
Erano le 18:51 di venerdì 18 gennaio 1966 e nel cielo tedesco si stava consumando una delle più grandi tragedie aeree, sportive e italiane. Un Canvair della Lufhtansa durante la fase di atterraggio presso l’aeroporto di Brema perse il controllo e precipitò senza lasciare scampo ai 4 membri dell’equipaggio e ai 42 passeggeri, tra i quali 7 giovanissimi atleti della nazionale italiana di nuoto pronti a confrontarsi con avversari provenienti da tutto il mondo in un meeting internazionale nella cittadina tedesca.
L’IMPROVVISO SCHIANTO CHE SPEZZA LA VITA DI 7 ATLETI, UN TECNICO E UN TELECRONISTA

Tra i 7 atleti azzurri deceduti nel tragico schianto di Brema il più “anziano” era l’appena 22enne Bruno Bianchi, stileliberista che aveva debuttato con la nazionale già a 16 anni partecipando poi alle olimpiadi di Roma 1960 (ancora non aveva 17 anni) e Tokyo 1964, nonostante la giovane età era già capitano della nazionale e 16 volte primatista italiano e nuotava a Torino nella società della Fiat dove lavorava per pagarsi gli studi universitari. Gareggiava e lavorava per la Fiat come impiegato anche Chiaffredo Rora (anche lui presente a Tokyo nella staffetta 4×200 in cui era presente anche Bianchi che arrivò ottava), conosciuto come Dino, che a 20 anni era specializzato nello stile libero e nel dorso per il quale deteneva il record europeo nei 100 metri. La stessa età e stesse specialità per Luciana Massenzi che aveva già conquistato 4 titoli assoluti ed era primatista nei 100 dorso. Avrebbe compiuto 20 anni il 24 febbraio invece Sergio De Gregorio che allo stile libero accompagnava il delfino ottenendo 5 titoli italiani. Amedeo Chimisso a 19 anni era primatista nei 200 metri dorso e per avere qualcosa in tasca faceva il fattorino quando ne aveva tempo e nato nella città di Venezia dove aveva iniziato a nuotare nei canali che dividono l’isola. Carmen Longo primatista nei 200 rana a soli 18 anni. La più piccola del gruppo infine era Daniela Samuele delfinista di soli 17 anni. Al loro fianco il 56enne tecnico federale Paolo Costoli ex nuotatore a cavallo tra le due guerre mondiali quando partecipò alle Olimpiadi di Amsterdam 1928 e le successive a Los Angeles nel 1932 dedicandosi poi alla pallanuoto nella quale vinse 4 scudetti con la Rari Nantes Firenze. Infine Nico Sapio, 36enne telecronista della Rai che dopo essere stato una delle voci delle Olimpiadi di Roma e Tokyo avrebbe dovuto raccontare il meeting di Brema.
7 giovani vite di 7 nuotatori che inseguivano un sogno in vasca con il sorriso che li accompagnava anche nei momenti fuori dalla piscina dove conducevano vite all’insegna dell’umiltà lavorando e studiando alla ricerca di un piano B nel caso in cui l’acqua non gli avrebbe garantito un futuro. Un destino beffardo li ha visti però dover rinunciare a tutto in aria, a bordo di un aereo che non gli ha lasciato scampo.
LE COINCIDENZE FATALI E QUEI 12 MINUTI DI RITARDO

“Perdonami mamma, di tutto” furono le ultime parole di Dino Rora rivolte alle madre prima di partire per la spedizione tedesca, quasi come a prevedere la tragedia che si sarebbe consumata nelle ore successive che videro realizzare una serie di coincidenze risultate poi fatali. Il volo iniziale che avrebbero dovuto prendere da Linate per la Germania fu cancellato per la fitta nebbia a Milano. La compagnia si organizzò così con pullman e treno per raggiungere la nazione tedesca, ma una volta preparato il viaggio via terra spuntò l’opportunità di uno Swissair per Zurigo per poi passare da Francoforte e giungere poi a Brema. Nella tratta di mezzo, a Francoforte, arrivarono con 12 minuti di ritardo perdendo l’aereo già prenotato per Brema e dovendo dunque salire sul volo Lufthansa 005, ovvero quello successivo che non riuscì però a giungere a destinazione.
Un disastro che lascia ancora molti dubbi. I fattori in considerazioni sono diversi: condizioni meteo critiche ma non proibitive, scarsa illuminazione lungo la pista d’atterraggio, scarsa visibilità, manovra errata, malore del pilota. Un altro mistero fu quello del copilota trovato al posto del pilota con una tenaglia arrugginita in mano.
IL DESTINO CHE SORRIDE: COSA SAREBBE POTUTO ANDARE PEGGIO?

Le prime notizie in Italia arrivarono soltanto il mattino seguente e contavano 8 nuotatori italiani morti nell’incidente. Oltre ai 7 già citati sembrava che a bordo dell’aereo ci fosse anche il ranista Gianni Gross. Effettivamente anche lui sarebbe dovuto partire per Brema ma in extremis fu escluso dalla squadra. Il destino decise così di sorridergli e preservarlo da tutto quello che sarebbe accaduto. Gross non fu l’unico a non partire. Oltre a lui aveva rinunciato per problemi personali Daniela Beneck, Pietro Boscaini invece non era in condizioni fisiche adeguate per gareggiare, Elisabetta Noventa rinunciò per un esame universitario, Laura Schiessari alle prese con i postumi di un’appendicite e anche il tecnico Bubi Dennerelein a causa di contrasti con la Federazione.

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