Pau Gasol – Un Catalano alla corte del Mamba

Published by

on

Se prendete la lista dei 50 migliori marcatori di tutti i tempi della NBA e scorrete col dito fino alla posizione numero 39, poco sotto Harden, Westbrook e Larry Bird, trovate un nome che si distacca totalmente dagli altri. Non è nato in America, ma in Europa, nella terra dei tori. Si chiama Pau Gasol e, probabilmente, è il più grande cestista europeo di sempre.

Pau da bambino cresce col mito della Camiseta Blaugrana ispirato dal Grande Barça degli anni ‘90, con un occhio anche aldilà dell’oceano, in quella Chicago dominata da quel numero 23 che sembra venuto da un altro pianeta.

Il sogno di quand’era bambino si avvera il 17 Gennaio 1999 nella città di Cáceres, non lontano dal confine col Portogallo. Pau Gasol veste per la prima volta la Camiseta Blaugrana, quella che metà dei bambini spagnoli sognavano (l’altra metà, ovviamente, sognava la camiseta blanca del Real Madrid).

Il giovane Pau Gasol con la camiseta blaugrana

Due anni dopo il suo esordio assoluto, il 27 Giugno 2001 il commissioner David Stern legge il suo nome sul palco del Madison Square Garden, lo hanno scelto i Memphis Grizzlies.

Memphis sarà un bel banco di prova e quando, nell’inverno 2008, Jerry Buss chiederà a Kobe Bryant e Phil Jackson cosa manca ai Lakers per tornare grandi, entrambi puntarono il dito verso il numero 16 dei Grizzlies.

Pau Gasol arriva in gialloviola il 1 Febbraio 2008 con una missione: facendo valere la sua enorme mole (216cm) nel pitturato deve aiutare The Black Mamba a riportare il Larry O’Brien allo Staples Center.

L’amore fraterno che legava Pau a Kobe

Il 2008 però, è l’anno dei Big Three di Boston e dopo sei, logoranti gare di finals, i Lakers si devono arrendere.

Poco male, ci riproveranno un anno dopo. Il 14 Giugno 2009 i malcapitati Orlando Magic usciranno con le ossa rotte al termine di una serie finale dominata da un Kobe che viaggia a 30 abbondanti e da un Pau Gasol da doppia-doppia di media. Per la prima volta in 63 anni, un figlio della terra dei tori sale nell’Olimpo del basket.

La fame di vittoria, però non vuole placarsi. Lui e Kobe hanno la stessa Mamba Mentality. Altro giro altra corsa, stavolta alle finals ci sono gli stessi Boston Celtics affrontati due anni prima. Il 17 Giugno 2010 si gioca la resa dei conti, la partita che non ammette repliche, la famigerata Gara 7, dove non esistono schemi, non esistono favoriti e sfavoriti, vince chi ne ha di più.

E stavolta Phil Jackson ha la meglio su Doc Rivers. A poco più di un minuto dal termine, Pau mette due punti di forza su Garnett e poi cattura i due rimbalzi che consegnano a Zen Master l’undicesimo e ultimo anello.

Pau e Kobe celebrano il titolo del 2010

Kobe e Pau andranno avanti insieme anche nei momenti peggiori dei Lakers, fino a quando, nell’estate del 2014, lasciò Los Angeles per frizioni con la società. Incanterà anche Chicago e San Antonio, prima di accasarsi per tre partite a Milwaukee e poi, per un’estate, a Portland.

A fine 2019 lascia l’NBA. A 39 anni potrebbe dire basta, ma dopo un anno e mezzo di free agency, ecco che arriva la chiamata a cui non si può dire di no. È il Barcellona. Quel Barcellona che lo ha reso grande, quel Barcellona in cui lui sognava di giocare da bambino. Al cuor non si comanda e tornando a casa c’è la possibilità di staccare il pass per Tokyo 2021.

Vent’anni dopo, Pau torna a casa.

Dopo la vittoria del terzo campionato spagnolo e dopo aver partecipato alla quinta olimpiade, Pau dice basta. Con poche semplici parole, con un enorme grazie a tutti coloro che lo hanno sostenuto e soprattutto, con un commosso ricordo al compagno di mille avventure Kobe Bryant, colui che lo scelse per vincere, a 41 anni e due anelli, Pau Gasol ripone la palla a spicchi nell’armadio.

Gracias por todo, Comandante Pau.

Lascia un commento