
Il 19 maggio 1979 a Flero, in provincia di Brescia, nasceva uno dei centrocampisti più forti della storia del calcio che ha saputo imporsi in mezzo al campo come un metronomo perfetto con una classe che l’ha portato a vincere tutto sia con i club che con la nazionale: tanti auguri Andrea Pirlo
GLI ESORDI AL BRESCIA E LA CHIAMATA DELL’INTER E IL RITORNO A CASA: LA SVOLTA CON MAZZONE

Il giovane Andrea Pirlo si affaccia al calcio professionistico grazie al Brescia in cui aveva iniziato come seconda punta o trequartista esordendo in Serie A il 21 maggio 1995 (A 16 anni e due giorni è il più giovane esordiente con la maglia del club lombardo)contro la Reggiana, in un Brescia però ormai retrocesso. Con Edoardo Reja il giocatore classe 1979 inizia a giocare in pianta stabile in prima squadra aiutando le ‘Rondinelle’ nella conquista del campionato cadetto con 17 reti condite da due gol. Alla soglia dei 18 anni il ‘Maestro’ inizia così a farsi notare anche dalle big italiane, ma rimane un altro con la maglia del Brescia che retrocederà comunque a fine stagione.
La grande chiamata arriva dall’Inter e il giocatore si sposta così nel capoluogo lombardo dove però non riesce ad imporsi nonostante l’esordio in Champions League, ai preliminari con lo Skonto Riga e 18 presenze in campionato, ma quasi tutte partendo dalla panchina. Nella stagione successiva la società decide così di mandarlo in prestito alla neopromossa Reggina dove sembra essere definitivamente sbocciato grazie a 28 presenze e 6 reti. Il ritorno all’Inter però non fa ben sperare, 8 apparizioni nella prima parte di stagione e nuovamente un prestito per tornare al Brescia.
Il suo ritorno a “casa” è una svolta grazie all’incontro con Carlo Mazzone e Roberto Baggio. Con il “Divin codino” instaura subito una grande sintonia confermata dal gol che è valso l’1-0 contro la Juventus mentre il tecnico romano intuisce subito come far fruttare alla perfezione il dialogo tra i due. Pirlo viene infatti spostato davanti alla difesa, arretrato dunque rispetto alla posizione di trequartista dietro alla punte. Un’intuizione da parte di Mazzone che ha rivoluzionato così il modo di giocatore di Pirlo lanciandolo verso una carriera composta da talento e classe.
Le 10 partite giocate (ad Aprile la frattura del quinto metatarso lo ha costretto allo stop fino a giugno) da evidente fuoriclasse non hanno però convinto l’Inter a puntare su di lui. L’offerta migliore arrivò dall’altra sponda del Naviglio con il maestro che cambiò così casacca indossando quella rossonera.
LA CHIAMATA DI ANCELOTTI: LA CONSACRAZIONE AL MILAN TRA CHAMPIONS E CAMPIONATI

I 35 miliardi di lire convinsero l’Inter a far partire il giocatore voluto da Ancelotti al Milan nell’estate del 2001. Gli infortuni di Gattuso ed Ambrosini consentirono al giovane centrocampista di poter proseguire nella sua posizione di mediano nel 4-3-1-2 del tecnico parmigiano che diventerà 4-3-2-1 l’anno successivo. La stagione 2002/03 incoronerà non solo Pirlo, ma anche tutta la squadra rossonera. Il Maestro agiva ormai stabilmente come perno del centrocampo con Gattuso e Seedorf al suo fianco e Rivaldo e Rui Costa alle spalle di Inzaghi. L’apoteosi arrivò però in finale di Champions in una sfida tutta italiana contro la Juventus (dopo il derby in semifinale) dove Pirlo uscì al 79′ e il ‘Diavolo’ ottenne la vittoria grazie ai tiri dal dischetto.
La stagione successiva inizia subito al meglio grazie alla vittoria in Supercoppa UEFA contro il Porto di Mourinho. Il cammino europeo si fermerà invece ai quarti con il Deportivo mentre nel mondiale per club sarà il Boca Juniors a imporsi dopo i calci di rigore con lo stesso Pirlo che sbaglierà durante la lotteria insieme a Seedorf e Costacurta. L’anno successivo un altro rigore, molto più pesante, condannerà la stagione del centrocampista. In finale di Champions con il Liverpool infatti i rossoneri dopo essere passati in vantaggio per 3-0 subirono una clamorosa rimonta e ai rigori proprio gli errori di Pirlo, Seginho e Shevchenko consentirono agli inglesi di alzare il trofeo. Una sconfitta che risultò dolorosa, dopo essere stati in vantaggio per 3-0 con un crollo fisico e mentale quasi inspiegabile che ha portato lo stesso Pirlo a pensare all’addio al calcio giocato. La nota di sollievo della stagione è stata comunque la vittoria dello scudetto, il diciassettesimo per il ‘Diavolo’ e il primo per il giocatore.
Il riscatto non ha però tardato ad arrivare, prima con il mondiale vinto con l’Italia e poi con la rivincita ad Atene proprio contro il Liverpool. Il 23 maggio 2007 in Grecia infatti andò in scena il secondo atto di Milan-Liverpool con il club meneghino che si è imposto per 2-1 vendicando la sconfitta subita due anni prima. A propiziare la rete del vantaggio rossonero è stato proprio il ‘Maestro’ che ha poi trovato sulla traiettoria Pippo Inzaghi che colpendo il pallone ha poi beffato Reina.
Nel 2011 arriverà anche il secondo scudetto con la maglia rossonera, ma dopo vari infortuni e la non centralità nel progetto di Allegri costrinsero il giocatore a non accettare il rinnovo del contratto e svincolarsi andando a giocare nella Juventus quando sembra ormai al tramonto della sua carriera.
APOTEOSI AZZURRA: PIRLO TRA I PROTAGONISTI DELLA NAZIONALE DEL 2006

