Correva il giorno 27 Maggio 2018 – LeBron fa l’impresa, Boston K.O

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«Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare» diceva John Belushi.

Ne sa qualcosa LeBron Raymone James, uno che nei momenti più difficili, raramente si tira indietro.

Ancora una volta il Re è chiamato all’impresa.

I Boston Celtics, alla ricerca del diciottesimo titolo, hanno già battuto Milwaukee in 7 Gare, Philadelphia in 5 e adesso vogliono vendicare il pesante 4-1 incassato un anno prima, sempre dai Cleveland Cavs.

Un inizio difficile

Boston, che ha il fattore campo, parte subito fortissimo. Le prime due partite, giocate al TD Garden, sono a senso unico. Boston strapazza Cleveland nonostante i 42 di LeBron in Gara 2.

Al ritorno in Ohio, in Gara 3, i Celtics vengono massacrati 116-86, mentre due giorni dopo si scontrano con l’onnipotenza cestistica di LeBron che ne infila 44.

2-2, si torna a Boston.

I padroni di casa portano cinque giocatori in doppia cifra e mettono di nuovo il muso davanti: è 3-2, i Celtics hanno il primo match point sulla racchetta, ma fuori casa.

Come ogni elimination game che si rispetti, LeBron si carica un’intera franchigia sulle spalle.

I numeri di Gara 6 sono leggendari: 46 punti, 11 rimbalzi, 9 assist, 3 recuperi e 1 stoppata.

Capolavoro LeBron: 46+11+9 e si va a Gara 7

Cleveland batte Boston 109 a 99, si va dunque a Gara 7.

Game SEVEN

Gara 7. Dove il tempo si ferma, dove non esistono regole, dove tremano le mani, dove le gambe sono rigide.

Boston, nella sua gloriosa storia, non è mai stata sconfitta in nessuna delle 37 serie in cui è stata avanti 2-0. In più ha il fattore campo a suo favore e a Cleveland manca Kevin Love.

Non c’è un solo pronostico che veda favoriti i Cavs, ma i pronostici si sa, sono fatti per essere ribaltati.

Boston parte forte, anzi fortissimo. Cleveland, alla centesima partita stagionale, sembra non avere la forza di reagire.

LeBron c’è, è lì, segna, lotta a rimbalzo, distribuisce palloni a tutti, ma nessuno, a parte lui, la mette dentro.

Alla fine del primo quarto, Boston è sopra di 8.

Addirittura, a metà secondo quarto, i Celtics toccano il +12.

Al rientro dall’intervallo lungo, la musica cambia.

In difesa Cleveland scommette su tiro da 3 degli avversari, mentre in attacco la strategia pare abbastanza semplice: palla a LeBron e sperare che lui, o qualcuno da lui servito, buchi la retina.

Nel terzo quarto, per la prima volta, i Cavs si fanno vedere davanti, passando da -4 a +5 nel giro di due minuti.

Di lì, non si passa.

Boston, che dopo aver avuto la gara in pugno, ha smesso di segnare, acciuffa la parità a quota 56 sul finire del terzo periodo.

Dal 56 pari, fino alla fine della partita, c’è un solo uomo in campo.

Entrare nella leggenda

Dunque, mancano un minuto e quaranta secondi alla fine del terzo quarto e la situazione è in perfetta parità. 56 Boston, 56 Cleveland.

Su un layup sbagliato da Marcus Smart, LeBron prima vola a rimbalzo e poi spara da 3.

Cleveland è avanti, Boston sbaglia la tripla del pareggio, LeBron sbaglia la tripla del +6 e intanto suona la sirena.

Al rientro, i Celtics, con le ultime forze rimaste, riescono a strappare un mini parziale. Il jump di Tatum e la schiacciata con fallo di Al Horford portano i padroni di casa sul +2.

Sul +2 Celtics, l’Uragano LeBron si abbatte sul TD Garden.

Prima sfida Al Horford, lo batte, vola al ferro e appoggia due punti impossibili al tabellone.

Testa bassa, penetrazione, 2 punti.

Poi, dopo la tripla subita da parte di Marcus Morris, il Re serve Jr Smith che spara una bomba delle sue.

Boston ci prova prima con Tatum e poi, di nuovo con Marcus Morris, ma il pallone non entra.

La palla schizza via dal ferro, finisce nelle mani del numero 23 che serve Kyle Korver. Per la prima volta dall’inizio della gara, l’ex Philadelphia vede muoversi la retina.

I Celtics sono duri a morire, rispondono colpo su colpo ad ogni giocata di LeBron e compagni e addirittura, a 6 minuti dalla sirena, sono avanti di 1. È il solito Tatum a tenere viva la speranza di vittoria, con una clamorosa schiacciata in testa a LeBron seguita da una missile da 8 metri che regala l’ultimo vantaggio per i padroni di casa.

Il clamoroso poster di Tatum su LeBron

Si entra nel clutch time, nel momento decisivo, negli ultimi 5 minuti di una finale di Conference già entrata nella storia.

Il Re sente l’odore del sangue e azzanna la partita.

Punta sistematicamente il ferro perché sa che nel pitturato nessuno può fermarlo.

In attacco è infermabile come è insostenibile in difesa: in un solo possesso riesce a marcare tutti e 5 gli uomini. Boston litiga col tiro da 3, mentre LeBron spara dentro tre liberi su quattro.

A 67 secondi dal termine, The Chosen One decide di chiudere la serie.

Jaylen Brown sbaglia una tripla, Tristan Thompson vola a rimbalzo e lancia LeBron in contropiede.

Il Re prende velocità, con uno scatto degno del miglior Usain Bolt salta Marcus Morris che non può far nient’altro che aggrapparsi a quel treno in corsa nel tentativo disperato di fermarlo.

Non sarà certo un contatto a frenare LeBron lanciato a canestro

In tre secondi si fa tutto il campo e, arrivato fino in fondo, si prende due punti di stordente bellezza e un tiro libero supplementare.

Tiro libero che, ovviamente, va a segno.

Boston è battuta in casa loro.

Su quella bolgia dantesca chiamata TD Garden cala il silenzio

Quasi ventimila persone ammutolite da un urlo liberatorio.

Un urlo liberatorio, che probabilmente, avrebbe messo in fuga anche un branco di leoni affamati.

L’urlo di chi, ancora una volta, solo contro il mondo, è riuscito in un impresa possibile solo se ti chiami LeBron Raymone James.

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