
Le ultime prestazioni della nazionale italiana hanno lasciato l’amaro in bocca a milioni di di tifosi azzurri che per la seconda volta consecutiva vedranno il mondiale senza poter cantare l’inno, senza abbracciarsi e scendere in piazza a festeggiare una vittoria o il passaggio di un turno. Una prematura eliminazione dal mondiale invernale dal Qatar che sembra essere lontana anni luce da quello che invece è successo appena un anno fa. Al termine di un cammino pressoché perfetto infatti la compagine di Mancini l’11 luglio 2021 ha alzato sotto il cielo di Londra la coppa di regina d’Europa battendo ai rigori l’Inghilterra in finale.
DAL GIRONE ALLA FINALE: IL PERCORSO DELL’ITALIA

L’Europeo itinerante del 2020 ha subito lo slittamento di un anno per la diffusione del coronavirus. La competizione è così cominciata l’11 giugno 2021 a Roma. Lo Stadio Olimpico ha dato il via alle danze grazie ad una formidabile risposta del pubblico insieme ad Andrea Bocelli che ha aperto la strada verso il sogno incantando con la sua straordinaria voce. Un inizio perfetto ancor prima del calcio d’inizio, ma poi concretizzato anche in campo. L’autogol di Demiral unito alle reti di Immobile e Insigne hanno permesso di archiviare l’ostacolo Turchia per 3-0. Stesso score anche in occasione della seconda sfida del girone con la Svizzera grazie alla doppietta di Locatelli e il gol nel finale di Immobile. Per chiudere il girone ci ha invece pensato Pessina siglando l’unica rete nella sfida con il Galles che ha permesso agli azzurri di chiudere il girone con 9 punti, 7 reti fatti e 0 subiti.
Concluso il girone, gli azzurri sono volati in Inghilterra. Gli ottavi con l’Austria erano infatti previsti a Wembley. Il primo tempo sembrava vedere ancora il predominio italiano con la compagine di Mancini che giocava nella metà campo avversaria sfiorando il gol in varie occasioni. Nel secondo tempo però la squadra austriaca prende coraggio e spaventa l’Italia trovando anche la via del gol con Arnautovic. Grazie al Var però l’arbitro Taylor alza braccia indicando il fuorigioco millimetrico dell’attaccante con origini serbe. Con il risultato di 0-0 si va così ai supplementari. Grazie ai cambi l’Italia va prima in vantaggio con Chiesa e poi raddoppia con Pessina. La rete a 5 minuti dal termine di Kalajdzic risulta infine invana con gli azzurri che ottengono il pass per i quarti.
All’Allianz Arena di Monaco di Baviera l’avversario è il Belgio. Selezione considerata tra le favorite a inizio torneo. Superate le fatiche dei 120 minuti con l’Austria, gli azzurri sono tornati a macinare gioco. Nonostante la caratura dell’avversario infatti il tabellino al 44′ segna 2-0 in favore degli uomini di Mancini con Barella e Insigne capaci di superare Courtois e insaccare. Nei minuti di recupero Lukaku batte Donnarumma dagli 11 metri (rigore generoso concesso ai belga), ma non basta alla squadra di Martinez per tornare in partita con la sfida che si conclude sul 2-1.
L’Italia torna così a Wembley dove l’attende la Spagna in quella che è la partita più sofferta di tutto il torneo da parte degli azzurri. Luis Enrique studia infatti alla perfezione la difesa italiana e decide di optare per un attacco leggero che non dia punti di riferimento alla retroguardia avversaria. Torres, Oyarzabal e Olmo mettono continuamente in difficoltà l’Italia che non riesce ad uscire dalla propria metà campo. Il contropiede vincente lo trovano però gli azzurri al 60′ partendo direttamente Donnarumma, passando per Insigne e giungendo a Chiesa che al limite dell’area raccoglie il pallone, che era stato tolto ad Immobile da Laporte, e apre le marcature battendo Unai Simon. La ‘Furie Rosse’ a 10 dal termine riescono a pareggiare con Morata che porta la sfida all’extra-time. Ai supplementari però la stanchezza la fa da padrona e nessuna delle due squadre trova lo spunto per vincerla. Si arriva così alla lotteria dei rigori che sorride all’Italia, decisivo il rigore segnato da Jorginho dopo gli errori di Olmo e Morata.
