
“Da quando Senna non corre più, non è più domenica” canta Cesare Cremonini nella sua canzone dedicata al pilota brasiliano, scomparso proprio nella sua città natale, Bologna. Eppure da quel maledetto 1°maggio 1994 di domeniche e di gare di formula 1, ne sono passate, ma tutte senza l’asso brasiliano che teneva incollati milioni di telespettatori alla TV con le sue incredibili pole position e con la sua celebre rivalità col francese Alain Prost. Proprio oggi, in una domenica di inizio maggio di 28 anni fa, se ne andava Ayrton Senna da Silva.
Quel maledetto weekend

Quello del Gran Premio del San Marino del 1994 è uno dei weekend di gara più tragici della storia del motorsport, infatti già nel venerdì di prove si verifica il primo grave incidente.
La Jordan di Rubens Barrichello esce di traiettoria alla Variante Bassa sormontando i cordoli della curva, la monoposto si cappotta più volte e finisce contro le barriere di protezione. La sessione viene immediatamente interrotta per far entrare i soccorsi sul tracciato, che portano il brasiliano all’ospedale. Barrichello è riuscito a salvarsi, rimediando ‘solo’ qualche costola incrinata, ma sabato e domenica gli incidenti avranno esiti drammatici.
La morte torna sulle piste

Sabato, sessione di qualificazione, tutti sono concentrati per la lotta della pole position, ma improvvisamente un pilota esordiente semi sconosciuto prende la scena, non per un giro veloce. Roland Ratzenberger era impegnato con la sua Simtek a guadagnare secondi per migliorare il suo piazzamento, quando all’uscita della curva del Tamburello l’ala anteriore della vettura si rompe. Il calo di deportanza e i 315 km/h rendono la macchina inguidabile, che si schianta contro le barriere della curva successiva, la Villeneuve. Dal sangue che ricopre il casco viene intuita subito l’entità dell’incidente e i soccorsi tentano di rianimare il pilota prima in pista, poi in ospedale, ma non c’è niente da fare, Roland Ratzenberger è morto sul colpo. Con questa tragedia torna la morte in una prova ufficiale della formula 1, non accadeva dal 1982.
Ayrton è molto scosso dalla disgrazia, non riesce a non pensare che, mentre lui è al circuito a lottare per la pole position, un suo collega è appena morto. Tornato nel suo solito hotel imolese, cena insieme alla sua squadra, che proprio quel sabato avrebbe dovuto festeggiare il compleanno di Joseph, l’ingegnere di pista di Ayrton, ma nessuno ne ha voglia. È una serata triste, secondo alcune testimonianze i commensali avrebbero parlato per tutta la cena a bassa voce, probabilmente sulle condizioni di sicurezza delle monoposto di formula 1 e della recentissima tragedia che aveva colpito il mondo delle corse. Una volta in camera Ayrton, ancora molto scosso, compie una serie di telefonate parlando con sua moglie e con suo padre esprimendo la sua preoccupazione per la gara dell’indomani, affermando addirittura, in una evidente crisi emotiva, di volersi ritirare dal mondo delle corse.
L’ultima gara
Arriva la gara, tutti gli occhi sono puntati sul brasiliano, che come sempre partirà dalla prima posizione. Il pilota di San Paolo appare molto diverso rispetto alle solite gare, sembra assente, sta ancora pensando all’incidente del giorno prima. A pochi minuti dall’inizio della gara, il brasiliano compie un gesto che nella sua carriera non aveva mai fatto: mentre è a bordo della vettura, a pochi minuti dalla bandiera verde, si toglie il casco per poi rimetterlo. Mossa che fa intuire molto l’animo del pilota, come se in un primo momento avesse deciso di non correre, ma subito dopo avesse accettato il compito che doveva affrontare, ovvero correre, correre come se non fosse accaduto nulla.
La gara inizia, tempo qualche secondo ed avviene il terzo grave incidente del weekend nel giro di tre giorni. Al semaforo verde la Benetton di Lehto rimane ferma e Pedro Lamy, con la sua Lotus, non riesce ad evitarla, prendendola in pieno. I due piloti rimangono illesi, ma qualche detrito vola nelle tribune colpendo i tifosi. Una coppia di ragazzi viene colpita da una gomma, fortunatamente non ebbero gravi conseguenze.
A causa dell’incidente della partenza i piloti hanno girato per qualche tornata dietro la Safety Car fino al quinto giro. Rientrata la vettura di sicurezza la gara riprende con Senna in testa e Schumacher che insegue. Al settimo giro alla curva del Tamburello, a causa del cedimento del piantone dello sterzo, la Williams del pilota brasiliano diventa inguidabile per affrontare la curva, infatti Ayrton cerca di frenare, ma l’impatto con le barriere di protezione è così forte da far rimbalzare la vettura a bordo pista. Gara nuovamente interrotta per rendere possibili i soccorsi al pilota brasiliano, che durante l’incidente è stato colpito alla testa dalla gomma della propria vettura, staccatasi dal piantone. Le condizioni sono molto critiche, interviene l’elisoccorso atterrando sul tracciato per portare Senna all’Ospedale Maggiore di Bologna. Ogni sforzo per salvargli la vita risulta vano, Ayrton Senna da Silva muore alle 18.40, all’età di 34 anni.

Il terribile fine settimana di Imola si conclude con la morte di uno dei principali protagonisti del circus, se non il più importante, un pilota tre volte campione del mondo, il mago della pole position e del bagnato, infatti era soprannominato magic. La storia della formula 1 sarebbe stata completamente diversa senza la scomparsa di Ayrton, sicuramente avrebbe vinto qualche titolo in più, magari lottando contro Schumacher. Quello avvenuto ad Imola è un vero e proprio passaggio di consegne, Ayrton da una parte, che va a sbattere contro le barriere finendo la sua carriera, e dall’altra il giovane Michael, che avrebbe vinto quel mondiale del 1994, così come gli altri sette titoli iridati.
I funerali di Stato vennero celebrati il 5 maggio a San Paolo, davanti a una miriade di persone, che vollero salutare il pluricampione del mondo per l’ultima volta.

Lucio Dalla, nella sua canzone dedicata ad Ayrton, recita “Dio mi ha detto chiudi gli occhi e riposa, ed io adesso chiudo gli occhi”. Una dedica ad uno dei piloti più iconici della formula 1, con un’incredibile bontà d’animo, sempre vicino ai bisognosi, donando molto denaro per beneficenza, emblematico il suo sguardo misterioso e infine decisive le sue indimenticabili gesta in pista, che gli hanno permesso di entrare nell’olimpo della formula 1, chissà quante altre prodezze avrebbe potuto offrire.
Da quella domenica di maggio a quella di oggi, sono passati 28 anni, da allora la formula 1 non è più la stessa.
Ciao Ayrton.

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