Correva il giorno 7 agosto 1942: nasce Carlos Monzón, l’uomo più controverso del pugilato

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80 anni fa prendeva vita una delle più grandi leggende del pugilato e una delle peggiori persone a livello umano ad entrare in un ring. Carlos riuscì a vincere 88 ( di cui uno trasformato in no contest successivamente) incontri, di cui 59 per KO, pareggiarne 9 e perdendo solo 3 match, tutti per decisione dei giudici. Considerato tra i migliori lottatori Pound For Pound, Carlos è riuscito anche ad entrare nella cultura pop mondiale, infatti è citato in diverse opere come Provaci ancora, Sam e Fatti della banda della magliana, e in alcuni brani come la famosa canzone di Rino Gaetano Nuntereggae più, e gli furono dedicati diversi libri. Infine nella città di Santa Fe è presente anche un monumento in suo onore. In questo articolo vedremo come è nata la sua leggenda.

PRIMI ANNI

La nostra storia parte da San Javier, dove Carlos nasce come sesto figlio della coppia formata da Roque Monzón e Amalia Ledesma che, col passare degli anni, arrivarono ad avere ben 12 figli. La famiglia aveva origine mocoví, che erano un popolo di nativi americani, e con un patrimonio non sufficiente a mantenere una famiglia così larga. Quando Carlos ha 6 anni, la famiglia si trasferisce in uno dei quartieri più poveri di Santa Fe, ma durante il viaggio il nostro protagonista contrae il tifo, e, il medico che lo visita pensa che la malattia possa portare a conseguenze molto gravi, o, peggio, alla morte. Carlos cerca di aiutare come può la famiglia, lasciando la scuola già in 3°elementare, e provando a guadagnare con metodo leciti, come lustare le scarpe, e con piccoli furti.

INIZIO CARRIERA

Grazie agli allenamenti con Amílcar Brusa, il quale diventerà uno dei suoi migliori amici, dopo aver pareggiato il suo primo match amatoriale, Monzón inizia a dominare nei circuiti indipendenti, dove dimostra la sua abilità e la capacità di poter lottare contro i pesi medi, e, chiude il suo percorso tra i dilettanti a 21 vincendo 73 match con 8 sconfitte e 6 match finiti in parità. Nel 1963 finisce sotto l’ala protettrice di Tito Lectoure, direttore del Luna Park di Buenos Aires, il quale è uno degli impianti più importanti e più usati per gli eventi indoor. Tito introduce Carlos al mondo dei professionisti e lui lo ripaga vincendo il suo primo match per KO al secondo round. Successivamente dimostra la sua superiorità rispetto agli altri pesi medi nel Sudamerica, dove vince prima il titolo argentino e poi quello sudamericano.

EUROPA E NINO BENVENUTI

Dopo questi grandi successi Lectoure decide di presentarlo al pubblico internazionale organizzando match contro pugili di altri continenti come Douglas Huntley, Charles Austin, Johnny Brooks, Harold Richardson, Tommy Bethea, Bennie Briscoe ( con cui arriva un pareggio in dieci round) Manoel Severino e Eddy Pace. Nonostante il molto scetticismo dovuto alla qualità dei suoi avversari, visto che contro gli unici due considerati di livello non era riuscito a chiudere il match o ad arrivare a una decisione unanime, l’argentino si trovò come primo sfidante al titolo mondiale dei pesi medi detenuto dall’italiano Nino Benvenuti. Benvenuti, per sua stessa ammissione, sottovalutò l’avversario per via del suo curriculum e lo sfidò in un match a Roma col tito in palio. Questa sfida creò diverse polemiche, poiché l’Argentina non mando nessun giornalista per il match e Carlos spese quasi tutti i suoi risparmi per viaggiare verso l’Italia. Carlos arrivò in Italia agguerrito come non mai e lo dimostra nella conferenza stampa, dove dichiara ” Da questo ring scenderò o vincitore o morto”. Arrivato il giorno del match Carlos dimostra la sua forza sin dalla prima ripresa, sfruttando il maggiore allungo e la sua altezza, colpendolo con colpi diritti e pesanti che sfiancano il campione, il quale però resiste in maniera stoica, grazie anche alla grande resistenza della sua mandibola, sino alla 12° ripresa dove Carlos colpisce Nino all’angolo mandandolo al tappeto. L’italiano riesce a rialzarsi poco prima della fine del conteggio dell’arbitro, ma, non riesce a continuare a stare in piedi per lottare e l’arbitro è costretto a dare il KO tecnico e assegnare giustamente la vittoria al sudamericano, il quale non solo vince il titolo, ma anche il combattimento dell’anno del 1970.