L’Italia è ora attesa all’ultimo gradino. Contro l’Inghilterra, a Londra, in uno stadio che da inizio torneo canta: “It’s coming home” con la certezza di poter alzare il trofeo al cielo. L’inizio sembra infatti protendere verso i padroni di casa. Dopo 2 minuti Shaw batte Donnarumma e porta avanti i ‘Tre Leoni’. L’Italia però non si decompone e pian piano prende campo iniziando a stabilirsi sempre di più verso la porta difesa da Pickford e al munto 67′ arriva il meritato pareggio. Un calcio d’angolo di Berardi innesca una serie di di momenti che tengono tutti col fiato sospeso. Cristante sul primo palo la spizza, a centro area Chiellini sembra poterci arrivare, ma cade. E’ rigore? No, la palla rimbalza, arriva a Verratti che di testa prova ad angolarla il più possibile, ma Pickford ci arriva, la devia sul palo che risputa il pallone indietro dove sbuca Bonucci prima di tutti e insacca per il gol del pareggio. Si va così nuovamente ai supplementari prima e ai rigori poi.
Berardi e Kane aprono le marcature. Belotti sbaglia e Maguire porta avanti gli inglesi. Bonucci ristabilisce la parità grazie al palo di Rashford. L’Italia passa con Bernardeschi grazie alla parata di Donnarumma su Sancho. Il rigore decisivo è nuovamente sui piedi di Jorginho che questa volta però sbaglia, ma solo rimandando la festa. Donnarumma infatti ipnotizza anche Saka regalando all’Italia e agli italiani una notte magica dove il motto è più o meno rimasto quello di inizio: “It’s coming ROME“.
NOTTI MAGICHE: GLI ARTEFICI DEL SOGNO AZZURRO

L’11 luglio a Wembley è andato in scena l’atto finale di Euro 2020 con la super sfida vinta dall’Italia contro l’Inghilterra. Gli azzurri di Roberto Mancini ci hanno regalato un percorso fantastico che ci ha fatto tornare la voglia di inseguire il sogno partita per partita arrivando fino in fondo. Un cammino sicuramente non semplice al netto della mancata qualificazione all’ultimo mondiale, un fallimento dal quale siamo riusciti a ripartire e dopo un anno e mezzo che ha disintegrato ogni certezza abbandonaci alla paura per un dannato virus, siamo tornati ad avere voglia di vita e nazionale e tutti uniti abbiamo spinto i giocatori che hanno sentito il nostro affetto passato da Roma, Monaco e Londra. In campo scendevano in 11, tutti però abbiamo imparato a stare “distanti ma uniti” e allora su quei prati siamo stati in 60 milioni in un periodo in cui non ci sono state Inter, Milan, Juventus, Napoli, Lazio, Roma e Fiorentina ma solo ITALIA con il solo colore azzurro accompagnato da sfumature verdi, bianche e rosse per comporre il tricolore.
Tutti insieme eravamo in mezzo ai pali con Donnarumma respingendo i tentativi avversari e proteggendo quella porta come fosse una persona a noi cara anche non accorgendoci che eravamo campioni, perché dopo il rigore parato a Saka l’adrenalina era talmente alta che si può perdere il conto dei rigori tirati. Abbiamo fatto muro con la coppia Bonucci-Chiellini evitando i tanti pericoli che gli avversari volevano creare lasciandoci anche a momenti goliardici come il ‘Mentiroso‘ a Jordi Alba prima dei rigori, la trattenuta su Saka e “Ne dovete mangiare ancora di pasta asciutta“. Abbiamo spinto su quella fascia facendo ammattire gli esterni avversari con Spinazzola per poi piangere insieme a lui per quel maledetto tendine d’Achille contro il Belgio. Abbiamo sostituito nel migliore dei modi Florenzi, uscito dopo i primi 45 minuti per infortunio e mancato tanto, ma non rimpianto grazie alla doppia fase di Di Lorenzo che non mancava mai dietro e dava il contributo davanti. In mezzo al campo abbiamo scandito il tempo di gioco con Jorginho, fatto ordine con Verratti e lottato su ogni pallone con Barella, prima di presentarci davanti a Mattarella in una condizione che è diventata subito Meme.
