul calciomercato, gestione della rosa ed organizzazione interna l’ultima vittoria in Premier League è datata 19 maggio 2013. Coincidenze? La fine dell’era Ferguson.

Analizzando la situazione nel dettaglio, quali sono i motivi che hanno causato il crollo del Manchester United?
- LA (NON) COLPA DEGLI ALLENATORI
Sotto la guida di coach Ferguson il Manchester United ha vinto 13 campionati (record), 5 coppe d’inghilterra, 4 coppe di lega (record con Guardiola e Mourinho), 10 community Shield, 2 Champions League, 1 coppa delle coppe, 1 supercoppa uefa e un mondiale per club. Uno dei più grandi di sempre ha portato lo United a lottare per i massimi trofei del calcio mondiale. Allo stesso modo dal suo ritiro non hanno più visto la luce.
Dopo il suo addio si sono susseguiti ben 8 allenatori, in ordine cronologico: David Moyes, Ryan Giggs, Louis Van Gaal, Josè Mourinho, Ole Gunnar Solskjaer, Michael Carrick, Ralf Rangnick e Erik Ten Hag. Il più “longevolo”, per modo di dire, è stato Solskjaer, rimasto a Manchester dalla 18^ giornata della stagione 2018/2019 alla 12^ della 2021/2022, senza però vincere nessun trofeo.
La caratteristica comune di questi allenatori (escludendo le brevi parentesi ad interim di Giggs e Carrick) è stata la media punti, oscillante tra l’1.5 di Rangnick all’1.97 di Mourinho. Va tuttavia sottolineata più nel dettaglio la similitudine tra alcuni manager, in particolare tra Moyes (1.73) e Solskajer (1.85) sono separati da soli 0.12 punti a partita, con in mezzo l’1.81 di Van Gaal. Uno dei problemi in casa United si può dunque identificare nei problemi che hanno avuto i vari allenatori. Un’altra somiglianza? Tutti esonerati, ma questo ci servirà più avanti.
Se 4 di loro in quasi 10 anni hanno avuto una media punti/partita molto simile evidentemente hanno le loro colpe, ma non devono caricarsi sulle spalle tutte le responsabilità dell’ultimo decennio. Il risultato finale? 5 titoli e due secondi posti.

- IL CALCIOMERCATO
Negli ultimi anni il calciomercato è stata una nota dolente della Manchester sponda rossa. Oltre agli 89 milioni per Harry Maguire, il direttore sportivo John Murtough ha speso 85 per Sancho, 60 per Martial, 59 per Fred, 55 per Wan Bissaka, 39 per Van de beek e 35 per Lindelof. Soltanto questi giocatori tutt’oggi in rosa secondo transfermakt creano un valore di mercato (prezzo d’acquisto e valore attuale) passivo pari a 199 milioni. Vanno poi aggiunti i giocatori acquistati bene e venduti male, come Pogba, Lukaku, Di Maria, Matic e Sanchez.
Il riassunto di tutto ciò è che ogni punto post-Ferguson è costato allo United 6.6 milioni di euro tra cartellino e stipendio, nettamente il più alto della Premier. Non è un caso che a fine 2021 lo United fosse la seconda squadra al mondo col peggior bilancio dal 2016, e nemmeno che secondo il “Mirror” a giugno 2022 rischiasse quasi 1 miliardo di debiti totali tra attività economiche e piano di riqualificazione dell’Old Trafford.

- LA SOCIETÀ
Un altro motivo della crisi United è la proprietà dirigenziale. La confusione regna incontrastata nei piani alti dei Red Devils. Le mosse sul mercato, i continui cambi di allenatore e le prese di posizione improvvise. Basti pensare che l’anno scorso Ralf Rangnick fu preso per fare l’allenatore ad interim fino a fine stagione e salire successivamente in dirigenza. Ben presto si è finiti a parlare di esonero e del posto societario non se n’è più fatto nulla. L’ambiente e l’aria di Manchester ad oggi non sembrano tra le più tranquille e distese del panorama calcistico. L’ha confermato Josè Mourinho, quando 3 anni fa disse:
“Se un allenatore che ha vinto 25 titoli vi dicesse che arrivare 2^ col Manchester United è stato uno dei maggiori successi in carriera, che cosa gli rispondereste? È un pazzo? Io continuo a dirlo, perché la gente non sa cosa succede all’interno della società e analizza il calcio da un’altra prospettiva.”
Josè Mourinho

- LA MANCANZA DI PROGETTO
La sensazione che si percepisce dall’esterno è una mancanza di progetto. Lo United sembra quasi agire alla cieca, pensando solamente alla stagione successiva e non al futuro del club. Attenzione, non si sta parlando di età media della squadra, perché ci sono giovani promesse: Rashford, Sancho, Greenwood, Elanga, Diallo o Brandon Williams. Tuttavia, il continuo esonero di allenatori su allenatori e il mal di pancia dei veterani (in particolare Cristiano Ronaldo, arrivato solo un anno fa) sono tutti segnali di una pessima proiezione in ottica futura.
Anche la corposa attività in ogni sessione di mercato, da intendere come volontà di rivoluzionare la rosa, non è un fattore positivo. Negli ultimi 5 anni soltanto nel 2018/2019 il Manchester United non è salito sopra la doppia cifra di acquisti e cessioni (9 movimenti in entrata e 9 in uscita). Per altro chiudendo sempre con un bilancio passivo.


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