Correva il giorno 7 Marzo 1960: nasce Ivan Lendl 

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Oggi compie gli anni uno dei più grandi tennisti della storia. Nonostante la vasta gamma di prodigi che offriva il tennis degli anni 80, Lendl è riuscito ad irrompere nella storia in modo imponente, infrangendo record e stampandosi nella mente dei suoi tifosi per via del carattere fumantino.

I numeri di “Terminator”

Teminator, così veniva soprannominato il tennista cecoslovacco naturalizzato statunitense. Ciò deriva dall’enorme costanza di Lendl nell’arco della sua carriera: 8 titoli Slam, 94 tornei Atp vinti e ben 270 settimane da numero 1 al mondo battendo il record di Connors. 

Sbalorditiva la capacità di Lendl di vincere questi titoli in un’epoca tennistica dove i rivali erano molteplici: Connors e McEnroe i maggiori, poi anche Edberg, Wilander e Becker.

Il cecoslovacco è inoltre famoso per aver cominciato a mietere successi estremamente presto. A soli 18 anni si piazza al numero 74 del ranking Atp, vincendo le edizioni Juniores di Roland Garros e Wimbledon, e solo l’anno dopo, nel 1979, fa il suo ingresso nel tennis dei grandi, sbarcando in top 20 e agguantando la sua prima finale nel circuito maggiore. Il primo titolo di Ivan arriva l’anno successivo a Houston, dove si impone in finale contro Eddie Dibbs.

Per il primo titolo Slam ed il numero 1 del ranking Lendl ha dovuto aspettare altri 3 anni, quando nel 1983 si è imposto in 5 set su McEnroe in una storica finale del Roland Garros, etichettata dallo stesso McEnroe come la sconfitta più dura della sua carriera.

Il più grande rimpianto della carriera di Lendl è sicuramente l’assenza del trofeo di Wimbledon nella sua bacheca, torneo che poco si adattava alle caratteristiche tecniche dello statunitense.

Lendl il codardo. Una macchia di inchiostro indelebile

Un evento che di certo non contribuisce in modo positivo alla fedina sportiva di Ivan Lendl è il suo comportamento al Master di Taipei del 1980. Qui il cecoslovacco, dopo essersi imposto su Vilas e Solomon, decide di giocare una partita platealmente sotto il suo abituale livello contro Jimmy Connors, in modo da evitare lo scontro con Bjorn Borg in semifinale. Definito “pollo” e “codardo” dallo stesso Connors, Lendl è riuscito solo a rimandare il triste epilogo, in quanto Borg sconfiggerà prima Connors in semifinale e poi proprio Lendl in finale.

Post ritiro, missione Wimbledon

Dopo il ritiro avvenuto nel 1994, Lendl decide di dedicarsi alla carriera da allenatore. Il suo più grande successo arriverà con la vittoria di Wimbledon sulla panchina di Andy Murray. Magari vincere questo titolo da non giocatore è servito a colmare il vuoto che Lendl si portava da quando teneva ancora in mano la racchetta, perché un perfezionista come lui non si può concedere una mancanza del genere.

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