Davanti invece abbiamo fatto a sportellate con le difese avversarie con Immobile. Insieme ad Insigne abbiamo inseguito quel tir a gir, tanto provato, quasi esasperato, ma scagliato alla perfezione alle spalle di Courtois per poi tornare sul pullman o in aereo e far partire “Ma quale dieta” per far ballare e sorridere tutti come un dj. Il ballottaggio Berardi-Chiesa ha visto il primo dare un’impronta alla squadra, mentre il secondo l’ha presa per mano nei momenti più difficili per trascinarla avanti soprattutto con quella “Chiesa al centro del villaggio” urlata da Fabio Caressa che con Austria e Spagna ha scacciato molti demoni. Poi siamo stati con i sempre pronti Locatelli e Pessina fornendo prestazioni fantastiche, segnando gol decisivi, scrivendo quel diario di bordo per raccontare le avventure di Coverciano che resteranno impresse nella nostra memoria arrivando fino alle partite a ping pong e agli “Invidiosi, gelosi” con Barella. Con Toloi, Acerbi e Bastoni siam sempre stati in grado di fare rifiatare chi dietro ne aveva bisogno senza farne sentire la mancanza, mentre con Emerson abbiamo avuto il difficile compito di rimpiazzare un devastante Spinazzola, per il quale ci siamo stretti nell’abbraccio e nella consolazione di Cristante. Con Belotti abbiamo difeso il pallone tenendolo il più lontano possibile dalla nostra porta nelle fasi finali di ogni partita, mentre per il tanto criticato Bernardeschi abbiamo rischiato la giocata prendendoci la responsabilità di rigori pesanti contro Spagna e Inghilterra per far capire come anche lui meritava di essere in campo e il sacrificio fatto vedere anche nelle lacrime da brividi con la medaglia al collo, perchè in questo sogno ci abbiamo sempre creduto, anche quando portava le brioches al mattino per tutti i membri della spedizione. Ci siamo emozionati con Sirigu per il suo ingresso in campo con il Galles, per poi caricare Donnarumma prima dei rigori in semifinale e finale, motivando anche tutti i compagni prima delle partite con messaggi sul gruppo WhatsApp. Castrovilli, Raspadori e Meret sono invece stati i meno decisivi e meno utilizzati, ma al tempo stesso anche loro fondamentali per la creazione di questo gruppo meraviglioso.
Infine quell’elegante sognatore di Mister Roberto Mancini, unico folle a credere in quella notte da tre anni. Nostro leale condottiero che ci ha fatto appassionare alla sua stravagante missione. Senza dimenticare tutto lo staff perché in quegli abbracci col suo fratellino Vialli c’eravamo tutti così come con Oriali, De Rossi, Evani, Lombardo, Nuciari e Salsano; tutti i membri di questa fantastica spedizione.
Inoltre eravamo anche presenti in tutte le grigliate organizzate al rientro di ogni partita. Perchè l’ambiente sembrava quello di una gita scolastica, tutti pronti a divertirsi, a darsi consigli, a motivarsi. Il tutto facendolo nel modo più spontaneo possibile, sempre col sorriso stampato in volto e voglia di fare.
Forza azzurri, uniti sotto lo stesso cielo, uniti sotto la stessa bandiera, inseguendo lo stesso sogno, ce lo siamo andati a prendere e l’abbiamo trasformato in realtà: IL CIELO E’ AZZURRO SOPRA WEMBLEY.


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