Wimbledon, All England Lawn Tennis and Croquet Club. Ore 18:18 di Martedì 22 Giugno 2010, sul campo 18 (no, non è uno scherzo) il gigante americano John Isner, numero 19 al mondo e promettente picchiatore, e Nicolas Mahut, francese numero 148 del mondo proveniente dal torneo di qualificazione, iniziano il loro primo turno a Wimbledon. Apparentemente non c’è storia, la differenza di ranking parla chiaro: Isner demolirà Mahut.
I primi due set scorrono veloci, durano mezz’ora l’uno e ne vincono uno a testa. Il terzo set si protrae per 49 minuti e finisce solo al tie break. Mahut passa avanti, ma Isner, 64 minuti dopo, pareggia i conti: si va al quinto dopo 3 ore di gioco. Nel mentre cala la sera su Wimbledon e, come da tradizione, la partita viene sospesa. Alle 21:03 cala il sipario sul Campo 18, si ricomincia il giorno dopo alle 14:07 con il quinto e ultimo set.
Piccolo particolare: il tie break al quinto set sull’erba londinese è stato introdotto soltanto nel 2019, ciò significa che, in caso di 6 pari, si andrà a oltranza fino a quando uno dei due non avrà due game di vantaggio sull’avversario. Riparte il quinto set e nei vialetti di Wimbledon si sparge una voce: Isner-Mahut sembra non finire mai. La gente inizia a radunarsi dentro e fuori dal campo 18: c’è praticamente tutta Wimbledon, tutti in attesa della fine di questa tragicomica partita.

Nessuno dei due giganti (Isner supera i due metri, mentre Mahut si ferma a 1,91) riesce a strappare il break decisivo e alle 17:45 diventa l’incontro di tennis più lungo della storia. La storia non finisce qui, perché sul 47 pari, dopo otto ore giocate, il tabellone si blocca. I programmatori IBM, creatori dell’iconico tabellone luminoso presente a bordo campo non si erano spinti oltre i 47 game, ritenendo impossibile che un set arrivi così lontano.

Durante la seconda giornata, mentre i due granitici tennisti si ribattono l’un l’altro per 7 lunghe ore, cinque squadre di raccattapalle si danno il cambio sul campo 18, mentre l’eroico giudice di linea Mohamed Lahyani ha rifiutato ogni proposta di sostituzione: lui da quella sedia non si muove. Alle 21:13, dopo una giornata interminabile, il buio ha la meglio: si riparte domani pomeriggio sul 59 pari dopo 10 ore di gioco spalmate su due giorni.
All’alba del terzo giorno, John McEnroe, all’epoca commentatore per la BBC chiese all’organizzazione di spostare l’incontro sul leggendario Center Court. Ma gli inglesi, si sa, non sono inclini a queste cose e alle 15:42 del 24 Giugno, John Isner e Nicolas Mahut scendono in campo per la terza volta, sempre sul 18.
Durante il primo game del terzo giorno, Long John mette a segno l’ace numero 100, mentre un quarto d’ora dopo anche Mahut arriva in terza cifra. Piccolo particolare: il record precedente era 78 aces di Ivo Karlović.
L’ultima ora di gioco non ha più le sembianze di un incontro di tennis, è una gara di resistenza: chi resta in piedi per ultimo vince.
Per 20, infiniti, game, Isner e Mahut si rispondono colpo su colpo. Nessuno vuole cedere. Sessantanove minuti dopo l’inizio del terzo, leggendario, giorno, John Isner da Greensboro, strappa il servizio a Mahut. L’eroico tabellone, ancora in servizio, ha superato i 25 game di crisi dal 47 pari in poi e parla chiaro: Isner 70, Mahut 68.

Tutto il circolo di tennis esplode in un boato: dopo 11 ore e 5 minuti spalmate in 5 set durati tre giorni, John Isner batte Nicolas Mahut in un incontro dalla dubbia bellezza, ma destinato a rimanere per sempre nei libri della storia del tennis. Sono le 16:48 di giovedì 24 Giugno 2010, dopo 183 game, dopo 216 ace, dopo un quinto set da 8 ore e 11 e 138 game, Isner-Mahut, per fortuna o per disgrazia, è finita.



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