
La prima vera settimana del Giro d’Italia 2022 è ormai nei libri di storia; andiamo ora ad analizzarla prendendo anche in considerazione la tre-giorni Ungherese.
L’ATMOSFERA MAGICA, LA ROSA DI VDP E L’ILLUSIONE YATES.
La trasferta in Ungheria è stato un esperimento riuscito egregiamente: non è mancato il pubblico, che è solamente stato la bellissima cornice di uno spettacolo assoluto reso tale da fuoriclasse come Van Der Poel e Mark Cavendish, capaci di imporsi con due azioni da campioni senza eguali. L’Olandese di Kapellen ha alzato le braccia al cielo nella prima tappa con Visegràd, conquistando la prima Maglia Rosa che è stato in grado di tenere fino alla tappa dell’Etna. Al nativo dell’Isola di Man, che prima del 2022 aveva già vinto 15 tappe al Giro, è andato invece lo sprint di Balatonfured, in cui ha preceduto Arnaud Demare e Fernando Gaviria.
A Budapest è invece andata in scena la prima delle due cronometro previste: a trionfare è stato un Simon Yates sugli scudi, che aveva fatto illudere i suoi tifosi di poter giocarsi il successo della Corsa Rosa fino a Verona. A far sfumare ogni velleità di gloria è stato poi il Blockhaus, in cui Yates è sprofondato anche a causa di un presunto problema al ginocchio rimediato nella quarta tappa.
DALL’ETNA AL BLOCKHAUS: ORA SAPPIAMO CHI NON VINCERÀ IL GIRO
Non c’è stato riposo per i corridori in seguito alla trasferta extra-Italiana; la quarta tappa prevedeva la scalata dell’Etna da un inedito versante, estremamente lungo e pedalabile. A prendersi questo glorioso scalpo è stato il tedesco della Bora kamna, il quale ha preceduto in una volata a due Juan Pedro Lopez, che si è però impossessato della Maglia Rosa, tuttora sua.
Non si registrano attacchi importanti tra i big, ma ha fatto certamente scalpore il ritiro di Miguel Angel Lopez, il quale ha ceduto i gradi di capitano a Vincenzo Nibali, che si è staccato sull’ascesa al vulcano. Problemi anche per Tom dumoulin.
Nella nona tappa, che comprendeva la salita del passo di Lanciano e del Blockhaus, la selezione è stata molto più netta. Sono sprofondati in classifica Simon Yates, Giulio Ciccone e lo stesso dumoulin, già indietro dopo l’Etna; risposte importanti sono arrivate invece dallo squalo di Messina e da un eterno Pozzovivo, giunto all’arrivo con i migliori. A trionfare è stato invece un sorprendente Jay Hindley, che è riuscito a riscattarsi da un 2021 particolarmente sottotono; molto brillanti Landa, Bardet e Carapaz, il quale ha messo al lavoro la sua squadra sin dai primi chilometri.
Tra la terza e la nona tappa vi sono stati anche due sprint, in cui si è imposto Arnaud Demare (nuova maglia ciclamino) e due tappe adatte alla fuga: quella di potenza, vinta dall’olandese Bouwman, e quella di Napoli, in cui a trionfare è stato “fugaman” De Gendt.
LE PRESTAZIONI DEGLI ITALIANI
Non essendo stati in grado di vincere neanche una tappa, i nostri portacolori devono dimenticare al più presto questa prima parte di giro per concentrarsi sulle frazioni rimanenti. Il più vicino ad alzare le braccia al cielo è stato Davide Gabburo della Bardiani CSF Faizanè, il quale si è dovuto inchinare al cospetto di Thomas de Gendt in quel di Napoli. Podi di tappa anche per Giacomo Nizzolo e Davide Formolo, entrambi al terzo posto

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