Ormai è passato (circa) un mese dalla Opening Night della NBA, le squadre si stanno man mano assestando e mentre negli USA circolano già le prime voci su chi vincerà l’MVP, è arrivato il momento di tirare le somme dei primi 30 giorni della lega più bella del mondo.
Durante il primo mese si sa, ogni pronostico può essere ribaltato e le sorprese non mancano, soprattutto ad Est.
Partiamo, però da Ovest e, più precisamente, dalla squadra più chiacchierata della off season: i Los Angeles Lakers di LeBron James, Anthony Davis e, da quest’estate, di Russell Westbrook. Il clima allo Staples Center e dintorni non è dei migliori, la squadra ancora non gira come dovrebbe e gli infortuni, su tutti quello del Re che ne avrà ancora per qualche giorno, stanno sensibilmente ritardando il raggiungimento della massima intesa. D’altro canto, però, i gialloviola possono contare su uno scintillante Carmelo Anthony in versione vintage, serio candidato al premio di sesto uomo dell’anno.

Non se la passano chissà quanto meglio nemmeno sull’altra sponda della Città degli Angeli, i Clippers saranno senza Kawhi Leonard per tutta la stagione e solo un Paul George versione Superman può salvare i Clips.
Restando a Ovest, è necessario segnalare le prove tecniche di MVP di Steph Curry che, in attesa del rientro dello Splash Brother e di James Wiseman, va avanti a trentelli.
Intanto, sembra che Vintage Rose sia tornato, ma sotto altre vesti, quelle di Temetrius Jamel Morant, per gli amici Ja, che a suon di accelerate clamorose lancia Memphis in piena corsa playoff.

Dunque, oltre ai già citati Golden State Warriors e Los Angeles Clippers, senza sorprese Utah, Phoenix, Denver e Dallas chiudono la zona playoff.
I Lakers, insieme ai suddetti Memphis Grizzlies, a Portland, alle prese con un Lillard con incredibili problemi al tiro, e a Sacramento, ad oggi sarebbero i protagonisti dei play-in.
Notte fonda invece, per Houston e New Orleans (priva di Zion almeno fino a fine mese), che si giocano il fanalino di coda della Western Conference.
Non se la passa meglio Minnesota, nonostante possa vantare D’Angelo Russell, Anthony Edwards e, soprattutto un Karl Anthony Towns finalmente ritrovato.

Non navigano in acque serene nemmeno OKC e San Antonio, con questi ultimi che molto probabilmente, a fine anno, dovranno dire addio a Gregg Popovich dopo venticinque anni ininterrotti passati sulla panchina degli Spurs.
Fatta la panoramica sull’Ovest, voliamo dall’altra parte del paese per parlare della Eastern Conference.
A dispetto dei pronostici, a guardare tutti dall’alto ci sono i Washington Wizards di Bradley Beal che hanno trovato nel terzetto ex Lakers (Kuzma, Harrell e Caldwell-Pope) un’arma più potente di Russell Westbrook.
A seguire, i nuovi Chicago Bulls, che dopo 10 anni di quasi anonimato, finalmente tornano al loro posto, merito soprattutto della faraonica Free Agency che ha visto approdare nella Windy City, su tutti, DeMar DeRozan, Lonzo Ball e Alex Caruso.
Appena dietro alla banda di Coach Billy Donovan, ci sono i Brooklyn Nets.
Senza Kyrie Irving, che fin quando non deciderà di vaccinarsi non potrà mettere piede nemmeno in palestra, e con un James Harden in condizioni pietose atleticamente e fisicamente, Steve Nash può contare su un Kevin Durant più dominante del solito, capace di metterne 30 a sera con una facilità disarmante.

Rimaniamo nella Grande Mela, ma spostiamoci da Brooklyn a Midtown Manhattan, al Madison Square Garden, casa dei New York Knicks, che dopo diversi anni di buio sono pronti a tornare ai playoff trascinati da un grandissimo Julius Randle e da un Derrick Rose rinato.
Al quarto posto della Estern Conference ci sono i Cleveland Cavs, che hanno trovato nell rookie Evan Mobley (dateci un’occhiata perché merita) una solida base per il futuro. L’ultima volta che i Cavs raggiunsero i playoff, a roster avevano un certo LeBron James, giusto per la cronaca. Fermi a 9 vittorie e 5 sconfitte ci sono i soliti Miami Heat, trascinati da un gigantesco Jimmy Butler (MVP a sorpresa?), da un Bam Adebayo in doppia-doppia di media e da un lussuosissimo Tyler Herro in uscita dalla panchina, che viaggia a 21 abbondanti a sera.
Se la NBA finisse oggi, andrebbero ai play-in i Philadelphia 76ers di Joel Embiid e NON di Ben Simmons, altro oggetto misterioso di questa lega, su quale ci sarebbe da discuterne per giorni interi.

Si giocano il play-in anche gli Charlotte Hornets di LaMelo Ball, fresco vincitore del rookie of the year 2021, e da un Miles Bridges in costante crescita da quando è entrato nella lega; i Toronto Raptors con un record perfettamente in equilibrio (7-7) tenuti in alto da Fred VanVleet e da Pascal Siakam e infine i Boston Celtics, con un Dennis Schröder in più.
Restano momentaneamente fuori i Campioni in carica, i Milwaukee Bucks, alle prese con gli infortuni di Jrue Holiday, DiVincenzo e Brook Lopez, ai quali si aggiunge la positività di Khris Middleton. Giannis da solo, nonostante i quasi 27 di media, non basta. Restano fuori anche gli Atalanta Hawks, con Trae Young ancora non perfettamente adattatosi al cambio di regole. Chiudono la Conference gli Indiana Pacers, gli Orlando Magic e i Detroit Pistons che sperando di aver trovato in Cade Cunnigham, prima scelta all’ultimo draft, l’anello mancante per poter tornare ai fasti di un tempo.

È presto per indicare chi andrà ai playoff e chi, invece, sarà costretto a chiudere anzitempo la propria stagione. E mentre i bookmakers sparano le proprie quote, noi ci sediamo sul divano e ci godiamo ogni singola partita della lega più bella del mondo.


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