
Di Steven Bradbury, diciamoci la verità, non conosciamo veramente tutto, perché siamo abituati a ricordarlo come “quello di Mai dire gol che ha vinto l’oro”. Ma forse non sappiamo che per arrivare lì, ha dovuto passare un decennio infernale, che ne ha compromesso irreversibilmente una carriera sempre più in rampa di lancio.
Infatti, Bradbury pareva destinato ad affermarsi ai massimi livelli del pattinaggio, mettendosi in mostra soprattutto alle olimpiadi del 1994, a Lillehammer, dove vince la medaglia di bronzo nei 5000 metri staffetta. Nella stessa specialità, inoltre, ha conquistato altre tre medaglie mondiali (un oro nel 91, un bronzo nel 93 e un argento nel 94).
L’INIZIO DELLA FINE E LA RINASCITA
Ma è proprio qui che la carriera di Bradbury inizia a prendere una tragica piega: subito dopo i Giochi olimpici, nella prova dei 1500 metri individuali a Montreal, riporta una profonda ferita all’arteria femorale, causata dallo scontro con il canadese Fredric Blackburn, la cui lama di un suo pattino ne ha provocato la fuoriuscita di quasi quattro litri di sangue. Questo episodio lo segnerà inevitabilmente, e da quel momento nulla sarà più come prima per Bradbury, che dopo aver visto la morte passargli accanto ha dovuto solo qualche anno dopo, nel 2000, fare i conti con un altro grave infortunio, la rottura del collo. Nonostante ciò, Steven decide di prendere parte alle olimpiadi invernali di Salt Lake, nel 2002. Lì, dove entrerà clamorosamente nella storia dello sport.
Dopo essere stato eliminato al secondo turno nella specialità 1500 metri, Bradbury prende parte ai 1000 metri dello short track. Vinta la sua batteria, ai quarti di finale giunge terzo, venendo dunque eliminato. Ma la squalifica del secondo classificato, Marc Gnagnon, gli apre le porte della semifinale, dove vincerà in maniera incredibile sfruttando le cadute di Kim Dong Sung, Mathieu Turcotte, Li Jiajun e la squalifica di Satoru Terao. Bradbury riesce dunque a passare in finale: anche in questo caso, una scarsa partenza lo vede relegato in ultima posizione, vistosamente in difficoltà nel tenere il passo degli avversari. Ma ad un centimetro dal traguardo succede l’impensabile: Jiajun cade nel tentativo di superare Ohno, che a sua volta provocherà la caduta di Turcotte e di Hyun Soo. Così Bradbury taglia il traguardo in prima posizione, vincendo, contro qualsiasi pronostico, un oro leggendario, entrando di diritto nel cuore di tutti gli appassionati dello sport. Per ciò che ha fatto e per ciò che ha voluto insegnarci: non mollate mai.

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