
Nell’ottobre 2015 Johan Cruijff aveva comunicato di essere stato colpito da un tumore polmonare e dopo 5 mesi, il 24 marzo 2016 il “profeta del gol” si spegne all’età di 68 anni dopo aver rivoluzionato il mondo del calcio si da giocatore che da allenatore.
TRA AJAX E NAZIONALE: LA NASCITA DEL CALCIO TOTALE

Il nome di Johan Cruijff è indissolubilmente legato alla maglia dell’Ajax e della nazionale olandese di Rinus Michels che tra la seconda metà degli anni ’60 e la prima degli anni ’70 hanno dato il via al “calcio totale”. Un tipo di gioco in cui appena un giocatore si sposta in una posizione di campo a lui non consona, viene subito rimpiazzato da un compagno. Nessun giocatore rimane così ancorato ad una posizione fissa, ma può agire in tutte le zone del campo operando più per necessità della squadra che caratteristiche personali.
Uno dei migliori interpreti di questo nuovo tipo di calcio fu proprio il “Pelè bianco”, come era chiamato da Brera, che partiva ovviamente da centravanti, ma a secondo dagli sviluppi della partita si muoveva in varie zone del campo con i compagni che cambiavano le loro posizioni in campo per adattarsi al loro leader senza lasciare ruoli scoperti e mantenendo alto il grado di imprevidibilità di tutti gli effettivi in campo che seguivano il’infinito talento dell’attaccante classe 1947.
Con la maglia dell’Ajax Johan Cruijff ha vinto praticamente tutto quello che poteva vincere: 8 campionati olandesi, 5 coppe nazionali, 3 coppe campioni, una coppa intercontinentale e il tutto condito da 3 palloni d’oro che gli valgono il terzo posto nella classifica all-time del premio a pari merito con Platini e Van Basten e dietro solo a Messi e Ronaldo. In nazionale invece non arrivarono successi con la sconfitta in finale nel mondiale del 1974 contro i padroni di casa della Germania Ovest. Due anni dopo, agli europei jugoslavi, fu la Cecoslovacchia ad alzare il trofeo eliminando proprio i Paesi Bassi in semifinale con Cruijff e compagni che vinsero poi la finale 3°/4° posto contro la Jugoslavia.
BARCELLONA SECONDO AMORE: CALCIO TOTALE ESPORTATO IN SPAGNA COME PREDECESSORE DEL TIKI-TAKA

In terra olandese vinse tutto in campo, mentre l’esperienza estera con la camiseta blaugrana del Barcellona lo vide vincere solo un campionato e una coppa nazionale in 5 anni. Il successo arrivò però quando Cruijff appese le scarpette al chiodo per dedicarsi alla carriera da allenatore che iniziò sempre ad Amsterdam con l’Ajax, ma si concretizzò tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 con la società catalana. In Spagna infatti vinse 4 campionati, una coppa spagnola, 4 supercoppe spagnole, una supercoppa UEFA e soprattutto una Coppa Campioni che lo vede come uno dei magnifici 7 che hanno vinto la Coppa Campioni o Champions League sia da giocatori che da allenatori insieme a Miguel Munoz, Giovanni Trappattoni, Pep Guardiola, Frank Rijkaard, Carlo Ancelotti e Zinedine Zidane.
In Spagna l’esportazione del calcio totale ha portato però ad una evoluzione: il tiki-taka. La potenza fisica olandese è stata soppiantata dalla finezza delle giocate con costante possesso del pallone che si muove velocemente e costringe gli avversari a pressare costantemente. La principale differenza è dunque che il calcio totale olandese vede uno spostamento rapido dei giocatori, mentre il tiki-taka spagnolo del pallone
CRUIJFF E LA MAGLIA NUMERO 14: UN’ICONA NATA PER CASO

Nei suoi primi anni all’Ajax, Johan Cruijff vestiva la maglia numero 9 così come doveva essere in quegli anni in cui il portiere era il numero 1, i terzini 2 e 3, stopper e libero vestivano la 5 e la 6, mentre la 4 andava al mediano, la mezz’ala destra prendeva la 8, mentre le ali si dividevano la 7 e la 11 con il fantasista o la mezz’ala sinistra che aveva l’onore della 10 e infine il centravanti la 9. Uno schema fisso che sembrava non potesse cambiare. Ogni amante del calcio sa però che il numero 14 può ricordare un solo giocatore: Johan Cruijff. Oltre alla rivoluzione nel modo di giocare, il “profeta del gol” ha scombinato i piani anche in faccende extra-gioco, come appunto i numeri di maglia che dopo di lui non sarebbero stati più fissi. Tutto nacque il 30 ottobre 1970, in occasione della delicata sfida con il PSV non si trova la maglia numero 7 di Gerrie Muhren. Cruijff allora gli dà la sua 9 e dalla cesta ne prenda una a caso da quelle rimaste nella sacca. Ed è proprio lei. La numero 14. I lancieri vinsero 1-0 e allora quello divenne il suo numero fortunato. La federcalcio olandese, anche se non molto favorevole, fece uno strappo alla regola e gli consentì di giocare con il nuovo numero di maglia sia con l’Ajax e il Feyenoord che in nazionale (in Spagna invece dovette accontentarsi della 9 per la più netta intransigenza della federazione al contrario della parentesi statunitense tra Los Angeles e Washington in cui vestì la 14).
Un numero che non può passare inosservato nel mondo del calcio tanto che l’Ajax lo ritirò nel 2007, mentre Yoichi Takahashi dichiarò come il numero 14 scelto per Julian Ross è stato proprio scelto in onore della sua ammirazione per Cruijff.

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