Correva il giorno 29 maggio 1985 – La strage dell’Heysel

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Stadio Heysel, 35 anni fa i 39 morti nella finale di Coppa – Pic by Il Fatto Quotidiano

Il 29 maggio 1985 andava in scena una delle più grandi tragedie della storia del calcio. La stagione stava per concludersi con la partia più attesa dell’anno: la finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool. Un momento di festa si trasformò però in apocalisse allo stadio Heysel di Bruxelles dove persero la vita 39 persone (32 italiani) e ne rimasero ferite oltre 600 per via di superficialità e scelte sbagliate a partire dall’assegnazione dello stadio fino alla gestione degli ingressi nell’impianto.

TUTTI GLI ERRORI COMMESSI: LA STRAGE ERA FACILMENTE EVITABILE?

Heysel, 29 maggio 1985 – Pic by Arhistadia

Lo stadio belga dell”Heysel fu designato per la finale di Coppa Campioni del 1985 dopo aver ospitato già 3 finali (1958, 1966 e 1974) e i campionari europei del 1972.

La scelta risultò però fin da subito inadeguata: il campo e le tribune non erano ben tenute, i muri che andavano i dividere i settori erano vecchi e fragili con calcinacci che cadevano di tanto in tanto e lo scarico dei servizi igienici che colava dalla pareti andando a indebolirle ancora di più. La disposizione dei tifosi vide inoltre l’assegnazione delle curve con i settori M-N e O ai tifosi bianconeri, mentre i ‘Reds’ nella sezione opposta nei settori X e Y. A rimanere scoperto era il settore Z (di fianco agli ultras inglesi) che andava a chiudere la curva e l’UEFA assegnò ai tifosi neutrali, ma la divisione i sostenitori del Liverpool vedeva solo due basse reti metalliche che non avrebbero potuto garantire una così netta separazione tra le due sezioni. A popolare maggiormente il settore Z sono tifosi juventini ed entrambe le società capiscono la pericolosità già nei giorni precedenti alla partita e contestano la scelta intuendo la possibilità di uno scontro.

L’ingresso allo stadio non viene gestito adeguatamente. Migliaia di tifosi del Liverpool senza biglietto provano ad entrare e ci riescono per via di controlli superficiali all’ingresso. A circa un’ora dall’inizio della partita, lo stadio era già pieno e gli Hooligans inglesi notarono la dominanza bianconera nel settore Z e pensando si trattasse di ultras rivali iniziarono ad ondeggiare verso di loro per intimidirli. Dopo 2 cariche le recinzioni cedono dando il via all’invasione con lanci di bottiglie. La vie di fuga non ci sono, c’è chi prova a scappare verso l’alto, ma trova i cancelli chiusi mentre chi si riversa in campo trova gli agenti a cavallo armati di manganello. L’unica soluzione per stare lontani il più lontano possibile dai tifosi avversari è quindi quella di ammassarsi nell’angolo più basso del settore, ma la tragedia è pronta a consumarsi.

Il muro veniva scavalcato da chi riusciva così a mettersi il salvo, ma dopo qualche minuto non regge più al peso dei tifosi e molti cadono al di sotto, mentre altri finiscono schiacciati. Lo stadio si trasforma in un campo di battaglia: 32 italiani, 4 belga, 2 francesi e un nordirlandese persero la vita.

L’UEFA FA GIOCARE LA PARTITA: SI VA OLTRE LA TRAGEDIA PER ‘QUESTIONI DI ORDINE PUBBLICO’

Fu Giampiero Boniperti a posteriori a dire come sia Juventus che Liverpool non volevano minimamente scendere in campo. Il rinvio di un ora e 25 minuti del fischio d’inizio fece capire alle due squadre che qualcosa di grave era successo, ma nessuno aveva inteso l’effettiva portata della tragedia. L’UEFA e le autorità belghe però decisero che la partita andava fatta giocare per questioni di ordine pubblico, un rinvio avrebbe potuto causare la rivolta dei settori bianconeri con la curva juventina che apprendendo la notizie aveva provato a raggiungere i settori avversari.

Gli organizzatori provano a non fare circolare notizie all’interno degli spogliatoi, ma i primi a capire l’entità di ciò che è accaduto sono Cabrini, Tardelli e Brio che sono andati a parlare con dei tifosi, mentre i capitani Scirea e Neal vengono convocati per leggere un comunicato in cui invocano calma.

La partita comincia così in uno stato surreale con Bruno Pizzul che conferma la presenza di morti e annuncia come non potrà commentare la sfida se non in modo neutro, impersonale facendo notare così la portata della tragedia. La gara nel frattempo non procede a ritmi elevati e viene decisa da un’imbucata di Platini per Boniek che viene steso fuori dall’area, ma l’arbitro, distante dall’azione fischia rigore che viene trasformato dal fantasista francese. La Juventus passa così avanti a poco più di mezz’ora dalla fine con il risultato che non muterà e i bianconeri che porteranno a casa la prima Coppa Campioni della propria storia ma il ricordo sarà sempre accomunato alla tragedia consumata sugli spalti.

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