Una delle più grandi imprese della storia, una sfida che va ben oltre lo sport e il ghiaccio, ma che 42 anni fa mandò in visibilio il mondo intero.
Stiamo parlando del trionfo olimpico della nazionale Usa di Hockey su ghiaccio a Lake Placid 1980
LE ORIGINI E IL PERCORSO PRE-OLIMPICO
La nazionale statunitense si presentò a Lake Placid con una formazione di giocatori universitari e dilettanti, e nessuno di loro aveva ancora giocato nella NHL, la massima lega nazionale hockeistica.
Spetta a Herb Brooks il ruolo di Ct degli Usa nel torneo olimpico, ma per vincere servirà qualcosa di incredibile, perché gli esperti mettono gli States al 7° posto su 12 partecipanti nella classifica per i favoriti e le amichevoli pre-olimpiche ne sono la conferma.
Con la Norvegia solo un pari e con i fortissimi Sovietici, che vantano in rosa i migliori giocatori al mondo, arriva un sonoro 10-3
LA PRIMA FASE DEL TORNEO OLIMPICO
Il torneo di Hockey su ghiaccio a 5 cerchi inizia , e sopra la nazionale Usa regna lo scetticismo.
La squadra di Herb Brooks però smentisce tutti quanti. Dopo un 2-2 all’esordio contro la Svezia arrivano 4 vittorie a fila, rifilando un 7-3 alla Cecoslovacchia, 5-1 alla Norvegia, 7-2 alla Romania e 4-2 alla Germania Ovest.
Gli Usa accedono così al girone valevole per le medaglie insieme alla Svezia, e lì dovranno affrontare la temibile Unione Sovietica e la Finlandia
LA SFIDA CON L’URSS E IL MIRACOLO SUL GHIACCIO
Si arriva così alla sfida con l’Unione sovietica. Il 10-3 incassato a pochi giorni dal via dell’olimpiade rende i sovietici nettamente favoriti, ma il brillante cammino ottenuto dagli Usa nella prima fase, fa credere alla squadra di Herb Brooks e ai suoi tifosi che l’impresa è possibile.
Nel primo periodo l’Urss passò in vantaggio con Krutov, ma gli Usa pareggeranno con Schneider. Pari che durerà poco, perché i russi andranno nuovamente avanti con Makarov. Ad un secondo dallo scadere Johnson riesce però a realizzare la rete del 2-2.
Nel secondo tempo però i sovietici con Makarov trovano per la terza volta il vantaggio, grazie ad un azione in superiorità numerica
Il terzo periodo vede gli States pareggiare i conti ancora una volta grazie a Johnson e successivamente a 10 minuti dal termine, Pavelich effettua un passaggio a Mike Eruzione che deposita il puck in rete: è 4-3 Usa.
Il resto del match vede l’Urss attaccare e gli Usa difendersi e verso la fine il pubblico inizia a contare alla rovescia e questi momenti sono da riportare con le parole del telecronista Al Michael: “Undici secondi, vi restano dieci secondi, stanno contando alla rovescia in questo momento… Morrow passa a Silk, restano cinque secondi di gioco! Credete nei miracoli? Sì!”
Il miracolo è avvenuto e gli Usa hanno battuto la fortissima e favoritissima Unione Sovietica.
Per completare tale miracolo però serve ancora una cosa: vincere l’ultimo match con la Finlandia
LA VITTORIA CON LA FINLANDIA E L’ORO OLIMPICO
Tra gli States e la gloria c’è solo la Finlandia e così il 24 Febbraio 1980 e il giorno che per l’hockey statunitense passerà ufficialmente alla storia.
Il match con i finnici inizia male, andando sotto 2-1, ma poi gli uomini di Brooks la ribalteranno e vinceranno 4-2.
Il miracolo è completato e gli Usa sono per la seconda volta nella storia campioni olimpici.
Un trionfo impensabile alla vigilia e il merito è solo di Coach Brooks, capace di creare un gruppo unito e far credere ai propri ragazzi nel loro talento e nei loro mezzi, che li hanno portati a raggiungere un traguardo storico, che ancora oggi viene annoverato tra le più grandi imprese sportive di tutti i tempi


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