Sterling e quell’arco di Wembley diventato realtà

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epa09294079 Raheem Sterling of England celebrates after scoring the 1-0 lead during the UEFA EURO 2020 group D preliminary round soccer match between the Czech Republic and England in London, Britain, 22 June 2021. EPA/Neil Hall / POOL (RESTRICTIONS: For editorial news reporting purposes only. Images must appear as still images and must not emulate match action video footage. Photographs published in online publications shall have an interval of at least 20 seconds between the posting.)

L’uomo del giorno: l’attaccante cresciuto molto sotto la guida di Guardiola ha segnato le uniche due reti inglesi ad Euro2020 regalando il pass per gli ottavi

Lì, in quel cortile lo ha sognato tante volte. Calciava nella porticina presente nel suo giardino e poi si girava ad esultare sotto l’arco del nuovo Wembley, immaginando tanti tifosi ad acclamarlo. Ora per Raheem Sterling questo è realtà. Contro la Repubblica Ceca come contro la Crozia, è lui il trascinatore dell’Inghilterra ad Euro2020. Quei due gol segnati proprio a Wembley, le uniche due marcature della Nazionale dei tre leoni, valgono il pass per gli ottavi da capolista del girone. Tradotto: si giocherà ancora a Londra.

Niente male considerando che in caso di sconfitta, gli inglesi si sarebbe dovuti accontentare del terzo posto. Invece c’ha pensato ancora una volta lui. Sterling, il ragazzo partito da lontano e dal nulla e che grazie all’Inghilterra ha avuto lo spazio e il tempo per realizzare la sua fortuna. Il pallone era il suo migliore amico fin dagli di Kingston, sua città natale in Giamaica. Il padre fu assassinato quando lui aveva due anni e la madre volò in Inghilterra per cercare di regalare ai figli un futuro migliore. Così, in quel periodo in cui viveva con la nonna e la sorellina andare a giocare tra le pozzanghere con gli amici era un modo per evadere e sognare in grande. I sogni poi son desideri. Così anche quando a cinque anni si trasferì in Inghilterra e venne cacciato dalla scuola perché non aveva voglia di ascoltare l’insegnante: doveva allenarsi e diventare il nuovo Ronaldinho. La voglia di rivalsa per uno che parte dal nulla e che dieci anni dopo si sente dire che non sarebbe mai diventato un calciatore, salvo segnare due mesi dopo una doppietta con la Nazionale Under 16. La gratitudine verso chi ha sacrificato la propria vita per lui come la madre, che oltre a studiare all’università faceva le pulizie negli hotel, e la sorella che lo accompagnava a agli allenamenti stando con lui in quei lunghi viaggi in pullman quando partiva alle 3 di pomeriggio e tornava alle 11 di sera. Ora, dopo che è diventato grande passando per Liverpool e per Manchester sponda City, l’Inghilterra se lo gode. Due gol che lo portano a 16 reti in Nazionale, sognando Beckham fermo a 17.

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