IL VATE DELLO SPORT

All’ Aleksandar Nikolic Hall di Belgrado finisce 95-102, una grande Italia batte a sorpresa la tanto temuta Serbia, spinta dal pubblico di casa. Gli azzurri, guidati da Nico Mannion e Achille Polonara, dominano il match concedendo un solo quarto agli avversari, e dopo 17 lunghi anni conquistano finalmente la tanto agognata qualificazione olimpica. Tokyo chiama, l’Italia del basket risponde e adesso sognare non costa nulla, nonostante la presenza del dream team a stelle e strisce.

La partita – Il match inizia nel migliore dei modi per gli uomini di Meo Sacchetti che chiudono i primi due quarti con sei punti di vantaggio sui rivali, mostrando una sicurezza e una concretezza che è andata ad aumentare con il passare dei minuti. Dopo l’intervallo lungo il gioco si fa più cattivo, i serbi infatti provano a sfruttare la loro fisicità e per alcuni minuti mettono in difficoltà il quintetto azzurro che soffre, ma sa rispondere agli “attacchi” avversari restando sempre in vantaggio. Com’era prevedibile, nell’ultimo quarto, unico perso dagli azzurri, il gioco non è più fluido e si va spesso a tirare dalla lunetta. I minuti finali, ricchi di tensione sia per i vincitori che per i vinti, sono intensissimi e ricchi di azioni entusiasmanti, alla fine la spunta l’Italia che chiude con il possesso di Mannion.

Nico Mannion, faro del quintetto azzurro – Nonostante la giovanissima età il talento dei Golden State Warriors prende per mano la squadra, insieme a uno straordinario Achille Polonara 22/12/2, e la porta dopo 17 anni alla fase finale di un’Olimpiade. La mano del Red Mamba non trema nonostante la pressione e un pubblico schierato contro, a soli 20 anni realizza triple e soprattutto liberi decisivi che lo rendono il protagonista assoluto di questa serata storica. I margini di miglioramento sono notevoli, ma la classe sembra infinita, del resto non si viene scelti per caso al dreft NBA. Sarà lui il trascinatore azzurro a Tokyo? Questo ancora non si sa, ma sicuramente, in questo pre-olimpico non ha fatto notare le assenze pesanti di Gallinari e Belinelli.