TRENT’ANNI FA IL BRONZO OLIMPICO CHE INVERTE IL DESTINO DELL’ITALIA DEL NUOTO AI GIOCHI: LUCA SACCHI SCRIVE LA STORIA NEI 400 MISTI
27 luglio 1992: una data che per il nuoto azzurro, soprattutto in campo Olimpico, segna uno spartiacque decisivo. Fino a quel momento, con le pochissime eccezioni firmate Novella Calligaris e Giorgio Lamberti, le acque internazionali sono sempre (o quasi) state un tabù per l’Italia del nuoto. Soprattutto se si parla di Olimpiadi. Ad invertire la rotta intrapresa dall’Italnuoto ci pensa Luca Sacchi che, nell’edizione dei Giochi Olimpici di Barcellona, strappa un bronzo storico e memorabile nei 400 misti, salvando una spedizione fino a quel momento deludente e priva di quel Giorgio Lamberti che, dopo un periodo in vetta al nuoto mondiale, non riesce a centrare la qualificazione in quei 200 stile di cui è campione del mondo in carica e detentore del record del mondo.
BARCELLONA 1992, IL BRONZO DI LUCA SACCHI: LA GARA
Come accennato, però, l’Italia trova un altro eroe di giornata proprio in quel lontano 27 luglio di 30 anni fa. O, per meglio dire, lo scopre in campo Olimpico. Sì, perché in realtà Luca Sacchi non è più una sorpresa. Il biennio che ha portato all’Olimpiade di Barcellona ha visto il ventiquattrenne mistista azzurro competere a livelli altissimi, stabilire il record del mondo in vasca da 25 metri nonché laurearsi campione europeo. Alla finale dei 400 misti, dunque, non ci arriva di certo da completo outsider. Ma nemmeno da favorito: in semifinale ottiene il 5° tempo e alla resa dei conti parte in corsia 2, laterale e con le onde a sfavore. Non certo la condizione migliore per affrontare una finale di una delle gare più complesse e faticose che il panorama olimpico del nuoto può vantare.
Quello che nessuno sa, però, è che la piscina del Bernat Picornell di Barcellona sta per assistere ad una delle imprese più belle di quell’edizione dei Giochi. L’Azzurro, come detto, parte in corsia 2 a fianco del tedesco Kuhl: una conoscenza datata per Sacchi che lo aveva già messo alle sue spalle in occasione dell’oro europeo. Al fischio di partenza la prima sorpresa: il favorito e campione in carica Tamas Darnyi è “reo” di falsa partenza e proprio Luca Sacchi approfitta della doppia partenza, ancora concessa all’epoca (oggi sarebbe squalifica diretta), per testare l’acqua seguendo l’esempio del rivale. Poi la partenza vera e propria: la frazione a delfino non è per nulla congeniale all’Azzurro che per natura ha nella parte centrale della gara il suo cavallo di battaglia. Tuttavia, l’ottima condizione gli permette di rimanere attaccato al treno di testa consolidando la posizione con la frazione a dorso, tanto che al passaggio di metà gara è 4°. La zampata decisiva, però, arriva con la rana: la frazione dell’azzurro, a fine gara, risulterà essere la migliore tra tutti i finalisti e gli vale un terzo posto consolidato e protetto con le unghie e con i denti dal tentativo di rientro dell’australiano Whalton (crollato dopo la frazione a farfalla) nel 100 stile libero finale. All’arrivo il tempo è di 4’16”34: una medaglia di bronzo storica e un record italiano che confermano l’importanza di Luca Sacchi nella spedizione Azzurra (l’oro va a Tamás Darnyi per l’Ungheria mentre l’argento è appannaggio di Eric Namesnik, Stati Uniti).
SACCHI, DA ATLETA A COMMENTATORE TV
Il mistista italiano diventa così il precursore di una tradizione di quattrocentisti che vedrà l’Italia vantare, nella specialità, nomi del calibro di Massimiliano Rosolino, Alessio Bogiatto e Luca Marin. Ma quel bronzo olimpico, per Luca Sacchi segnerà anche uno spartiacque importantissimo per la sua carriera. Rallenta i ritmi fio al 1994 quando tornerà a gareggiare su livelli internazionali chiudendo al 6° posto i Mondiali di Roma e bissando lo stesso risultato anche nelle Olimpiadi di Atlanta del 1996. Proprio i Giochi segneranno la fine della carriera di Luca tra le corsie: a 28 anni cambia completamente percorso. Senza però abbandonare l’amore per il nuoto. Diventerà infatti presidente della società fondata dal padre Remo, la “Dimensione Dello Sport” e, soprattutto, prenderà in mano il microfono diventando giornalista, commentatore Rai e voce narrate delle imprese degli Azzurri del Nuoto.
A cura di Giulia Abbate


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