Per gli amanti della pallacanestro il 26 gennaio è un giorno speciale. Triste, malinconico e nostalgico, ma un giorno che ogni appassionato deve ricordare: gli eroi vanno e vengono, le leggende vivono per sempre.
L’ORIGINE DELLA LEGGENDA
Philadelphia, 23 agosto 1978. Sembra una giornata come le altre, ma è la data di nascita di un bambino che sarebbe diventato un fenomeno. Il padre è Joe, cestitsta professionista con i 76ers, la madre è Pam Bryant, che si era appenata regalata il terzo figlio, fratello di Sharia e Shaya Bryant. Dopo un pellegrinaggio tra Los Angeles e Houston, la famiglia accetta un trasferimento in Italia.
Kobe ha 6 anni, ma da subito apprende la lingua ed era già entrato in fissa col giochino del padre: tirare la palla dentro al canestro. Seguirà la famiglia viaggiando tra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia fino ai 16 anni.
Non era il classico ragazzino spavaldo con la testa tra le nuvole. Kobe Bryant aveva un solo obiettivo in testa: giocare in NBA. Lo aveva messo in chiaro fin da subito, quando a 11 anni si infortunò alla caviglia e scoppiò a piangere nello spogliatoio.
Metterà a serio rischio il mio approdo in NBA.
Kobe Bryant a 11 anni dopo un infortunio alla caviglia
Tutti scoppiarono a ridere, ma in America ci arrivò veramente, giocando prima in high school e dichiarandosi eleggibile al draft senza passare per il college. Il suo sogno diventò realtà quando, con la 13esima scelta assoluta, Charlotte selezionò il figlio d’arte per poi scambiarlo con i Los Angeles Lakers. Proprio la squadra da cui Kobe sperava di essere chiamato. Nessuno poteva saperlo, ma da quel momento in poi i Lakers e Kobe Bean Bryant sarebbero diventati una cosa sola per 20 anni. I californiani saranno la prima squadra della storia a ritirare due numeri di maglia per lo stesso giocatore, 8 e 24.
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LA TRAGEDIA
Il 26 gennaio 2020 la serata italiana venne bruscamente interrotta da una notizia che ha fatto il giro del mondo in pochi minuti. Le tv anticiparono il dramma, analizzato dalle radio e da tutti i giornali del giorno successivo. A Nord di Los Angeles è caduto l’aereo che portava Kobe, sua figlia Gianna e altre 7 persone, tutte legate alla famiglia Bryant. La moglie Vanessa ha scoperto l’incidente solo qualche ora dopo, quando un aiutante di famiglia le ha riportato la tragedia.
“Si parlava di 5 sopravvissuti. Pensavo che Kobe e Gianna stessero aiutando le altre vittime, allora ho provato a chiamarlo al telefono. Solo quando ho letto le notifiche sono venuta a conoscenza della sua morte.”
Vanessa Bryant, moglie di Kobe.
A seguito di vari problemi di volo, alle 9:46 l’elicottero si è schiantato. Stavano volando ad una quota troppo bassa. Il 7 febbraio si è tenuto il funerale privato, mentre il 24 allo Staples Center il mondo NBA ha onorato per l’ultima volta The Black Mamba.

THE MAMBA MENTALITY
La storia è stata scritta e riscritta. Il 24 e l’8 dei Lakers ha infranto ogni record esistente, segnando 81 punti contro i Raptors e mettendone 60 nel giorno d’addio al basket. Vinse 5 titoli, segnò più di 3000 punti ai playoff, ma la ciò che rimane più di ogni cosa è la sua mentalità.
La Mamba Mentality è oggi diventata un punto di riferimento assoluto, il massimo a cui un aspirante cestista può ambire, ma anche uno spunto per alcune star come Devin Booker. La mentalità di Kobe è rimasta presente nonostante la sua scomparsa, fungendo da carburante per la macchina.
“Non si può raggiungere la grandezza camminando in linea retta.”
“Per essere il miglior giocatore possibile devi allenarti quanto più possibile. Se ti alzi alle 10 inizierai a farlo alle 12, per due ore. Dalle 12 alle 2. Tornerai a casa e potrai riprendere alle 6, fino alle 8. Sono due sessioni, così ogni giorno. Ma se ti alzi alle 3 e ti alleni alle 4 avrai il tempo di tornare a casa, rilassarti e fare colazione. Riprenderai dalle 9 alle 11, poi dalle 2 alle 4 e dalle 7 alle 9.”
“Heroes come and go, but legends are forever”
Più dettagliatamente, la Mamba Mentality è la mentalità con cui Kobe Bryant ha scalato il mondo NBA e si è costruito una carriera nel basket. Da sempre è stato lodato per i suoi sacrifici da ragazzo, per aver dormito 4 ore a notte e per le sue intense sessioni di allenamento.
Nel 2018 fu pubblicato il libro “Mamba mentality”, in cui Kobe Bryant analizzava i suoi 13 principi che l’hanno portato nell’elite della pallacanestro.
Questo particolare concetto, però, non va associato solo agli allenamenti o alle partite dell’ex giocatore dei Lakers. È uno stile di pensiero che Bryant ha applicato nella vita quotidiana, nel modo di fare, nelle routine ed è riuscito a raggiungere degli obiettivi che sembravano inarrivabili. “The Black Mamba” ha sempre affermato che l’unico segreto del suo successo è l’estremo attaccamento all’etica del lavoro.

COSA PENSANO GLI ALTRI
Kobe è stato – ed è tutt’ora – uno dei personaggi più amati nel mondo del basket. La sua figura è vista come un punto focale per i giovani, tanto che anche i più grandi sportivi di sempre hanno speso parole al miele per il giocatore e per l’uomo Bryant.
Porteremo avanti la tua eredità, perché è quello che avresti voluto. Non verrai mai dimenticato.
LeBron James
“Sto cercando di insegnare a mia figlia alcune mosse” e mi ha chiesto cosa ne pensassi. Gli ho chiesto “Quanti anni ha?”, “12!”. Io a 12 anni cercavo di giocare a baseball! Mi risponde che stava crepando dal ridere, tutto ciò alle 2 del mattino. Passo dopo passo, nella nostra vita, è difficile trovare amici con cui avere le conversazioni che avevamo noi.
Michael Jordan
Kobe è stato un vero mito e fonte di ispirazione per molti. Riposa in pace leggenda. Profonda tristezza nell’apprendere la tragica notizia della morte di Kobe e di sua figlia Gianna. Faccio le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici, oltre alle famiglie di tutti coloro che hanno perso la vita nell’incidente.
Cristiano Ronaldo
Sono passati due anni, dal tragico incidente in elicottero della famiglia Bryant. I Lakers e i Milwaukee Bucks si sono laureati campioni NBA, Klay Thompson è tornato sul parquet dei Golden State Warriors e centinaia di altri avvenimenti cestistici hanno preso forma negli ultimi 730 giorni. Kobe ci manca, ma Kobe è ancora con noi.
Gli eroi vanno e vengono, ma le leggende rimangono per sempre.


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