Ai successi con il club non poteva mancare la gioia nazionale. Andrea Pirlo era infatti uno dei punti cardine della spedizione azzurra di Marcello Lippi ai mondiali tedeschi del 2006. In campo per 120 minuti sia in semifinale con la Germania che in finale con la Francia, il ‘Maestro’ è stato provvidenziale in entrambe le occasioni. Prima l’assist per l’1-0 di Grosso nel finale contro i padroni di casa e poi il primo rigore che ha inaugurato la striscia perfetta dell’Italia proseguita da Materazzi, De Rossi, Del Piero e ovviamente Grosso che siglando il penalty decisivo ha permesso all’Italia di diventare campione del mondo per la quarta volta nella storia.
Rimarrà invece sicuramente iconico il ‘Cucchiaio’ sfoderato in occasione dei quarti di finale degli europei ucraino-polacchi del 2012. Ai quarti di finale la sfida tra Italia e Inghilterra è rimasta ferma sullo 0-0 fino al 120′ con i tiri dal dischetto che sono dunque risultati decisivi ai fini del passaggio del turno. In una situazione di momentaneo svantaggio azzurro, per via dell’errore di Montolivo, Pirlo ha deciso di pareggiare i conti beffando Hart con un cucchiaio destinato a rimanere negli annali del calcio.
L’APPRODO IN BIANCONERO: I DUBBI SI TRASFORMANO IN UNA SECONDA GIOVINEZZA

Scaricato da Allegri al Milan, Pirlo decide di accasarsi a Torino, sponda Juventus con Antonio Conte che ha deciso di puntare su di lui per riportare la Juventus in vetta al calcio italiano ed europeo. In bianconero infatti vince il primo scudetto dei noni consecutivi bianconeri e vincerà anche i tre successivi (l’ultimo proprio con Allegri).
In casa bianconera il Maestro prende dunque le redini di un centrocampo composto dai vari Marchisio, VIdal e Pogba. Una seconda giovinezza dunque per il centrocampista che sembrava finito a Milano e arrivato a parametro zero più con dubbi che con certezze. L’apoteosi europea è stata però solo sfiorata. Nella stagione 2013-14 in Europa League i bianconeri si sono fermati in semifinale contro il Benfica (con la finale che si sarebbe poi giocata all’Allianz Stadium). La ‘Coppa dalle grandi Orecchie’ vinta già due volte in rossonero è sfumata in bianconero a Cardiff con il Barcellona. Il 6 giugno 2015 infatti la sua ultima partita con la Juventus è la finale di Champions contro la squadra catalana che si è imposta per 3-1 sulla compagine piemontese che al termine di una partita equilibrata si è arresa agli spagnoli.
LA PARENTESI DA ALLENATORE: LUCI E OMBRE IN UN ANNO DI JUVENTUS

La carriera da giocatore per Andrea Pirlo si è conclusa con una serie infinita di successi e riconoscimenti, mentre quella da allenatore è una storia tutta da scrivere. La prima chiamata è stata subito in una big: la Juventus. La sua esperienza in bianconero è stata accolta con la speranza di un calcio rivoluzionario. Le aspettative, forse non per colpa del neo-allenatore, non sono però state all’altezza dei risultati con la Juventus che dopo 9 anni di successi ha dovuto abdicare l’egemonia in Italia non vincendo lo Scudetto e chiudendo al quarto posto in classifica grazie alla vittoria sul Bologna e il pareggio del Napoli con il Verona nel corso dell’ultima giornata di campionato.
Non sono da trascurare però i successi tra Supercoppa italiana e Coppa Italia che hanno permesso ai bianconeri di alzare al cielo due trofei sfuggiti quest’anno con Allegri (primo anno senza titoli per la Juventus dopo 10 stagioni di vittorie) che si è dovuto arrendere in entrambe le finali ai supplementari contro l’Inter.
Il ‘Maestro’ è ora pronto ad iniziare un nuovo progetto per dimostrare di poter saper suonare sinfonie non solo in mezzo al campo, ma anche da una posizione un po’ più defilata gestendo l’orchestra da fuori.

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