Correva il giorno 8 giugno 1990: iniziano le notti magiche di Italia 90

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Trentadue anni fa, il mondo ci guardava. Perché i migliori giocavano da noi, il movimento funzionava a meraviglia, le italiane vincevano in Europa, e la Serie A era uno dei campionati più belli e avvincenti di tutti. Trentadue anni fa, accoglievamo insieme alla celebre mascotte “Ciao” in un San Siro gremito il pianeta calcio, e tenevamo a battesimo l’inizio dei campionati mondiali 1990. Storica, indimenticabile, iconica la cerimonia di apertura, che vede Gianna Nannini e Edoardo Bennato sfoggiare la loro hit “Un estate italiana”, che accompagnerà il cammino della nostra Italia facendo sognare un intero Paese in quella che sarà un edizione unica nel suo genere.

Quel mondiale presentava giusto qualche campione: i tre olandesi del Milan (Gullit, Van Basten, Rjikard) e i tre tedeschi dell’Inter (Matthaeus, Klinsmann, Brehme), oltre a Diego Armando Maradona per l’Argentina, Lineker e il mito di Gascoigne, la Jugoslavia di Savicevic. Ma anche personaggi indimenticabili come Valderrama e la sua folta chioma, el loco Higuita, Roger Milla e l’idolo di infanzia di Gigi Buffon N’Kono. Ma a prendersi la scena subito, in quell’otto giugno, è il Camerun, che da inizio al mondiale battendo i campioni in carica dell’Argentina grazie ad un gol iconico di Francois Omam Biyik, che tocca il cielo con un dito e regala il primo colpo di scena di questo mondiale.

I GOL DI SCHILLACI E UN SOGNO MANCATO


Per l’Italia, ci sono tutti i presupposti per sperare. E il cammino dei nostri sarà semplicemente incredibile e denso di emozioni indelebili, conservate con cura nei nostri ricordi più profondi. Ogni notte azzurra è magica, e l’atmosfera è di quelle da brividi: i caroselli per le vie di ogni città, la canzone di Gianna Nannini e Edoardo Bennato che risuona nel cielo, i gol, la gioia, la sofferenza. Era tutto bellissimo.

E intanto vincevamo. Trascinati da un ragazzo d’oro, il nostro goleador Totò Schillaci, scoperto quasi dal nulla dal ct Vicini e che con le sue reti (6, capocannoniere del torneo) e le sue corse sfrenate ci ha trascinato sino in semifinale, dopo aver battuto Cecoslovacchia, Austria, Usa, Uruguay e Irlanda, prima di mancare l’accesso alla finalissima impattando contro l’Argentina. In una partita passata alla storia per la clamorosa papera di uno Zenga sin li perfetto, che ci costó la vittoria, poi sfumata ai tiri di rigore. Alla fine ci giocammo il terzo posto e lo conquistammo ai danni dell’Inghilterra. Ma che rimpianti, per un sogno mancato, che, comunque, non cancella il cammino straordinario di quelle favolose notti magiche, inseguendo un gol…

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