
Il 28 febbraio 1942 la campagna friulana di Mariano del Friuli in provincia di Gorizia dava i natali ad uno dei portieri più forti della storia del calcio: Dino Zoff. La crescita con Udinese, Mantova e Napoli e l’ha portato ad affermarsi con la Juventus dove ha vinto 6 campionati italiani, due coppe Italia e una Coppa Uefa, ma sopratutto in nazionale dove a 40 anni (giocatore più anziano tutt’ora ad aver vinto un mondiale) ai mondiali di Spagna ’82 è risultato decisivo per la vittoria del terzo titolo mondiale conquistato dalla nazionale azzurra, che salirà a 4 nel 2006, anno in cui si consacra Gianluigi Buffon aprendo una sfida infinita su chi dei due può essere considerato il miglior portiere italiano di tutti i tempi. Una risposta ancora è difficile da trovare, ma entrambi gli estremi difensori hanno sicuramente segnato due epoche all’interno dei pali vincendo tutto con la maglia bianconera e della nazionale e sfiorando quella Coppa Campioni e Champions League sfuggita ad entrambi ad un passo dal trionfo (2 finali perse per Zoff, addirittura 3 Buffon). Entrambi hanno anche sfiorato la vittoria del pallone d’oro. Zoff nel 1973 si classificò secondo alle spalle di Crujff così come Buffon nel 2006 venne superato solo da Cannavaro.
All’interno del suo palmares l’estremo difensore, oggi ottantenne, conta anche un Europeo vinto con la nazionale nel 1968. Il primo e, fino a quest’estate, unico trofeo continentale alzato al cielo dagli azzurri in cui era inserito nella lista dei convocati come terzo portiere; trofeo che gli permette di essere l’unico italiano ad aver vinto sia un mondiale che un europeo.
ZOFF, GENTILE, SCIREA, CABRINI: UNA FILASTROCCA DA CAMPIONI DEL MONDO

Il mondiale spagnolo nel 1982 per l’Italia non era partito nel migliore dei modi. Tre pareggi nel primo girone con Polonia, Perù e Camerun che consentirono il passaggio del turno per il rotto della cuffia e fecero storcere il naso al popolo azzurro per le aspettative riposte nella squadra e in particolare in Paolo Rossi, da poco rientrato dopo la squalifica per calcio scommesse, ma preferito a Pruzzo, miglior marcatore della Serie A in quell’anno che non venne neanche convocato. La nazionale di Bearzot dopo un inizio al di sotto delle aspettative venne sorteggiata con l’Argentina di Maradona e Passarella (che vinse l’edizione precedente e vincerà anche 4 anni dopo) e il Brasile dei vari Falcao, Socrates, Zico, Serginho e Junior che sembravano un ostacolo insormontabile. Prima Tardelli e Cabrini contro l’albiceleste e poi la tripletta di ‘Pablito’ contro la seleçao verdeoro lanciarono gli azzurri in Paradiso. La semifinale con la Polonia decisa ancora da una doppietta di Rossi e infine la finale dominata con la Germania Ovest e il tabellino che vede nuovamente Rossi, insieme a Tardelli e Altobelli prima della rete nel finale di Breitner che non ha inficiato però l’esito della sfida.
Un cammino trionfale che ha visto l’eterno ‘Pablito’ prendersi giustamente la scena, ma ha visto consacrarsi anche una filastrocca fino a quel momento pressoché bianconera. “Zoff, Cabrini, Scirea, Cabrini” quante formazioni in casa Juventus sono cominciate così tra la seconda metà degli anni ’70 ed inizio ’80. Uno schieramento difensivo, che arricchito dalle presenze di Bergomi e Collovati è stato in grado di reggere agli attacchi avversari costituendo una grande solidità difensiva anche in nazionale che ha così consacrato una filastrocca senza rime, ma con tanta intesa che si è distinta a livello mondiale come uno dei reparti difensivi migliori della storia.
UNA PARATA CHE VALE LA SEMIFINALE: ZOFF FERMA OSCAR E L’ITALIA VINCE IL GIRONE

Il momento più iconico durante il mondiale di Dino Zoff è stato sicuramente il finale della sfida tra Italia e Brasile. Gli azzurri avevano battuto l’Argentina per 2-1, mentre i brasiliani 3-1. Un pareggio nell’ultima gara tra le due compagini avrebbe portato in semifinale la squadra allenata da Tele Santana e condannato gli uomini di Bearzot. Sul 3-2 italiano, il Brasile si era riversato nella metà campo azzurra per cercare il gol che sarebbe valso il passaggio del turno. A strozzare in gola l’urlo di felicità sudamericana ci ha pensato però ‘Super Dino’ che su una deviazione di testa di Oscar destinata a gonfiare la rete. Il capitano azzurro è riuscito però a bloccare il pallone sulla linea di porta difendendo così il risultato allo stadio di Sarrià a Barcellona e lanciando gli azzurri verso la conquista del terzo titolo mondiale.
PERTINI E ZOFF CONTRO CAUSIO E BEARZOT: LA PARTITA A SCOPONE, LA COPPA DEL MONDO E LE SCUSE DEL PRESIDENTE

“Vieni a trovarmi. Giocheremo a scopone e cercherò di non fare più gli errori che mi hai giustamente rimproverato“. Così recitava un telegramma spedito dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini rivolto a Dino Zoff. Nel viaggio di ritorno dalla Spagna infatti andò in scena quella che può definirsi la partita di scopone più famosa del mondo. Zoff e Pertini contro il c.t. della nazionale Bearzot e Franco Causio. La partita fu decisa da un errore del Presidente, Causio calò un 7 e Pertini lo fece passare credendo che l’ala della nazionale avesse anche il settebello e che Zoff avrebbe poi potuto togliere il 7 dal tavolo. Il settebello era invece di proprietà del c.t. che scartò il regalo e conquistò il punto della vittoria. Al momento Pertini negò l’errore, accusando anzi Zoff di aver sbagliato, una svista che poi il Presidente riconobbe solo ad anni di distanza.

Lascia un commento