CAMPIONE

Dopo il suo ritorno da eroe in patria, il nuovo campione rivolse nuovamente lo sguardo verso Benvenuti, il quale usufruì della clausola contrattuale che gli permise una rivincita l’anno dopo. Nel rematch a Montecarlo l’ex campione partì subito aggressivo e Carlos provò a controbattere con diverse scorrettezze come colpi alla nuca e una ditata negli occhi, dimostrando di essere disposto a tutto pur di tenere la cintura. Dopo aver subito nella prima ripresa Carlos manda Benvenuti al tappeto, il quale però si rialza in contemporanea col gong. Nella terza ripresa il campione attacca l’avversario al busto e lo storico manager di Nino, lancia l’asciugamano e chiama la resa. Monzón tornò subito in Argentina, dove difende il titolo al Luna Park contro Emile Griffith, ex campione sia dei pesi welter sia dei medi, e Carlos vinse con un KO tecnico al quattordicesimo round mandando in visibilio i 20000 tifosi di casa. Dopo aver sfidato e battuto agilmente Denny Moyer, Carlos si affacciò alle sue sfide più dure, infatti affrontò Jean-Claude Bouttier. Carlos vinse il primo match per via della resa del manager del rivale al tredicesimo round, ma ci furono diverse polemiche per via di un presunto colpo all’occhio dell’argentino, e perciò ci fu un secondo match a casa dello sfidante, e la sfida finì ai punti, dove il campione si confermò tale. Dopo altre difese agevoli riaffrontò Bennie Briscoe, col quale aveva pareggiato prima di diventare campione. Bennie riesce a mandare Carlos al tappeto a Buenos Aires, ma il pugile di origine indigena riuscì a rialzarsi e vincere ai punti. Alla fine del 1972 vince, insieme a Muhammad Ali, il premio di pugile dell’anno. Dopo aver subito un’operazione per rimuovere due bossoli di pistola Carlos combatté contro Emile Griffith, vincendo ai punti. Carlos all’epoca possedeva i titoli WBC e WBA, ma fu privato del primo poiché non lo difese per più di 6 mesi.

CAMPIONE DELLA SOLA WBA E RITIRO

Nonostante fosse privato di uno dei due titoli senza perderlo sul ring, Carlos non si diede per vinto e iniziò a difendere con successo il titolo lineare WBA, e lo fece per ben 3 volte, senza mai arrivare ai punti. Nel 1975 lottó il suo primo incontro negli Stati Uniti, più precisamente al Madison Square Garden, dove sconfisse nel decimo round l’italoamericano Tony Licata, con un record precedente di 52 vittorie e 0 sconfitte. A seguito di questa vittoria Carlos trova un accordo per un match contro il campione WBC Rodrigo Valdéz. Il primo scontro non rispetto le aspettative, visto i problemi attraversati dal colombiano Valdéz. Appena arrivato a Montecarlo Rodrigo venne informato della morte del fratello a causa di una rissa al bar e prova a chiedere un rinvio, che però fu rifiutato. Carlos si presentò con la testa da un’altra parte e perse ai punti, ma chiese di rifare il match e trasformare l’esito in un no contest, e la richiesta fu accettata. Nel secondo match Carlos va al tappeto per la seconda volta in carriera, ma si rialza e grazie ad un grande finale vinse di misura ai punti. Dopo questo match Carlos decise di ritirarsi poiché non riusciva più a lottare come un tempo.

CINEMA

Carlos aveva avuto un esperienza nel mondo del cinema già prima del ritiro, infatti nel ’74 partecipò al famoso film “La Mary”. Subito dopo il ritiro continuó a recitare in diversi film locali in Argentina, prima di girare i suoi ultimi due film in Italia: “Il conto è chiuso” e il western “El macho”, titolo che diventò il suo nuovo soprannome.

VITA PRIVATA, ARRESTI E OMICIDI

La vita privata del pugile argentino è stata costituita da momenti duri e relazioni tormentate. A 16 anni nasce il suo primo figlio, frutto del rapporto tra lui e Zulema Torres. Dopo aver chiuso questa relazione si sposò con Mercedes Beatriz García, dalla quale ebbe una figlia e due figli, di cui uno adottato, ma questo rapporto finì molto male infatti nel ’73 la moglie lo sparó all’avambraccio in seguito al tradimento del marito con l’attrice Susana Giménez, con la quale aveva recitato nel film “La Mary”, dove i due interpretavano due sposi. Anche con Susana le cose non vanno bene con Monzón che venne arrestato più volte per violenza domestica e per aver colpito diversi paparazzi. Dopo aver divorziato con l’attrice Carlos si sposò subito con Alicia Muñiz, con cui ebbe un altro figlio, ma la fine del rapporto fu molto più grave di quelle, già turbolente, dei rapporti precedenti. Infatti dopo 9 anni, durante una vacanza nella località turistica di Mar del Plata, a seguito di un violento litigio, Carlos strangolò Alicia e la lanciò fuori dal balcone. Carlos fu processato nell’ 89 e alla fine fu condannato a 11 anni di carcere. Nel gennaio dell’ 95 riceve un permesso dal carcere per andare a visitare la sua famiglia, ma durante il ritorno dell’8 gennaio, la macchina di Carlos si ribaltò e Carlos morì insieme passeggero Gerónimo Domingo Mottura, mentre la sua cognata Alicia Guadalupe Fessia riuscì a sopravvivere nonostante le ferite. Sebbene avesse vissuto una vita piena di errori, gli argentini continuarono a sostenerlo anche dopo la morte e nel suo funerale cantarono “Dale campeón” (“Vai campione”).

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