Sono ormai passati 5 anni da quello storico Australian Open 2017, torneo che ha riportato sul grande palcoscenico mondiale due leggende del tennis, Federer e Nadal. Come sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda, entrambi venivano da un periodo buio: Roger, tormentato dal ginocchio sinistro, è stato costretto a chiudere la sua stagione anzitempo, dopo la cocente sconfitta contro Raonic in semifinale a Wimbledon. Rafa era dolorante sempre dalla parte sinistra, ma nel suo caso si trattava del polso che lo ha tenuto fuori a intermittenza, costringendolo a saltare appuntamenti importanti come Roland Garros e Wimbledon e comportando molte sconfitte al primo turno, tra cui quella agli Us Open. Di conseguenza anche il maiorchino è stato forzato ad allontanarsi dai campi a stagione in corso.
Dunque un 2016 che per entrambi non prometteva per niente bene per il futuro: il ritiro dal tennis giocato sembrava dietro l’angolo.
2017, le fenici rinascono dalle ceneri
Il 2017 sarebbe dovuto diventare, di conseguenza, l’anno in cui i giovani emergenti cominciavano a fare capolino nei tornei importanti, dimostrando di possedere tutte le armi necessarie per rimpiazzare gli anziani custodi di questo sport. Un po’ è stato così: uno Zverev appena ventenne si aggiudicava i suoi primi titoli 1000 a Roma e a Montreal(qui in finale proprio contro Federer). Le vecchie glorie hanno però deciso che era ancora troppo presto per lasciare il circuito tennistico nelle mani di giovani inesperti, ed hanno fatto rinascere una rivalità che non era così accesa ormai da molti anni.
Il cammino verso la finale
Il mondo è bello perché è vario, Federer e Nadal sono l’emblema di questo detto. Ognuno a suo modo, Federer con il rinnovato rovescio e la classe che da sempre lo contraddistingue, Nadal con l’esasperato topspin e la potenza brutale, si fecero strada non senza difficoltà verso una finale completamente contro pronostico.
Ebbene si, Federer e Nadal non erano i favoriti per incrociare le racchette in una finale Slam. Frase quasi eretica se pronunciata fino a qualche anno prima, ma in quel caso era diverso, considerato che entrambi rientravano da infortuni pesanti.

Musica, “Maestro”
I due arrivavano a questa finale con voglia di riscatto. L’unico obiettivo era dimostrare a se stessi e al mondo che detenevano ancora lo scettro del tennis. Le statistiche in questi casi non contano, perché per quanto Nadal comandasse gli scontri diretti vinti, Federer non era assolutamente lo stesso degli anni precedenti. Il suo rovescio aveva una marcia in più. La finale non deluse ovviamente le aspettative: 5 set di spettacolo tra capovolgimenti di fronte e scambi iconici che si conclusero col dolce finale da molti desiderato, il “Maestro” Federer che alza la coppa dell’Australian Open 2017 tra le grida di gioia dei suoi tifosi. Un trofeo alzato a 35 anni che non sancisce il ritiro con stile di un campione in declino, bensì una seconda giovinezza coronata da titoli altrettanto importanti, come Wimbledon dello stesso anno e l’Australian Open del successivo. A questo punto è giusto sognare anche una terza giovinezza, nonostante Roger sia ormai un ultra quarantenne, perché i grandi prestigiatori escono sempre di scena con un numero sorprendente.


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